La diocesi di Messina è in pieno fermento. Secondo fonti interne, non confermate ufficialmente, il 22 ottobre in città arriverà il nuovo Arcivescovo. Nessuna indicazione sul nome, ma solo un avviso diramato a pochi.
Sono giorni di fughe di notizie, che da “voci” sono diventate fatti, sostenuti da carte e “confessioni” ai giornalisti. Come la cospicua eredità da sei milioni di euro, accompagnata da una missiva che qualcuno ha potuto leggere, e che racconta una verità diversa da quella sostenuta a gran voce, anche in conferenza stampa, da monsignor Calogero La Piana.
Al numero 294 del Repertorio n.199 della Raccolta, con registrazione a Barcellona il 22 luglio 2013 e trascrizione a Messina il giorno dopo, ecco comparire al fascicolo degli atti tra vivi la pubblicazione di un testamento olografo. Il notaio è Andrea Zuccarello Marcolini, con studio secondario in via Nino Bixio a Messina e principale a Terme Vigliatore.
Il “comparente” è monsignor Calogero La Piana e i testimoni sono Don Domenico Mirabile e Francesca Palmigiano. Si tratta di un testamento riscritto a firma di Antonio Guido Gennaro Bertolami, calabrese di Nicastro, molto conosciuto per essere il medico del clero e dell’alta borghesia messinese, tanto da accumulare nel corso di anni e anni di attività cospicue regalie, come un orologio che “da Mons. Paino è passato all’on. Bonino e da questi a Mons. Cannavò e poi a me” (scriveva nel testamento olografo del marzo 2012).
L’anziano medico un mese prima di morire ha improvvisamente revocato la nomina di erede universale di Carmelo Romeo, 53 anni, di Catania, chirurgo pediatrico presso il Policlinico di Messina, per consegnare tutto nelle mani di La Piana.
Due però sono i fogli attualmente “scomparsi” dal documento (nella versione non ufficialmente rilasciata dal notaio) che in questi giorni è stato portato alla luce, dove vi sarebbe trascritto quanto riferito al pubblico ufficiale dal “comparente” La Piana che fa una premessa, dichiarando che il 27 maggio 2013 è deceduto il dottore Bertolami. Una parte mancante, che nei prossimi giorni potrà essere visionata, dopo la richiesta ufficiale dell’atto.
Un lascito cospicuo non indirizzato alla Curia, ma direttamente a La Piana, che avrebbe dovuto vendere i gioielli, gli avori, l’argenteria, e usare gli investimenti bancari e il ricavato per dividerli (nel rispetto del volere della madre di Bertolami) a Medici senza frontiere, alla Casa Generalizia in Roma delle Suore Missionarie di Calcutta e ai Missionari Carmelitani di Praga per aprire Pozzi di Acqua nell’Africa Centrale.
Una eredità valutata in circa sei milioni di euro, di cui sarebbe stato informato il Vaticano, che ha inviato un’ispezione nella Diocesi.
Sullo sfondo di questa eredità che qualcuno sta pensando di impugnare presso gli organi vaticani competenti, vi è una lettera che si ritiene scritta di pugno da Bertolami, e che spiegherebbe sei giorni prima di morire, il suo rapporto speciale con il Vescovo La Piana.
Intanto in Diocesi ci sono stati diversi spostamenti negli ultimi due anni, che adesso appaiono testimoniare un “malumore” diffuso nell’ambiente vicino a La Piana. Come quello di monsignor Carmelo Lupò, per sei anni vicario generale dell’Arcidiocesi di Messina, che La Piana ha nominato nel settembre 2014 nuovo parroco della parrocchia “S. Nicolò di Bari” di Taormina, subentrato a padre Salvatore Sinitò (all’epoca invitato ad allontanarsi a causa di voci insistenti sulla presenza di un’amante, mentre sembra sia stato proprio l’ex vicario a volersi allontanare dal palazzo arcivescovile).
Al suo posto arriva padre Tanino Tripodo, nuovo Vicario, da giugno sostituito alla Caritas da padre Giuseppe Brancato (il cui nome oggi appare nel fascicolo dell’inchiesta su Tirrenoambiente). Tripodo, durante la presidenza dell’organismo pastorale diocesano, ha affrontato diverse spese importanti, come l’acquisto della casa comboniana di Via Emilia a Provinciale, oggi divenuta Casa di Accoglienza “Aurelio”, che offre assistenza semi-residenziale, affidata come altre alla cooperativa santamariadellastrada o la ristrutturazione ( investendo i contributi dell’8 per mille) di una abitazione oggi divenuta “La casa di ospitalità “Nostra Signora di Lourdes” donata alla Chiesa di Ganzirri (dove Tripodo è stato parroco per nove anni) e inaugurata il 5 Dicembre 2013 da Mons. Lupò.
In un momento drammatico per le parrocchie, che, come dichiarato dallo stesso ex arcivescovo, risentono della crisi, alcune decisioni assunte da La Piana sulla gestione dei beni e delle proprietà della chiesa messinese, hanno certo suscitato intemperanze e “disobbedienze”. E molti sono i “file” che, sebbene lo stesso vicario Tripodo ha chiesto di non aprire durante la conferenza stampa di commiato dell’ex arcivescovo, sono oggetto di verifica e di inchieste giornalistiche. Il muro di omertà che in questi ultimi anni ha coperto interessi personali e vizi privati, alimentando il potere di una lobby di prelati che hanno fatto carriera a danno della Santa Chiesa e di chi vive con fede il servizio pastorale, sta per crollare. (@PalmiraMancuso)