di Michele Schinella -L’Università di Messina dovrà fare spazio ad altri due studenti bocciati alle prove di ammissione ai corsi di laurea nelle professioni sanitarie (fisioterapia, logopedia, ecc).
Sono gli ultimi di due di un gruppo di 35 candidati che all’esito (negativo per loro) delle prove tenute ad aprile del 2014 si sono rivolti ai giudici amministrativi. Trentatre sono stati subito ammessi dal Tribunale amministrativo regionale del Lazio, che ha ravvisato nello svolgimento del concorso la violazione dell’anonimato. A due aspiranti infermieri, invece, il ricorso fondato sugli stessi identici motivi, è stato rigettato da altra sezione dell’organo di giustizia amministrativa di primo grado. I due, assistiti dai legali Santi Delia e Michele Bonetti, difensori di tutti gli altri bocciati ammessi dal Tar, hanno fatto appello al Consiglio di Stato che ieri 18 marzo 2015 ha ristabilito l’uniformità di giudizio, ordinando l’ammissione ai corsi di laurea.
La violazione dell’anonimato è stata determinata dalla presenza sui fogli delle risposte e sulla scheda anagrafica dei candidati del codice alfanumerico abbinato a ciascun candidato accanto a quello a barre. Il codice, benché inutile, è stato previsto dal Cineca, l’organismo pubblico che cura per conto del Miur la preparazione del test di accesso al corso di laurea a Medicina e chirurgia, svolto per l’anno accademico 2014/2015 ad aprile del 2014.
La preparazione dei test di ammissione ai corsi di laurea delle professioni sanitarie è affidata ai singoli atenei che in genere si sono sempre affidati a ditte private.
Mentre la gran parte delle Università ha continuato a commissionare le prove a società specializzate, alcuni atenei, tra cui quello di Messina, per la preparazione delle prove di accesso all’anno accademico 2014/2015 tenute a settembre del 2014 sono rivolti al Cineca.
Benché già in estate del 2014 erano state pubblicate dai vari Tar italiani pronunce da cui risultava che la presenza del codice alfanumerico accanto a quelle a barre fosse causa di violazione dell’anonimato, sui fogli test preparati per le professioni sanitarie è continuato a comparire il medesimo codice alfanumerico, come se nulla fosse, senza che né i funzionari del Cineca né i funzionari degli atenei committenti (oltre Messina, Sassari, Federico II e Seconda Università di Napoli, Genova e Catanzaro) si rendessero conto che le prove non avrebbero superato il vaglio dei giudici amministrativi.
Il codice alfanumerico è costato l’annullamento del test di ammissione a Medicina e chirurgia consentendo così a 10mila persone in più rispetto a quanto fosse stato programmato di accedere in tutte le Università d’Italia al corso di laurea più ambito.
(tratto da www.micheleschinella.it)