“Ci sentiamo un pò come gli operai della Birra Messina”, scherza con il pubblico il maestro Giancarlo Parisi, a chiusura di uno straordinario concerto che non è stato soltanto “memoria” di Fabrizio De Andrè, piuttosto un riscoprirne la poetica più sociale, sottolineando l’indole anarchica e scomoda, che spesso viene messa da parte a favore di un repertorio più romantico.
Una sfida vinta dai musicisti che hanno dato vita ad un progetto cooperativistico che vede insieme talenti affermati e giovani promesse, e che hanno deciso di investire sulla propria arte, cercando spazi di libertà, spesso piegate alle regole del mercato o di inevitabili ingerenze politiche.
Ecco che intraprendere un percorso sulla traiettoria di Fabrizio De Andrè era piuttosto una necessità. Soprattutto perchè tra i figli di questa Messina, creatura di mare al pari di Genova ma che ha perduto l’identità dell’essere porto, c’è un grandissimo musicista come Giancarlo Parisi, che con De Andrè ha solcato centinaia di palcoscenici tra il ’91 e il ’98, che ha portato la sua “ciaramedda” fin nei carruggi, che ha restituito nel soffio del suo flauto quell’aria di Faber che la stessa Dori Ghezzi ha apprezzato, ritrovando nel progetto artistico a cui ha voluto dare il nome, tutta la coerenza della ricerca musicale e poetica del marito.
Importante il contributo di Melo Mafali, che ha curato gli arrangiamenti, esaltando ogni strumento, nel rispetto dello stile inconfondibile di De Andrè. Lo Zi Flute di Parisi, la voce di Marco Pinto, e ancora Alessandro Blanco alla chitarra, Giovanni Alibrandi al violino, Giorgio Rizzo alle percussioni, Antonio Cicero al fagotto, Maurizio Salemi al violoncello con tutti gli altri musicisti (Francesco Tusa, violino, Rosanna Pianotti, viola, Flavio Gullotta, contrabbasso, Giuseppe Corpina, clarinetto, Pierangelo La Spada, tastiera) hanno dato vita ad un concerto destinato a raggiungere altre piazze, con “quel bell’incanto e questa bella compagnia”.
Note e parole scelte con attenzione nei brani del repertorio proposto, che ha racchiuso pagine importanti del patrimonio musicale di Faber, da Anime Salve, l’ultimo album registrato in studio dal cantautore genovese, a Creuza de Ma con le sue cromie etniche capaci di riportare alla memoria le atmosfere del porto e dei suoi personaggi solitari.
Il progetto musicale ha riaffermato la modernità delle riflessioni di De Andrè, la sensibilità nel cogliere le sfumature di un’umanità varia, che continua a viaggiare sospesa tra storie personali e collettive, radici antiche e aspirazioni nuove.
Un’eredità comune, che questi musicisti hanno raccolto, con umiltà e professionalità. Perchè “la gente lo sa che sai suonare, e suonare ti tocca per tutta la vita”… (@Palmira.Mancuso) – foto di Daniele Passaro