Coraggiosi e vincenti i protagonisti dello spettacolo di apertura della rassegna della Scuola sociale di Teatro creata da Daniele Gonciaruk e che proseguirà con altri tre spettacoli ( L’amore ai tempi di Shakespeare, Verso il Giardino dei Ciliegi e la Città dei Pazzi) fino al 21 giugno.
La tragedia firmata da Friedrich Schiller ha portato per la prima volta sulle scene messinesi la tensione polemica che investe ogni generazione, ogni umano senziente, che vive la ribellione alla società sistemica, in una lotta individuale e collettiva. Bravi i protagonisti, che hanno incarnato quei sentimenti di vendetta, amore, riscatto e follia che sono i temi dominanti dell’opera. Puliti nella dizione, autentici nella teatralità, hanno superato una prova tecnicamente difficile, mostrando talento e ottime prospettive di crescita.
“Sognare di liberare il mondo, commettendo atrocità” poiché questo “scardinerebbe dalle basi tutto l’edificio del vivere civile” è la sconfitta di Karl, che trova la sua redenzione alla vendetta consegnandosi alla giustizia umana, e lasciando che quella divina agisca secondo altre logiche. Così scampato all’uccisione del fratello, che soccombe invece alla disperazione e si suicida invocando quel Dio che ha sempre allontanato credendo piuttosto nella miseria dell’umana natura, si consegna ala società, alla stessa malvagità di cui è stato vittima (nonostante le carneficine di cui si è macchiato).
La tensione scenica ha investito anche gli spettatori. Coinvolti grazie ad alcune scelte di regia che hanno portato tutti dentro la selva Boema, hanno assistito trepidanti ad un finale non scontato. (@Pal.Ma.)