Tanta rabbia, poca partecipazione. La paura di non poter più usufruire di un presidio ospedaliero geograficamente strategico e di dover attraversare una città intera, verso sud o verso nord, in caso di emergenza e al contempo la delusione per la scarsa partecipazione, civile e politica, della città di Messina, che pure ai precedenti sit in in contro la chiusura dell’Ospedale Piemonte aveva risposto in ben altro modo.
Poche centinaia i manifestati presenti che pure riescono a bloccare il traffico e gridare il proprio dissenso, non senza attimi di tensione con gli automobilisti in rivolta per il proprio disagio. A portare avanti la protesta tanti anziani e nessun giovane, gli animi si surriscaldano ma si raffreddano presto perchè l’intervento delle forse dell’ordine è tempestivo. Regione e amministrazione comunale sul banco degli imputati, la prima rea di considerare Messina una “città babba”; il secondo accusato di non essere più lo stesso e di non aver speso una parole nei confronti di una struttura pubblica nevralgica che si appresta a diventare la stampella del Centro Neurolesi; in questo senso il timore è che il quasi fatto accorpamento con l’Irccs comporti la definitiva morte del pronto soccorso in seguito alle presunta chiusura del reparto di Chirurgia. Ma al centro della contestazione vi è anche il decreto Balduzzi, artefice della chiusura del presidio. Attacchi infine alla stampa: la fusione con il centro neurolesi non salverà il Piemonte come la stampa vorrebbe far credere, ma ne decreterà la cessazione delle attività, sostiene il Comitato “Salvare l’Ospedale Piemonte”.
A colpire, appunto, la scarsa partecipazione della cittadinanza: dai balconi dei palazzi circostanti non si affaccia nessuno e a prendere parte al corteo, come già detto, partecipano soprattutto persone in età avanzata. Accorato l’appello di un medico ormai in pensione che, con il microfono ed il cuore in mano, implora la salvezza del Piemonte, definendolo come una “struttura di eccellenza preferita agli altri ospedali da tantissimi messinesi e animata da un personale pronto a dare tutto per la cura dei propri cittadini”. L’altro appello, quello delle sigle sindacali, è un coro unanime: unirsi, tutti insieme, per invadere palazzo d’Orleans e dimostrare che la città non accetta le conseguenze del decreto Balduzzi e che, questa volta, occorre rispondere fermamente alle “direttive dall’alto”. “Roma ordina, Palermo esegue, Messina incassa”, la dura sentenza alla quale i manifestanti non vogliono più sottostare. @RobertoFazio