“Le scritte ingiuriose che offendono il giornalista Dott. Lucio D’Amico e il consigliere comunale Avv. Piero Adamo colpiscono la libertà di Stampa e l’impegno politico, e sono figlie di una cultura violenta che combattiamo con tutta la nostra forza . Esprimiamo sincera vicinanza e massima solidarietà alle persone offese in maniera vergognosa”. Questo quanto dichiarano Sindaco e Giunta dopo la comparsa di scritte sui muri che dileggiano due “protagonisti” dell’ultima bagarre politica sorta dalla posa di una tenda a piazza della Repubblica, divenuta terreno di scontro ideologico.
Come altre volte accaduto in questa città, piuttosto che cogliere l’occasione per discutere di cause, si punta sugli effetti veloci, più facili da disaminare (con me o contro di me) per riportare tutto alla stabilità, per cercare una “calma” che evidentemente è solo apparente.
Il problema dunque non è solidarizzare con chi esprime opinioni e viene ridicolizzato e insultato sui muri, prassi antica (tanto da esserci una vera e propria “letteratura” di genere, con classifiche che vanno dal romantico al filosofico al politico ) sebbene di sicuro fastidiosa per chi ne è vittima, ma che, dal Papa in giù, ha certamente spalle larghe per riconoscere i rischi di un’esposizione mediatica permanente.
In questa situazione, chi ha responsabilità sociali un pò più alte del primo opinion leader da tastiera, dovrebbe usare con cautela le parole. Alcune rischiano di perdere valore e senso, altre di alimentare quella “violenza” di cui a vario titolo si vuole prendere ogni distanza.
Discutere e approfondire, alla luce di una visione che non sia solo ideologica, di uso e abuso del Trattamento sanitario obbligatorio, o della criminalizzazione del povero come elemento di indecoroso arredo urbano, sono temi sfuggiti, persi nelle dinamiche di un linguaggio obsoleto.
Nel frattempo, con lo stesso diritto a manifestare la propria solidarietà, registriamo a distanza di poche ore l’una dall’altra: quella ai due ragazzi arrestati in seguito allo sgombero della tenda, a Francantonio Genovese di cui un gruppo di sostenitori chiede la libertà, a Piero Adamo e Lucio D’Amico per i quali si è espressa la più alta istituzione cittadina.
Alla luce di questi “effetti”, appare evidente che per superare l’empasse di uno scontro ideologico fine a se stesso, l’auspicio è dare spazio nell’agenda politica e giornalistica ai tre temi che hanno mosso diversi cittadini a prendere posizione, a indossare magliette, a manifestare pubblicamente e che dovrebbero dunque essere materia di riflessione e informazione: l’uso e abuso del trattamento sanitario obbligatorio, l’uso e abuso della carcerazione preventiva, l’uso e abuso della parola “violenza” e “libertà”. (@Pal.Ma.)