Prenderà il via martedì 4 agosto, alle ore 21.30, a Ganzirri, con l’adorazione eucaristica nel lago, la tradizionale e secolare festa in onore del patrono San Nicola.
Il programma delle celebrazioni prevede:
venerdì 7 agosto, alla 18, la sfilata del gruppo Majorettes di Villafranca Tirrena e delle bande musicali di Larderia, Santo Stefano Briga, Salice che alle 21 si esibiranno in concerto
sabato 8, alle 21.30, sarà messa in scena la commedia brillante “La via dei morti e dei vivi”, del gruppo teatrale parrocchiale “U refulu malandrinu”
domenica 9, alle 17, entrata trionfale della banda musicale “G. Verdi” di Graniti ed esecuzione di marce sinfoniche in piazza; alle 18, Santa Messa solenne in onore di San Nicola; alle 19, solenne processione del simulacro per le vie del villaggio ed imbarco sulla nuova feluca.
San Nicola è uno dei Santi più venerati della Cristianità, il suo culto si estende da Oriente ad Occidente, invocato dai marinai, è Patrono di diverse città italiane, comeBari, Venezia, Ancona ed altre, e di intere nazioni (Russia, Grecia). Nacque a Patara in Licia (attuale Turchia) nel 255 d.C. e visse in Oriente nella prima metà del IV secolo; fu Vescovo di Myra in Asia Minore, dove si distinse per lo zelo pastorale e operò numerosi miracoli. Morì in età avanzata presumibilmente nel 333-334. Tutt’oggi viene ricordato per la sua eccezionale bontà, i suoi resti mortali, custoditi nella chiesa di Myra fino alla primavera del 1087, vennero trafugati e portati a Bari via mare il 9 maggio dello stesso anno.
Il culto per il Santo a Ganzirri è certamente da ascriversi alla presenza basiliana già nel XV secolo d.C. La tradizione parla dell’esistenza di un piccolo edificio religioso (probabilmente del 600) dove si venerava un quadro proveniente dall’Oriente. La devozione al Santo deriva dai miracoli compiuti in mare durante la sua vita, un mare inteso non solo come distesa di acque ma anche universo legato all’invocazione del nome di Nicola da parte di marinai, naviganti e pescatori nelle loro realtà quotidiane. A Ganzirri il culto del Santo Patrono Nicola è chiamato ad unificare nella sua festa i due tronconi della comunità locale, i pescatori e i cocciolari, altrimenti rivali e da sempre in forte ostilità tra loro, in quanto esprimenti due forme contrapposte di economia.
I cocciolari vantano dal 15 ottobre 1791 una concessione del Re Ferdinando sulle “terre” sottostanti le acque dei laghi. Il Pantano è, infatti, suddiviso in 180 particelle catastali; una di queste è di proprietà della chiesa di San Nicola di Ganzirri e i cocciolari a rotazione la coltivano, versando i proventi nelle casse della Parrocchia. I pescatori, invece, dedicano speciali orazioni ed invocazioni al Santo e al momento del varo della barca gridano “in nomu di Maria e di Santa Nicola”, mentre nel caso di un abbondante pescato segue l’acclamazione di ringraziamento “binidittu” (riferito al Patrono).
Nell’antica caccia al pescespada si può riscontrare che alla sacralità della devozione al Santo la cultura “ganzirrota” accosta un gesto scaramantico chiamato “a cardata da cruci”: appena issato sulla barca, il pescespada morente viene segnato a forma di croce sul viso, adoperando quattro dita della mano. Tale rituale esorcizza la morte violenta inflitta ad un essere vivente e allontana il pericolo costituito dal sangue del pesce, i cui poteri misteriosi vengono immediatamente annullati. I pescatori, fino a qualche decennio fa, dal ricavo del pescato quotidiano, destinavano un quarto di parte alla raccolta per la festa patronale. Nel corso degli anni, pescatori e cocciolari hanno offerto al Patrono in dono ex voto la costardella d’oro, il tonno d’oro, il pescespada d’oro, la vongola d’oro … per propiziarsi i favori del Santo. Il 6 dicembre, giorno della festa liturgica del Patrono, vengono distribuiti i “panuzzi di San Nicola”, piccolissimi pani rotondi con l’immaginetta del Santo. I naviganti ed i pescatori li portano con sé per protezione dalle sventure in mare.
I festeggiamenti hanno origini antichissime alla prima decade dello stesso mese. Alexandre Dumas, nel suo viaggio in Sicilia nel 1835, assistette ai momenti di festa a Ganzirri.
Domenica 30 agosto egli si trovò a casa del Capitano Giuseppe Arena, a Pace. Dopo aver pranzato, si incamminarono verso il Pantano. Appena arrivati, lo scrittore scorse bancarelle cariche di frutta e udì musiche danzanti. Egli raccontò con stupore: ” … è una danza meravigliosa … si danza da soli, in due, in quattro, in otto e in un numero indefinito di partecipanti … ognuno di loro saltellava con quanto fiato aveva in corpo … la musica metteva in movimento tutta quella gente che non era in un solo punto, ma era disseminata sulle rive del lago … L’orchestra si componeva di due soli musicisti, uno suonava il flauto e l’altro una specie di mandolino … contai una settantina di musicanti … Nel punto culminante della festa, verso le tre, la cassa di San Nicola uscì dalla chiesa … subito le danze cessarono; ognuno accorse e prese posto nel corteo e la processione cominciò a fare il giro del lago, accompagnata dai botti ininterrotti di un migliaio di mortaretti. Questa nuova occupazione durò circa un’ora e mezzo, poi la cassa rientrò in chiesa con i preti e la folla si sparpagliò nuovamente sulle rive del lago”. Quindi sin dai tempi remoti musiche e fuochi d’artificio facevano da cornice alla festa di San Nicola e la cronaca dei vari giornali cittadini riporta le varie organizzazioni della festa patronale.
Già nel 1954, come si evince sulla Gazzetta del Sud, si organizzavano incontri pugilistici, proiezioni cinematografiche, gare di barche sul lago, gare di pallanuoto, serate musicali, gare di nuoto, gare podistiche, concerti bandistici e la caratteristica “antenna a mare”. Durante la processione nel lago veniva accesa una lunghissima fiaccolata e, a conclusione della serata, si assisteva ai tradizionali fuochi pirotecnici.
“La Tribuna del Mezzogiorno” del 1955 così descrive la festa: « … un pubblico sempre più numeroso si è riversato anche ieri sera con ogni mezzo a Ganzirri per partecipare soddisfatto alle varie manifestazioni … sotto la luce di migliaia di lampadine che punteggiavano il cielo dovunque si mangiava e si beveva allegramente … La folla sempre più si infittisce, ogni autobus riversa nuova gente che giunge in cerca di distrazione … Le barche nel lago gremite fino al bordo, addobbate di piante, fiori e palloncini alla veneziana… le bancarelle delle cozze illuminate … la spettacolare fiaccolata che trasforma il lago in un bagliore di luci». Nel 1960 si organizzava tra le manifestazioni la gara ciclistica a squadre Gran Premio Longines. Nel 1968 vari comitati organizzavano la Sagra del Lago con gare ciclistiche, concorsi di complessi musicali, gare di tiro a volo, gare di canoe e la gara regionale di motonautica nel lago.
Il percorso processionale è tutt’oggi costituito da punti fondamentali che coinvolgono tutto il villaggio e i suoi abitanti. Dalla chiesa il Santo, con le sue reliquie (un’ampolla con la manna, liquido promanante dalle sue ossa, e un frammento di legno della cassa contenente il suo corpo), viene condotto verso lo Stretto, dove sono armeggiate le feluche e le barche, qui avviene la prima benedizione alla gente di mare. Dopo aver attraversato tutto il centro abitato, giunti in prossimità della Torre Borbonica, ha luogo la seconda benedizione, quella dei fanciulli. Inoltre, per 1’occasione, si creano splendidi addobbi lungo le strade e i vicoli del villaggio, si approntano luminarie e fuochi d’artificio. Qualcuno ha ancora l’usanza di gettare dai balconi e dalle finestre fiori, riso e grano al passaggio del Santo.
L’evento più caratterizzante e atteso della festa è quello dell’imbarco del Santo su un’antica feluca (trainata da un luntro con quattro vogatori) per fare il giro del lago. Quest’anno però una nuova imbarcazione, più sicura, prenderà il posto della feluca in legno (vedi foto).
Decine di barche, tra cui quella della banda musicale, stazionano tutt’intorno e devotamente seguono la processione, formando un pittoresco corteo. Le luci dei lampioni e le luminarie, riflettendosi sull’acqua, conferiscono alla processione un fascino particolare, unico nel suo genere, accentuato dalla bellezza della cornice ambientale e dall’effetto evocativo delle marce suonate dalla banda. Giunto all’altezza del Sacro Edificio, fuochi pirotecnici vengono esplosi in segno di saluto fra l’entusiasmo dei devoti e della folla assiepata sulle rive. Al ritorno in chiesa, San Nicola ha sotto di sé una comunità eccitata e accomunata in un unico sentire, il vociare e le acclamazioni sono un suono senza distinzioni, i volti stanchi ma soddisfatti non mostrano divisioni o risentimenti. Il villaggio si ritrova in San Nicola in un unico corpo e la festa in tutti i suoi momenti è la riconciliazione della Comunità, il punto di mediazione culturale.
Da quest’anno la festa è iscritta ufficialmente al REIS (Registro delle Eredità Immateriali della Regione Sicilia), quindi tutelata e vincolata dai BB.CC. Secondo la convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, approvata dall’UNESCO il 17 ottobre 2003, le Eredità Immateriali (definite dall’UNESCO Intangible Cultural Heritage) sono “l’insieme delle pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze e tecniche nella forma di strumenti, oggetti, artefatti e luoghi ad essi associati che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui, riconoscono come parte del loro patrimonio culturale”.