Sereno e severo. Il tono pacato di un uomo di Chiesa. L’amministratore apostolico S.E. mons. Antonino Raspanti, in carica alla Diocesi di Messina dopo le dimissioni dell’arcivescovo La Piana, si è presentato così alla stampa, che ha incontrato nella cappella di Santa Maria all’Arcivescovado. Accanto a lui, silenziosissimo, il Vicario Tanino Tripodo.
Monsignor Raspanti non guarda la tv per scelta. Ma si informa attraverso internet. E’ un uomo dinamico e dalle scelte coraggiose, come quella di aver promulgato un decreto che impone nella diocesi catanese, di non celebrare funerali in chiesa per i boss, almeno per quelli bollati come tali, in nome del popolo italiano, da una sentenza di condanna definitiva. Un gesto dirompente che lo ha reso un riferimento per tutte le associazioni antimafia e per i familiari delle vittime.
Oggi abbiamo ritrovato nel suo atteggiamento quella stessa forza. Ha usato parole chiare e non si è sottratto alle domande, tutte inevitabilmente legate alle notizie seguite alla decisione di La Piana di lasciare il suo incarico e al clima avvelenato che ha circondato i giorni precedenti e successivi alla rinuncia. Non solo: l’alto prelato ha anche snocciolato i passaggi giuridici di una vicenda spinosa, su un parroco accusato di pedofilia, rispondendo alla Gazzetta del Sud che nell’edizione odierna ha pubblicato una notizia riguardante la concelebrazione di una messa da parte del vescovo di Acireale con padre Carlo Chiarenza, parroco di San Paolo ad Acireale, dove vive. Era stato lo stesso Raspanti ad intraprendere la fase preliminare delle indagini che hanno portato alla condanna del parroco, che adesso attende la sentenza definitiva da parte degli organismi vaticani preposti e che si trova sotto la diretta responsabilità del suo vescovo, Raspanti per l’appunto. In questo video la spiegazione.
Sul tema della pedofilia è stato netto: “Non ci sono sconti, del resto anche Papa Francesco è stato fermo nell’affrontare la questione creando a livello internazionale una commissione apposita per giudicare i vari casi purtroppo presenti”. La stessa determinazione la avrà nella Curia messinese: è saltato dalla sedia quando il cronista Pensavalli ha portato alla luce il caso di un prete “imbarazzante” attualmente in forza nel Palazzo Arcivescovile.
Mons Raspanti ha ribadito quanto emerso circa l’eredità Bertolami, confermando quanto scritto a proposito della ricognizione attualmente in atto ad opera dell’esecutore testamentario nominato dal Tribunale.
Era stato anche messo al corrente dell’aspra polemica sorta tra un gruppo di anziani presbiteri sulla chiusura della Casa del Clero a Collereale: ma non sapeva dell’esistenza di un blog interno alla Diocesi che ha pubblicato tutte le fasi critiche intercorse tra l’ex arcivescovo e una fazione del clero. Anche su questo argomento si è riservato di fare chiarezza, dal momento che non ha ancora incontrato alcun rappresentante del gruppo di “scontenti” il cui portavoce è padre Rossano (parroco di Larderia e rettore del Santuario di Dinnammare).
Dunque a distanza di due settimane dalle dimissioni, alcune “voci” sono state supportate da carte e inchieste giornalistiche. Ora anche in Diocesi tutti ammettono di sapere quello che già da un anno si viveva dentro le stanze di via Primo Settembre. (@Palmira.Mancuso)