Riceviamo e pubblichiamo una riflessione del consigliere comunale Ivana Risitano, a proposito della ormai nota vicenda della tenda piantata in un’aiuola difronte al Tribunale, dove ieri c’è stato uno sgombero che si è concluso con due attivisti agli arresti domiciliari, e che ha acceso un dibattito politico importante sull’uso di Trattamento Sanitario Obbligatorio.
“Se vivesse oggi, Francesco d’Assisi sarebbe un clochard. Vedendolo con cani o lupi alcuni lo direbbero un punkabbestia. In alcune città d’Italia verrebbe multato per accattonaggio. E se lo vedessero parlare con gli animali, o cantare in francese per strada, o saltare dentro i mucchi di neve, gli farebbero fare un TSO.
Oggi è stata una giornata dura, di quelle che ti ricordano quanto sia triste vivere in questo mondo ingiusto e quanto sia ipocrita far finta che non esistono visioni del mondo in conflitto tra loro.
La leggerezza con cui si può invocare un TSO fa venire i brividi: quasi una precauzione, perchè forse sei matto, e se sei matto puoi essere pericoloso. Vallo a spiegare che la follia ci attraversa tutti, e che non parla di me o di te o di lui ma di noi, e della società che ci ha generati e in cui siamo imprigionati (sfido chiunque a definirsi donna o uomo davvero libero). Vallo a spiegare che certi TSO hanno distrutto la vita delle persone. Vallo a spiegare che certi TSO hanno ucciso le persone. Vallo a spiegare che siamo in un mondo in cui la patologizzazione del dolore e la criminalizzazione del dissenso servono a liberare il campo da tutto ciò che mette in crisi lo status quo e turba la nostra coscienza intontita. Vallo a spiegare che le lotte per la chiusura dei manicomi sono passate da fasi di obiezione e illegalità, e che forse domani ci libereremo anche di questa pratica abusata dei trattamenti sanitari obbligatori. Vallo a spiegare che ognuna di queste cose, dal farmaco alla detenzione, è spia del fallimento della comunità e della sua capacità di contenere e supportare le persone che soffrono. Vallo a spiegare che uno non è pericoloso solo perchè vive in strada o solo perchè sente le voci, e che ci sono moltissimi pericolosi che vivono nelle ville di lusso e non hanno piercing ma giacca e cravatta. Vallo a spiegare il dolore immane che abita i drammi di uomini, donne, famiglie cui la vita ha tolto libertà e dignità. Vallo a spiegare che una divisa non significa giustizia, e che ci sono uomini che della divisa abusano e che la violenza non la combattono ma la infliggono.
Ma tutto questo chi vuole ascoltarlo?
E’ esploso un caso perchè una donna abitava in tenda davanti al tribunale e all’università: ha osato turbare il decoro di un paio di palazzi prestigiosi. E’ scoppiato il caso perchè forse la donna “non era in sè”: bisognava sgomberare, fare intervenire i servizi sociali e in caso praticare un TSO. La vera colpa? Avere denudato, scarnificato, povertà, solitudine, forse dolore. Se avesse fatto uguale in una periferia degradata, o in ogni caso fuori dagli occhi dei passanti, non credo che il caso sarebbe esploso. Sappiamo che ci sono queste cose, ma non importa: importa solo se turbano la vista e il decoro.
Io non so dove sia adesso questa donna…ma se Francesco fosse vissuto oggi avrebbe passeggiato con lei su via Tommaso Cannizzaro, e avrebbero dormito in tenda”.