di Carmen Currò, Cedav Onlus Messina – La morte di Omayma Bengallaum non nasce dal nulla!
La morte ingiusta di questa giovane donna non è’ frutto di un raptus per gelosia, come qualcuno ha già scritto!
E’ l’assassinio di una donna normale, tunisina fuori dalla sua terra, che lavorava per crescere i suoi figli. Era una donna che voleva vivere. La morte di Omayma era una morte annunciata? Questi efferati delitti sono spesso anticipati da situazioni di violenze familiari ed intolleranze degli uomini per ” l’ emancipazione ‘ delle donne, ma quello che oggi ci deve allertare di più e che molti sanno, chi sta vicino, i parenti e gli amici, e tollerano, non sentono mai nulla, non gridano allo scandalo al quale spesso sono testimoni. Ecco, Omayma e’ stata uccisa barbaramente perché era sola!
L’assassino si sentiva potente perché di quella donna, anche se lavoratrice e dedita alla famiglia, con compostezza e dignità, poteva fare quello che voleva, tanto era sua moglie, era una sua proprietà.
Ed i figli, bambini testimoni di violenza, di barbarie, chi si occuperà di loro? Chi farà loro superare il vuoto della mancanza della madre ed elaborare la barbarie del padre?
Tutte e tutti noi siamo coinvolti in questo crimine di una donna, non piu grave perché consumato tra stranieri tunisini, uguale a tutti gli altrii crimini di donne per mano di uomini italiani.
Vigiliamo, scandalizziamoci e ribelliamoci quando un uomo tocca una donna perché ” geloso”, perché pensa di avere potere su quella donna.
Il ” femminicidio” e’ un fatto sociale e politico, può essere sconfitto con la cultura e la tolleranza zero. Nel quotidiano.