La Corte di Cassazione ha emesso ieri la sentenza, confermando le condanne decise nel processo di appello del marzo dello scorso anno scaturito dall’operazione Vivaio sulla mafia della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, comune recentemente sciolto per infiltrazioni mafiose.
Il blitz scattò il 10 aprile del 2008 e consentì ai carabinieri del Ros di arrestare decine di persone ritenute appartenenti alla famiglia mafiosa dei mazzarroti, costola della mafia di Barcellona. Al centro delle indagini non solo gli interessi nella discarica di Mazzarrà Sant’ Andrea ma anche le estorsioni e le imposizioni nelle forniture di materiali per la realizzazione di opere pubbliche. Del grande business mafioso faceva parte soprattutto la gestione delle discariche di Tripi e Mazzarrà Sant’Andrea.
Confermato quindi l’ergastolo per Aldo Nicola Munafò per l’omicidio di Ninì Rottino, ammazzato nell’estate nel 2006 nella guerra tra il boss “emergente” Tindaro Calabrese – che dovrà scontare sedici anni – e il “vecchio” boss, oggi collaboratore di giustizia, Carmelo Bisognano condannato a 7 anni e mezzo. Confermate anche le condanne a otto anni per Nello Giambò, ex sindaco di Mazzarrà e presidente – all’epoca dell’operazione – di Tirrenoambiente, la partecipata del comune che ha gestito fino al 3 novembre 2014 la discarica, e “u baruni” Michele Rotella, i due “colletti sporchi”, artefici insieme a Melo Bisognano della sua realizzazione. Le altre condanne 8 anni e mezzo per Alfio Giuseppe Castro; 8 anni e 8 mesi ad Agostino Campisi; 8 anni per Nunziato Siracusa, 9 anni per Carmelo Salvatore Trifirò; 2 anni per Giuseppe Triolo, Aurelio Giambò, Thomas Sciotto e Bartolo Bottaro.