Si è concluso con una condanna e quattro assoluzioni il processo in primo grado di primo grado scaturito dai lavori per l’accesso al cantiere “Archimede”, nei pressi di Scoppo, che nel 2009 hanno portato al sequestro della rampa autostradale. La Seconda sezione penale del Tribunale di Messina (Mario Samperi presidente, Fabio Pagana e Claudia Misale componenti), ha emesso questo pomeriggio la sentenza, condannando ad un anno di reclusione l’ingegnere Sebastiano Teramo, consulente del progettista, al quale sono state concesse le attenuanti generiche. I giudici della Seconda sezione penale hanno anche condannato l’ingegnere Antonio Teramo al risarcimento in via definitiva di 100mila euro nei confronti del Cas.
La corte ha dichiarato, invece, il “non luogo a procedere” nei confronti del progettista, Giuseppe Termini (difeso dall’avvocato Salvatore Versace), degli imprenditori Antonino Mangraviti e Vincenzo Vinciullo, mentre Benedetto Sito Pinto, dirigente della Provincia, è stato assolto con la formula: “il fatto non sussiste”.
Alla base del sequestro della magistratura c’era una mancata sicurezza, dovuta al varco creato per permettere il passaggio dei mezzi di lavoro impegnati nel cantiere di realizzazione del complesso Archimede, che oggi svetta sulla collina alle spalle dell’omonimo liceo. Per raggiungerlo infatti era stato aperto un accesso proprio in corrispondenza di uno dei piloni che reggono la rampa di ingresso in autostrada. A denunziare i fatti era stato il Consorzio per le autostrade siciliane, costituitosi parte civile.
Per quanto accaduto le richieste del pubblico ministero Diego Capece Minutolo erano state di 5 anni per il funzionario della Provincia Benedetto Sidoti Pinto, gli ingegneri Antonio Teramo e Giuseppe Termini, 4 anni per i costruttori Vincenzo Vinciullo e Antonino Mangraviti, titolari della “Archimede srl”.