Preservare la memoria, custodirne il ricordo, guardare il nostro passato negli occhi e avere il coraggio di chiamarlo con il proprio nome.
“Ricordare per dimenticare” è questo il nome scelto dalla fondazione Comunità di Messina e dalla fondazione Horcynus Orca per raccontare, in una serie di appuntamenti il 17 e il 24 aprile, due pagine oscure e dolorose della nostra storia: la strage di Portella della Ginestra e il genocidio degli armeni.
Un calendario di eventi che è stato presentato questa mattina nella sala consiliare di palazzo dei Leoni dal segretario regionale di Comunità di Messina Gaetano Giunta, dal regista Paolo Benvenuti e dal responsabile degli archivi storici della memoria Massimo Barilla.
“La ricerca rigorosa della verità storica è una tappa fondamentale senza la quale non potrà mai avviarsi un vero ed autentico percorso di pacificazione tra gli uomini – premette Gaetano Giunta della fondazione Comunità di Messina – la nostra storia è costellata di verità nascoste, taciute, violate, adulterate. Non si tratta di eventi lontani e privi di ripercussioni catalogati, ma di materia viva, di ferite che ancora oggi hanno fame di verità.
Fatti controversi della nostra storia recente che quest’anno vedranno riaccendere il riflettori su due crimini spesso dimenticati.
“Sarà il popolo armeno quest’anno, nel quale ricorre il centenario del genocidio armeno, ad essere ospite del nostro programma di eventi insieme alla strage di Portella della Ginestra, chiave di volta per comprendere la storia della Repubblica – spiega Giunta – un massacro, quello degli armeni, che rappresenta una delle tante onte della storia recente: la prima strage, attuata e pianificata con spietata efferatezza, dell’epoca moderna e contemporanea.
Uno sterminio di massa, messo in atto dal popolo turco tra il 1915 e il 1916, dal quale, vent’anni dopo, presero esempio i nazisti per compiere nei campi di concentramento tedeschi il massacro degli ebrei”.
Eventi commemorativi che si concluderanno il 24 aprile, nel corso della giornata della memoria: “In quell’occasione alcuni esponenti della fondazione si troveranno a Jerevan, capitale armena, per prendere direttamente parte alle celebrazioni”.
Gli appuntamenti in programma proseguiranno poi il 6 maggio a Milano, all’interno dell’Expo, e nell’ultima settimana di luglio con una serie di iniziativa tra Lipari e Messina.
Riflettori accesi anche sulla strage siciliana di Portella della Ginestra, primo eccidio dell’Italia repubblicana.
“La strage del 1°maggio 1947 rappresenta un evento cuspidale per la storia del nostro paese – spiega il responsabile di Comunità di Messina – una della pagine più buie della repubblica, ancora coperto dal segreto di stato.
Un progetto stragista intorno al quale la fondazione ha deciso di convogliare il proprio impegno di ricerca, un patto educativo che ci vede impegnati, con la collaborazione del regista Paolo Benvenuti, autore del film “Segreti di stato” che sarà distribuito gratuitamente questa sera in occasione della proiezione della pellicola, e membro del comitato scientifico della fondazione, in una campagna di sensibilizzazione che coinvolgerà gli istituti superiori siciliani”.
Un contributo sostanziale quello del regista toscano, che ha arricchito l’archivio storico della Horcynus con oltre 15mila documenti, testimonianze e atti processuali, che mettono in luce incongruenze e contraddizioni di una vicenda che si è provato ad archiviare troppo presto.
“Il mio amore per la Sicilia nasce da lontano – premette Benvenuti – quando, dopo aver conosciuto Danilo Dolci, decisi di trasferirmi a Palermo. Ho sempre abbracciato un’idea di cinema che muove da un’approfondita indagine storica e quando Danilo mi chiese di realizzare un film sulla strage di Portella iniziò per me un viaggio lungo sei anni nella storia siciliana”.
Ad aver spinto Benvenuti a portare sul grande schermo l’eccidio, nel quale persero la vita quattordici persone per mano degli esponenti della banda Giuliano, le parole del sociologo triestino: “Ci recammo insieme sul luogo della strage – racconta il regista di Segreto di stato – ricorderò sempre le sue parole: <<Su questa pianura – mi disse – con il sangue di quelle vittime si scrisse la storia della prima repubblica>>. Poi, indicandomi l’autostrada Palermo – Trapani, aggiunse: <<Più avanti invece c’è Capaci, lì con il sangue di quelle vittime si scrisse la storia della seconda repubblica>>. Immediatamente compresi che tutto ciò che siamo è nato qui, su questa terra”.
Un desiderio, quello di Dolci, e una promessa, quella di Benvenuti di raccontare la strage di Portella oltre la verità processuale, che ha condotto il regista pisano a studiare tutti gli atti del processo di Viterbo contro la banda Giuliano e i contenuti delle interviste realizzate da Dolci ai sui componenti all’interno del carcere dell’Ucciardone.
“Un faldone dal quale viene fuori una verità diametralmente diversa da quella processuale – spiega Benvenuti – testimonianze che Danilo non fece leggere a nessuno perché da queste venivano fuori complicità e nomi di importanti esponenti politici del tempo. Circostanze che evidenziano un dato: il primo rapporto stato – mafia risale al 1947, intorno al progetto stragista di Portella della Ginestra”.
Dolci raccolse un imponente mole di materiale, costituita da testimonianze oculari mai emerse durante la fase dibattimentale che ne ribaltano i contenuti: “Una conferma della veridicità di quegli atti – sottolinea il regista – testimoniata, dopo la morte di Danilo, dall’azione devastatrice di una mano ignota che ha distrutto buona parte del suo archivio. Una prassi tutta italiana quella di distruggere i faldoni processuali quando gli archivi sono pieni – denuncia Benvenuti – che ha rischiato di cancellare i 13 faldoni del processo di Viterbo del 1952, ritrovati nel 1996 in una cantina del tribunale di Roma”.
Conoscere la storia e accedere alla fonti in maniera critica, democratica, senza mediazioni o interpretazioni storiche o giornalistiche, è il nuovo obiettivo della fondazione, impegnata nella realizzazione di un interfaccia scenografica degli archivi storici.
Un progetto multimediale, come ha spiegato Massimo Barilla responsabile degli Archivi della memoria, il cui iter verrà completato entro il 2016, che consentirà di accedere direttamente ad atti e testimonianze: “Si tratta di un esperimento pilota che è nostra intenzione esportare nella conoscenza e nell’approfondimento storico e giudiziario dei tanti misteri italiani”.
Un progetto che ha rilanciato e dato nuova linfa alla cooperazione tra la fondazione Horcynus Orca e l’archivio antimafia dell’università di Messina. (@Emma_De_Maria)