Ad un anno di distanza, si storna a discutere dalla famosa delibera universitaria del 7 agosto 2014, relativa alle iscrizioni con riserve e alle lauree di marzo. Con tale delibera, come ormai sappiamo, chi si vuole laureare a marzo iscrivendosi con riserva, dunque senza pagare alcuna tassa, deve terminare gli esami di profitto entro il 31 dicembre, mentre se si svolge anche un solo esame dopo tale data, sarà necessario pagare tassa d’iscrizione ed il conguaglio per l’intero anno accademico. In quest’ultimo caso, tra l’altro, il candidato dovrà laurearsi da fuori-corso, senza avere la possibilità di iscriversi ad un corso di laurea magistrale prima dell’inizio del nuovo anno accademico. Un anno fa l’Ateneo giustificava tale provvedimento dichiarando che veniva così “sanata una problematica che causava all’Ateneo la perdita di risorse finanziarie, poiché il Ministero nei calcoli inerenti l’attribuzione del FFO, non conteggia i crediti acquisiti a gennaio e febbraio da quegli studenti che conseguono poi il titolo di laurea a marzo”.
L’anno scorso, dopo le numerose proteste di studenti e associazioni, l’Unime aveva concesso una proroga, concedendo il rimborso delle tasse a chi effettuava esami dopo la “dead line”, ma da quest’anno la delibera in questione entra in pieno regime. Negli ultimi giorni numerosi studenti e varie associazioni sono tornate a commentare questa decisione penalizzante per i laureandi. Qualche giorno fa Università Eclettica aveva definito ingiusto tale provvedimento, ricordando che tale associazione “era stata l’unica ad opporsi al momento dell’approvazione di tale delibera. Oggi invece torna sul tema, con una nota ufficiale, l’associazione LiberaMente, la quale “esprime indignazione per il trattamento riservato a quegli studenti che intendono usufruire della sessione straordinaria di laurea di marzo 2016. Da anni – si legge nella nota – è consuetudine che gli studenti in procinto di conseguire la laurea si iscrivano con riserva, con notevoli vantaggi di natura economica, e relativi all’avanzamento di carriera. Ma partiamo per ordine. Leggiamo che da quest’anno, anche coloro i quali intendano usufruire della sessione straordinaria di marzo, se non conseguiranno tutti gli esami di profitto entro il 31 dicembre 2015, dovranno pagare per intero tassa di iscrizione e conguaglio, con un esborso, che in alcuni casi, supera il migliaio di euro, a dispetto degli anni scorsi, in cui veniva erogata la prima tassa, rimborsata, almeno per quello che concerne la porzione destinata direttamente all’ateneo. Il secondo punto riguarda lo stato della laurea ottenuta. Infatti, coloro i quali sosterranno esami di profitto oltre il 31 dicembre 2015 conseguiranno una laurea da fuori-corso, cosa questa, che influenzerà fortemente il risultato accademico. Altro aspetto che suscita la nostra indignazione è la mancata possibilità di iscriversi in un altro corso di laurea non prima di settembre 2016. Quest’ultimo aspetto, in un momento di forte competitività del mercato del lavoro, rischia di dare uno stop inaccettabile a centinaia di studenti, che dopo aver conseguito una laurea triennale dovranno aspettare oltre sei mesi prima di poter accedere ai corsi di specializzazione, ritardando così il proprio percorso formativo. A supporto delle perplessità espresse numerose segnalazioni di studenti, che nelle ultime ore hanno contattato i nostri rappresentanti. Tra queste, intendiamo porre all’attenzione dei vostri lettori, quella di un gruppo di studenti del dipartimento precedentemente denominato “Sastas” (l’attuale Dipartimento di Scienze biomediche, odontoiatriche e delle immagini morfologiche e funzionali, nda), i quali pur non potendo sostenere esami di profitto, per limiti del Dipartimento stesso, nel mese di dicembre (secondo quanto riferitoci da una studentessa, l’ultimo appello è previsto a novembre, nda), dovranno pagare l’intera tassa d’iscrizione e conguaglio, conseguendo una laurea da fuori corso e subendo uno stop di sei mesi, prima di poter effettuare l’iscrizione alla magistrale per un solo esame previsto il 9 gennaio. Nove giorni fatali, che costeranno alle proprie famiglie uno esborso economico ingente ed un forte rallentamento della carriera universitaria. Tale caso, al limite, costituisce un buon esempio di come gli studenti del nostro Ateneo avvertano la scelta dell’amministrazione, di non concedere una proroga per gli esami di profitto che vada oltre il 31 dicembre 2015, come una forte ingiustizia, oltre che un mancato riconoscimento per aver scelto il nostro Ateneo”.
A tale proposito Santi Enrico Bruno, coordinatore di “LiberaMente” commenta: “L’amministrazione negando l’iscrizione con riserva a coloro i quali sosterranno esami di profitto oltre il 31 dicembre, come negli scorsi anni, oltre che commettere una grave ingiustizia nei confronti dei propri iscritti, alimenta il malcontento diffuso e la sensazione che lo studente, piuttosto che rappresentare il pilastro su cui si fonda l’istituzione accademica, rappresenti unicamente un bancomat su cui fare cassa. Soltanto pochi giorni fa l’autorevole quotidiano il “sole24ore”, partendo dai dati anagrafe degli studenti del MIUR del quinquennio 2011-2015 delinea un calo per l’unime del -28,1% degli scritti. Con profondo rammarico siamo convinti che se le scelte dell’amministrazione continueranno a muoversi in questa direzione quella percentuale non potrà che aumentare. Da parte nostra intendiamo dare supporto, anche legale se necessario, a chi in queste ore, contattando i nostri rappresentanti ha espresso forte perplessità sulla legittimità della scelta e indignazione”. LiberaMente comunica che sarà possibile, infatti, inoltrare i propri dati, tra cui l’ammontare dell’eventuale esborso economico, oltre che una descrizione della propria situazione all’indirizzo e-mail [email protected].
Ma proprio sulla legittimità della delibera abbiamo chiesto il parere dell’Avvocato Santi Delia, esperto proprio dell’ambito universitario, il quale ci ha riferito che “la questione tasse andrebbe approfondita, ma in questo momento la delibera è legale, non essendo stata impugnata entro i limiti previsti”. Inoltre l’Avvocato Delia ci informa che una situazione simile si è verificata presso l’Università di Palermo l’anno scorso: l’UniPa aveva, con una delibera, imposto ad oltre diecimila studenti una tassa da cui dovevano per legge essere esonerati. “Anche in quel caso – spiega Delia – la delibera non era stata impugnata, ma successivamente è stato effettuato un ricorso al Tar che ha dato ragione agli studenti, ai quali l’Ateneo palermitano ha dovuto rimborsare quanto pagato ingiustamente”. Si tratta di delibere diverse, ma chissà se questa vittoria possa dare una speranza a quegli studenti messinesi che ritengono ingiusta la ormai famosa delibera del 7 agosto 2014. @SimoneIntelisano