Il movimento Cambiamo messina dal Basso è intervenuto con una nota sul tema della paventata chiusura dell’Ospedale Piemonte, nel giorno in cui è stato organizzata una nuova mobilitazione, dopo l’ultima dello scorso 29 settembre, ricordata più per l’aggressione al Sindaco, che per i contenuti.
Il movimento e, in particolare, il Gruppo tematico “Servizi alla persona” ribadisce la propria contrarietà alla chiusura del presidio, ed il proprio sostegno ad un incremento dell’attività ambulatoriale che possa servire da consulenza al pronto soccorso e ai pazienti ricoverati e a ridurre le lista di attesa nel pubblico.
“Nel 2009 – si legge nel documento – con l’accorpamento dei due presidi ospedalieri Papardo e Piemonte erano stati “pro-messi” al presidio Piemonte, dall’assessore regionale alla sanità pro tempore, 121 posti letto. Questi sono diventati poi 78, poi un polo materno infantile (visto anche il numero di parti doppio rispetto al presidio Papardo e simile al Policlinico nonostante il numero inferiore di posti letto), poi il blocco della rete ospedaliera per un anno (qualche mese fa).
Il 15 gennaio la rete ospedaliera pubblicata nella GURS non chiarisce “quali posti letto” lasciare al PO Piemonte, così il governo regionale di fatto ha delegato al DG pro tempore la scelta infausta di chiudere la maggior parte delle unità operative, tant’è che ha previsto un cronoprogramma di trasferimenti entro maggio al presidio Papardo.
Per i vertici dell’azienda, a scongiurare la chiusura del presidio Piemonte non serve nemmeno il dato, che certamente ci preoccupa di più, di un pronto soccorso che nel 2013 ha avuto 4000 ac-cessi in più rispetto al Policlinico e che è un punto di riferimento certo per la salute delle persone che si trovano sul territorio cittadino e non (i pazienti arrivano da tutta la provincia ma anche dal-la sponda calabrese) ma anche presidio strategico per la protezione civile.
Al recente appello del Comitato “Salvare l’ospedale Piemonte” è corso in soccorso subito il neo coordinatore del Megafono, ignaro evidentemente di chi governa la regione e il paese.
Nel frattempo mentre molti sponsorizzano l’idea di accorpamento all’IRCCS Neurolesi, nessuno chiarisce:
– che destino avranno i dipendenti del Piemonte già trasferiti d’ufficio al Papardo senza aver mai potuto partecipare ad un avviso di mobilità volontaria;
– come verranno configurate le unità operative che nulla hanno a che vedere con la mission del Neurolesi in tema di ricerca e cura delle malattie neurologiche;
– chi fornirà l’assistenza territoriale a quanti usufruiscono del presidio in mancanza di una rete territoriale efficace ed efficiente che tuteli in modo adeguato una popolazione anziana e malata.
Tra l’altro, si inizia a chiudere e/o a ridurre l’attività assistenziale di alcuni ambulatori: per esempio pazienti che hanno prenotato a dicembre una visita neurologica al Piemonte e l’avevano ottenuta per marzo 2015 (quando, alla contestuale richiesta di disponibilità al CUP provinciale si poteva effettuare nella stessa settimana al Papardo, il mese dopo a Pistunina o al Neurolesi) sono stati chiamati dal CUP per spostarla al Papardo in aprile, ma, se la volevano effettuare al Papardo, l’avrebbero già avuta a dicembre.
In merito alla confusa idea di accorpamento all’IRCCS Neurolesi ricordiamo che:
− La Regione Siciliana attraverso il capo di Gabinetto dell’assessore alla Sanità, Giuseppe Amato si è così espressa: «Si ritiene che il ddl di iniziativa parlamentare mirante all’integrazione tra l’istituto di ricovero e cura a carattere scientifico “Centro Neurolesi Bonino Pulejo” e l’ospedale Piemonte di Messina, sia inconciliabile con le previsioni contenute nel nuovo assetto della rete ospedaliera» e che «l’iniziativa legislativa non si concilia con la Natura dell’Irccs Bonino Pulejo, il cui indirizzo è esclusivamente riabilitativo, né con gli assetti regolamentari dallo stesso istituto adottati».
− Restano soltanto parole al vento, di fatto, quanto dichiarato in precedenza dalla ministra Lorenzin, che rassicurava che non ci sarebbero state ulteriori “mutilazioni” in termini di posti di degenza, in modo particolare per le strutture pubbliche messinesi.
− Il decentramento e la chiusura di alcuni reparti, unitamente all’accumulo dei tagli sui posti letto rendono sempre più difficoltosa l’attività del pronto soccorso, estremamente utilizzato dall’utenza, che non può garantire l’adeguata continuità assistenziale vista la mancanza quantitativa e qualita-tiva (in termini di mancanza di diverse specialità) a supporto del nosocomio, costringendo gli ope-ratori ad un lavoro, oltre la normale attività sanitaria, anche di ricerca di posti letto e smistamen-to dei pazienti presso altre strutture, con disagio per i malati e dispersione di risorse e di ricavi.”