“Questa vicenda della lottizzazione di San Licandro sta assumendo tratti surreali”, commenta così Ivana Risitano, consigliera di Cambiamo Messina dal Basso, che spiega la volontà di posticipare di qualche settimana la trattazione della delibera che riguarda le sorti di quella porzione di San Licandro non ancora edificata. In una nota la consigliera spiega come non si tratti di “ostruzionismo”, piuttosto di sanare una situazione complessa nel rispetto dell’ambiente e salvaguardando quel che resta delle colline, sventrate dalla cementificazione degli ultimi anni.
“Due ditte, tra il 2005 e il 2006, hanno presentato istanza per la stessa area: due progetti in competizione, dunque, di cui uno di edilizia privata, l’altro di edilizia residenziale pubblica. Essendo assente nella vigente disciplina edificatoria dei suoli un criterio di prevalenza tra l’utilizzazione di quei terreni ad istanza dei privati e quella per iniziative di edilizia economica e popolare, è valso il principio del “prius in tempore, potior in iure”: il Dipartimento Politiche del Territorio ha dunque inoltrato agli Affari di Giunta e di Consiglio, nel giugno del 2012, una proposta di deliberazione che prevedeva il rigetto dell’istanza relativa all’approvazione del progetto di edilizia pubblica presentato nel 2006, e l’accoglimento dell’istanza di lottizzazione per edilizia privata presentata nel 2005.
Questa delibera – ricorda la Risitano – ha avuto però in Consiglio una sorte particolare: 18 presenti, 9 votanti, 9 astenuti, 9 favorevoli, dunque respinta. Mentre la ditta soggetto del progetto del 2005 presentava, nel 2013, due atti di diffida e messa in mora con i quali intimava al Comune di approvare il Piano di lottizzazione, minacciando di agire in via giudiziaria per ottenere un risarcimento dei danni subiti e subendi, e quella che aveva fatto istanza nel 2006 richiedeva il riavvio dell’iter istruttorio del Programma Costruttivo, il dipartimento di Pianificazione Urbanistica predisponeva, su richiesta della Presidenza del Consiglio e in legittimità col regolamento, una nuova delibera, con carattere di urgenza (dato il rischio di danni a carico dell’Amministrazione).
La delibera di cui si discute da settimane, dunque, è nata come atto necessario per sanare una situazione che non può essere lasciata com’è: allo stato attuale, sono ancora due i progetti che ricadono sulla stessa area. Il Consiglio, che deve riparare ad inadempienze passate (mancato completamento, dal 2004, della procedura per la definizione delle aree destinate all’edilizia residenziale pubblica), non può non prendere una posizione che faccia uscire dall’impasse.
Nel frattempo, però, è intervenuta, in seguito agli studi dell’ENEA, la messa a punto della variante di salvaguardia delle colline. Messina, che ha una storia di stupri a causa dell’abusivismo edilizio e della cementificazione selvaggia, e che ha pagato in vite umane la situazione di dissesto idrogeologico, si doterà finalmente, a brevissimo, di uno strumento che è balsamo per le ferite passate e antidoto per malattie future.
Ciò che il gruppo consiliare di CMdb ha ripetutamente chiesto all’Aula – spiega Ivana Risitano – è stato il rinvio della delibera sul piano di lottizzazione di San Licandro, in modo che, votando prima la variante di salvaguardia, il progetto di edificazione si adeguasse alle nuove normative. Ci è sembrato coerente, politicamente, proprio mentre ci avviamo verso un voto, e una scelta, che va nella direzione della tutela dei versanti collinari, far sì che gli atti votati in questo periodo fossero in linea con questa visione. Nelle mie ripetute mozioni, e in quelle della mia collega Lucy Fenech, non c’è stata la richiesta che la delibera fosse ritirata (sappiamo che un voto è necessario perchè la situazione attuale non può essere mantenuta nella sua ambiguità) ma che fosse posticipata la sua trattazione di qualche settimana.
La votazione di questa nostra mozione non si è mai, di fatto, effettuata, per mancanza di numero legale. Non so cosa questo significhi: se dopo ore di dibattito la stanchezza dei colleghi si fa così forte da rendere impossibile la permanenza in aula, se a molti sia difficile prendere posizione, se si vuole che la delibera passi ma non si vuole apparire di fronte alla città complici di una nuova edificazione (che, allo stato attuale, è del tutto legittima). Continuo a credere che la scelta del rinvio (e quindi dell’adeguamento alla nuova normativa) sia da un lato responsabile (bocciare questa delibera significa lasciare spazio a contenziosi, perché due ditte continuano a concorrere sullo stesso terreno) dall’altro politicamente più coerente con la direzione che, in vista della variante di salvaguardia, abbiamo preso.
Non si è trattato di ostruzionismo (quello, forse, lo ha fatto chi è uscito dall’aula) ma di richieste precise, argomentate, fondate su un ragionamento politico non solo ideologico ma consapevole della responsabilità del voto e nel contempo proteso a sviluppare una riflessione che non ci renda semplici notai dell’esistente ma persone capaci di desiderare, spingersi in avanti, informare l’esistente della propria visione politica.
Oggi, forse, la questione si riproporrà: e non avrà senso accampare la scusa di danno erariale per il ritardo dell’approvazione, dato che si tratterà verosimilmente di poche settimane (sono anni che si attende) e che la motivazione del rinvio è forte, perchè è la tutela del suolo, la prevenzione del rischio e la salvaguardia dell’ambiente. Bisognerà assumersi una responsabilità.
La mozione di rinvio la riproporremo: che l’aula la approvi, o la bocci – conclude – Ma non possiamo, se il nostro ruolo è quello, fare i paladini della tutela ambientale sui giornali e poi scappare nel momento della scelta. Una scelta che consenta di sanare la questione e nel contempo metterla in armonia con la variante di salvaguardia c’è: spero che oggi, almeno, ce ne si renda conto”.