A cavalcare l’onda e unirsi al coro degli indignati, aggiungendo la sua altisonante voce a quella dei tanti messinesi pronti, con le pietre in mano, a lapidare tutti indistintamente, anche chi non c’entra,lui non ci sta. Potrebbe ma non lo fa. “Non conosco vendetta, non è nella mia concezione”, così il sindaco di Messina, Renato Accorinti, sulla Gettonopoli che sta travolgendo una ventina di consiglieri comunali, a diverso titolo, in queste ore.
“Vorrei un atto di presa di coscienza”, dichiara il primo cittadino che, indubbiamente, da questa situazione potrebbe tranne occasione per rispondere a chi invocava la sfiducia alla sua giunta che prima è il caso procedere a dimissioni di massa dei membri del consesso raggiunti dalle ordinanze di misura cautelare. “E’ una questione culturale. Ho rispetto verso tutti “. Accorinti si dice dispiaciuto per quanto sta avvenendo: “ho un dolore. Bisogna guadagnarsi il pane per quello che si fa non per quello che non si fa. Vorrei che insieme tutti facessimo un percorso più pulito, dando forza alla democrazia, concretizzandola in questo Palazzo”, del resto non si può chiedere ai messinesi di riporre nella politica la fiducia che spesso dimostra di non meritare. “Chiediamo ai cittadini con più forza di partecipare alla vita collettiva altrimenti si allontaneranno sempre di più”, chiede il sindaco che appare molto composto e tra le righe. Toni fraterni e mai aggressivi, in netta discordanza con quelli usati da alcuni dei suoi storici detrattori e che da accusatori, oggi appaiono tra le fila degli accusati. “Ogniuno si difenderà ma questo sistema va evitato”, conclude l’amministratore. E la domanda (retorica e ironica) vien da sé: adesso, chi lo sfiducia?