di Michele Schinella – “Provo amarezza e nausea per atteggiamenti paramafiosi che un consigliere comunale deve subire. Oggi abbiamo toccato il fondo con l’ingresso in un’aula piena di associazioni che rappresentano disabili, di personaggi che dietro suggerimento di un “consigliere” mi hanno avvicinata e insultata”.
La polizia municipale li multa perché occupano abusivamente lo spazio pubblico della galleria Vittorio Emanuele. E loro, titolari di locali, irrompono a Palazzo Zanca; interrompono un tavolo tecnico in cui si discute di disabili; alla presenza del sindaco Renato Accorinti, urlano e protestano.
E, infine, uno di loro, se la prende con una consigliera comunale “colpevole” di aver votato contro un ordine del giorno che non avrebbe certo reso legittimo mettere tavolini e sedie all’interno della struttura voluta dall’ultimo re d’Italia.
La sceneggiata si è svolta davanti ai rappresentanti dei disabili, rimasti basiti, al sindaco e ad altri consiglieri, uno dei quali, lo stesso che aveva presentato l’ordine del giorno, qualche ora dopo a mezzo facebook dichiara di “non condividere ma giustifica il loro comportamento” e dice di “essere solidale con loro, nonostante gli attacchi che sono arrivati dai gestori verso tutte le istituzioni presenti”.
E’ proprio grazie a facebook se la vicenda, rimasta altrimenti avvolta dal silenzio, può essere raccontata sia pure 10 giorni dopo.
Punto di partenza il commento di “amarezza e nausea”, pubblicato nella serata del 17 aprile, subito dopo il fattaccio.
A postarlo Daniela Faranda, consigliera comunale del Nuovo centro destra.
POST DOMANDE
Chi erano i commercianti che hanno fatto irruzione a Palazzo Zanca?
Chi è il consigliere comunale che ha dato la sua approvazione al blitz a Palazzo Zanca “suggerendo” chi avvicinare?
Chi sono i personaggi che hanno – secondo il post – “avvicinato e insultato” Daniela Faranda?
RISPOSTE
Alle domande, la consigliera Faranda non vuole rispondere.
Le risposte, però, si possono trovare sentendo i testimoni e navigando nel mondo di face book.
“Siamo entrati noi, commercianti della galleria Vittorio Emanuele”, ammette Francesco Castellano, commentando il post di Daniela Faranda, alle 10 e 38 del 18 aprile.
Con lui – secondo quanto hanno raccontano i presenti – c’era, tra gli altri, Mimmo Cecere, titolare del Vulkania, noto a tutti per essere stato il portiere del Messina calcio.
“Ci è dispiaciuto aver interrotto il Consiglio che discuteva un problema serio. Ma il nostro è un problema altrettanto serio. Forse sbagliando i modi ma assicuro che nessuno ha avuto atteggiamenti paramafiosi”, scrive ancora Castellano.
Questi, nonostante faccia ammenda, passa al contrattacco: “Detto questo voglio dire che non esiste che un consigliere comunale (lo stesso che nemmeno due settimana fa ha bocciato una proposta di riqualifica della galleria Vittorio emanuele, presentata da Santi Daniele Zuccarello ci apostrofi come “paramafiosi” “.
Il titolare de Il Tagliere si spinge oltre: “Adesso vogliamo delle scuse dal consigliere”, ha tuonato.
EXCUSATIO NON PETITA…..
Castellano ha sentito anche la necessità di fare una precisazione “assolutoria”, non richiesta: la Faranda, infatti, non aveva fatto nomi e cognomi: “Nessun consigliere (Zuccarello) ci ha invitato al Consiglio per insultare nessuno. Siamo andati su nostra iniziativa”
Il consigliere Santi Daniele Zuccarello, qualche ora prima ma dopo che la Faranda ha pubblicato il suo commento, si era fatto vivo, per giustificare i commercianti, avventurandosi pure in valutazioni da navigato giurista: “Oggi, in Consiglio, sono entrati infuriati diversi gestori e titolari dei locali presenti all’interno della Galleria Vittorio Emanuele, esasperati per l’ennesimo blitz della polizia municipale, che ancora una volta multa i gestori per la mancata autorizzazione di occupazione di suolo aggrappandosi ad un cavillo del regolamento comunale che potrebbe tranquillamente essere abrogato, rendendo i gestori soccombenti ai controlli e sanzioni della polizia municipale. Posso non condividere – ha scritto Zuccarello – la metodologia utilizzata, che giustifico però, anche perché sono certo che loro erano inconsapevoli di interrompere una seduta, ma sono solidale con loro, nonostante gli attacchi – che Zuccarello ammette – che sono arrivati dai gestori verso tutte le istituzioni presenti”.
Zuccarello conclude con una stoccata a Daniela Faranda: “Ritengo che dovremmo indignarci soltanto su noi stessi, e non continuare a scrivere solo stupidaggini sui social”.
CAVILLI E CASTRO… NERIE
Quelli che per Zuccarello sono cavilli, per il dirigente al Patrimonio Natale Castronovo sono regole di diritto: “L’amministrazione comunale, proprietaria della Galleria, è soggetto di un condominio, quello dell’isolato che ha un regolamento del 1929, rogato da un notaio nel 1930. Questo regolamento, oltre al codice civile, vieta qualsiasi attività che rechi molestie agli altri condomini. In ogni caso il regolamento comunale Canone Occupazione Spazi ed Aree Pubbliche prevede che il rilascio di una concessione all’interno di un condominio sia soggetta al previo nulla osta dei condomini o dell’amministratore”
LINEE… NEL VUOTO
“La proposta di Zuccarello” (o meglio della collega Nina Lo Presti, cui Zucccarello si è accodato), non votata da Daniela Faranda, non era “una proposta di riqualificazione della Galleria”, come dice Castellano, ma Linee di indirizzo per la valorizzazione della Galleria che impegnassero la Giunta Accorinti a intraprendere un percorso amministrativo finalizzato a un regolamento, capace di coniugare “fruibilità e redditività”.
Ironia della sorte, era stata proprio Daniela Faranda (insieme al collega Nicola Crisafi) a presentare il 18 gennaio 2015 un’interrogazione sulle condizioni di degrado in cui versa la Galleria chiedendo all’amministrazione Accorinti di attivarsi per porvi rimedio.
ORIGINE DEL DEGRADO
Il degrado ha avuto la sua origine alcuni anni fa, quando la Galleria diventò una grande discoteca alimentata da decine di casse acustiche, ognuna delle quali “sparava” musica diversa ad altissimo volume. Una grande discoteca impraticabile, però, per i cittadini perché per gran parte occupata da tavolini, sedie, piante ornamentali poste a mò di staccionata di ogni spazio occupato da parte dei vari locali. Secondo la Procura di Messina questa situazione oltre il regolamento condominiale del 1929, violava la legge penale, tanto che è intervenuta a sequestrare tavolini e sedie e a mettere sotto inchiesta per disturbo della quiete pubblica i titolari dei locali. (www.micheleschinella.it)