Bufera giudiziaria nella gestione dei servizi sociali a Patti. L’inchiesta riguarda gli appalti per l’affidamento di servizi socio assistenziali nel periodo tra il 2008 ed il 2013. La polizia ha eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal gip, su richiesta della locale Procura, nei confronti di sette persone. Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di aver promosso e organizzato, in forma associata, un sistema di aggiudicazione di appalti pubblici per l’assegnazione di servizi di assistenza socio-sanitari mediante la turbata libertà degli incanti, la frode, la corruzione, la concussione, la truffa aggravata.
Le quattro persone finite agli arresti domiciliari sono Michele Cappadona e Giuseppe Pizzo, rappresentanti di due cooperative sociali; Salvatore Colonna, funzionario del Comune di Patti, e Giuseppe Busacca imprenditore dello stesso settore assistenziale, presidente della cooperativa Genesi che anche nel comune di Messina vanta quasi tutti gli appalti nell’ambito della gestione dei servizi sociali.
Tra i destinatari di un avviso di garanzia anche il sindaco di Patti, Mauro Aquino, per associazione a delinquere, abuso d’ufficio, corruzione e turbativa d’asta. Gli altri amministratori indagati sono il presidente del consiglio comunale Giorgio Cangemi, il vice presidente Alessio Papa, l’assessore Nicola Molica, i consiglieri comunali Domenico Pontillo e Nicola Giuttari, l’ex sindaco Giuseppe Venuto, l’ex vice sindaco Francesco Gullo e il sindaco di Librizzi Renato Cilona. Divieto di dimora per i funzionari Tindaro Giuttari, Luciana Panasiddi e Carmelo Zeus.
L’inchiesta ha messo a nudo un sistema, ricostruito dagli inquirenti, attraverso cui si generava a Patti un sostanziale monopolio degli appalti nei servizi sociali gestito da un gruppo di imprenditori capeggiato da Pizzo e Cappadona. Un sodalizio che, si legge tra le carte dell’inchiesta, aveva fortissime radicazioni in ambito politico amministrativo. In particolare la Procura ipotizza la sussistenza di un sodalizio tra politici ed imprenditori nel periodo della giunta guidata dal sindaco Pippo Venuto in cui era assessore ai servizi sociali Francesco GULLO. I due ex amministratori risultano destinatari di avviso di garanzia con le ipotesi di associazione a delinquere, abuso d’ufficio, corruzione e turbativa d’asta.
Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, tra di loro gli indagati, ignari di essere inrercettati, parlavano di “giochetto”. Alle gare d’appalto erano invitate le sole ditte con sede nel distretto 30 (di cui Patti è capofila). Quelle ditte erano affiliate al gruppo controllato da Giuseppe PIZZO e Michele CAPPADONA. Alle gare si presentava quindi solo quella che – previo accordo – doveva essere designata, opure, le altre presentavano condizioni meno vantaggiose. In alcuni casi l’offerta veniva esclusa per palesi irregolarità formali. Funzionava così, secondo gli inquirenti, il sistema che garantiva il monopolio dei servizi socio assistenziali. Capo saldo dell’inchiesta condotta dalla Polizia pattese, diretta dal vice questore aggiunto Carmelo Alba, il rapporto tra imprenditori e politica. Un rapporto nato all’epoca dell’amministrazione Venuto, con Francesco Gullo assessore. Del circuito, scrivono gli inquirenti, facevano parte anche i due dipendenti comunali Luciana Panasiddi e Salvatore COLONNA. Il gip, pur riconoscendo l’esistenza del sodalizio e la sussistenza dei reati di abuso d’ufficio ipotizzati, ha escluso la sussistenza di gravi indizi probanti la consapevole partecipazione dei due funzionari.
Col cambio di amministrazione, a Giugno del 2011, il sistema sembra però incrinarsi. Gli imprenditori decidono quindi di cambiare le loro strategie cercando di consolidare la posizione predominate anche con i nuovi amministratori. In questa fase, scrive la Procura, emerge la presenza di nuovi soggetti, in particolare di Tindaro GIUTTARI e Giuseppe BUSACCA che riescono ad inserirsi nelle assegnazioni ed a rompere il predominio di PIZZO e CAPPADONA. Un gruppo che però si ricompatta a fine 2011, quando s’inaugura una strategia condivisa tra gli imprenditori di volta in volta impegnati, a volte con la partecipazione degli amministratori. Nel corso delle indagini è emersa, infatti, la reiterata ingerenza di politici nelle assunzioni di personale in seguito alla assegnazione dei servizi. Dopo la vittoria nella gara, l’imprenditore veniva contattato dai politici o dai dipendenti comunali incaricati, per segnalare i nominativi di personale da assumere. Il gip, per tale condotta, ha riconosciuto la fortissima ingerenza dei politici ed il legame tra queste assunzioni ed il contesto elettorale di riferimento. Ciò ha comportato l’assunzione, in molti casi, di personale non preparato, che ha fornito servizi scadenti in settori delicati come l’assistenza ai disabili, ai minori, nelle colonie, tant’è che è stata ipotizzata l’esistenza di più reati di frode nelle pubbliche forniture per l’assunzione di personale privo del titolo OSA.