Succede in riva allo Stretto che con i tantissimi problemi che ci sono e che società e classe politica dovrebbero affrontare, chiamando in causa stampa nazionale e internazionale, sensibilizzando media e opinione pubblica, mettendo sottosopra Palazzo D’Orleans, Montecitorio, Madama, Chigi e chi più ne ha più ne metta, l’intera città invece si volti dall’altra parte e mostri interesse sconcertante solo per la notizia di gossip del momento: la controversia tra presidente del consiglio comunale e comandante della Polizia Municipale. Già perché, diciamoci la verità, non è l’occupazione eventuale dello stallo disabili ad indignare i messinesi che il senso civico e l’educazione non hanno idea di dove stiano di casa, ad attirarli, invece, è il sapore del tafferuglio tra personaggi pubblici e questo, cari miei, si chiama “pettegolezzo”, inutile girarci attorno.
I lettori sono ingordi di notizie e, in preda alla smania del più torbido voyeurismo, attendono frementi la puntata delle Iene che andrà in onda giovedì sera per assistere, con un mix di sorrisetto e ghigno schifato sulla faccia, all’ennesima figuraccia messinese sbattuta in prime time sulla tv nazionale, alla ricerca di volti più o meno familiari ripresi dalle telecamere del programma Mediaset.
Già, Le Iene: perché è evidente che d’improvviso i riflettori si siano accesi su Messina per tessere le lodi di alcuni e devastare l’immagine di altri. Così Giulio Golia arriva in città per denunciare questa situazione “vergognosa” (in accezione ironica). Ma attenzione, se fossero arrivate conferme rispetto a quanto raccontato, sarebbe davvero stato vergognoso (in senso tutt‘altro che ilare) l’accaduto, nonché meritevole di richieste di dimissioni. La presidente del consiglio che non solo occupa il posto riservato ai disabili, ma poi ha anche l’ardire di avanzare rimostranze al corpo di PPMM per averla multata e per di più, alla fine, sbologna anche la responsabilità al marito che diventa il nuovo destinatario di insulti e offese dei cittadini “indignados”, è una cosa – per l’appunto – vergognosa (sul serio!).
Comportamento deplorevole e abietto, certo…se fosse tutto confermato, ovviamente.
A dire il vero, non è chiaro se la vettura occupasse o meno lo stallo per disabili: stando a quanto riportava la sanzionata, la stessa sera, la macchina sostava fuori (e non all’interno) dalle strisce gialle. Da quel momento sono partiti i pettegolezzi, si perché così si chiamano i passaparola e se è vero quel che recita il detto (“cu cunta metti a giunta”), è evidente che stavolta, alla realtà dei fatti, si è dato molto, molto colore; tanto che le differenti versioni fornite sembrano raccontare storie totalmente diverse.
La presidente, si è detto, avrebbe chiamato il 771000, in pieno abuso del proprio ruolo e, con toni quantomeno tracotanti, avrebbe fatto “valere” la sua carica, lamentando la sanzione subita. Così come riportato, la vicenda sembrava ammantata dal più arrogante dei “lei non sa chi sono io”, di quelli da meritare una pernacchia altisonante, diciamocelo! Poi succede un fatto strano, ma strano davvero: l’audio di quella chiamata che la Barrile ha fatto alla centrale operativa dei vigili urbani viene reso pubblico, sì sì, in barba ad ogni norma sulla privacy e, a quel punto, per farsi un’opinione è sufficiente semplicemente ascoltarne il contenuto. In un’intervista rilasciata a Nuccio Anselmo, la “colpevole” dichiara: “potrei chiedere come sia possibile che una telefonata registrata dalla Centrale Operativa del Comando dei Vigili Urbani di Messina sia stata consegnata ad una trasmissione televisiva e non, eventualmente, alle Autorità Giudiziarie competenti” e, francamente, dovremmo chiedercelo tutti, “ingenuamente”.
Andiamo oltre. Quando qualche giorno fa si iniziarono ad accendere i riflettori sulla vicenda, giunse la notizia che suddetta telefonata, “al vaglio degli agenti del dipartimento di polizia giudiziaria della Municipale”-scrivevamo- fosse in fase di “analisi allo scopo di comprendere” se vi fossero o meno gli estremi per adire le vie legali. Cioè si sarebbe ponderato di considerare l’ipotesi di accusarla di oltraggio a pubblico ufficiale. Ma quale oltraggio?
E allora ascoltiamo questo benedetto audio: telefonata numero uno. Chiama una signora indignata per l’occupazione di tutti i parcheggi riservati, chiedendo l’intervento di una pattuglia. La denunciante asserisce al telefono che ci sono delle auto in sosta vietata, alcune delle quali negli stalli per disabili: “Quattro in tutto, di cui una non ha esposto il pass e una credo che abbia un pass scaduto”. Per quest’ultimo caso, spiega l’agente al telefono, ci vuole un accertamento d’ufficio. L’utente dall’altra parte della cornetta, prima di riattaccare, ribadisce ancora “l’altro è parcheggiato a spina di pesce anomala e ha un pass scaduto, l’ha guardato la mia amica”. Quindi abbiamo quattro auto in divieto di cui tre nei parcheggi disabili, una senza tagliando e una con un tagliando scaduto. Poco dopo arriva un’altra chiamata e la voce femminile si qualifica subito come “la presidente del consiglio comunale”.
La Barrile esordisce chiarendo che è stato elevato un verbale alla sua auto “messa male ma, per carità, me lo merito”; la ratio della telefonata è che “ci sono altre macchine non verbalizzate” in divieto e la consigliera Pd chiede ragguagli sulle modalità di rilevazione delle infrazioni. “Non sono nello stallo disabili quindi volevo sapere le motivazioni”, continua. “C’era anche il pass, anche se hanno visto che era scaduto hanno visto che era mia”. E qui arriviamo al nodo cruciale perché secondo la presidente si potrebbe essere trattato di una sorta di “dispetto” a suo danno per aver contestato l’assenza di agenti della municipale in consiglio durante le sedute, qualche giorno prima. Il tono della signora non è di certo accomodante e il suo sarcasmo sfottente, quando invita l’agente a far tornare la pattuglia dopo le 11, quando non ci saranno più vetture in sosta davanti al PalaAntonello, è evidente, ma incavolarsi per aver preso una multa non è un reato, né rappresenta una colpa morale, no? “Un’altra macchina sul marciapiedi non è stata multata”, prosegue indisposta.
La chiamata si chiude e all’ascoltatore resta un po’ di quella sensazione di incompiutezza, tipica di quando si guarda un film attesissimo il cui finale non corrisponde all’aspettativa che si aveva dopo aver visionato il trailer: dove sono gli abusi di potere tanto sbandierati? Dov’è l’oltraggio a pubblico ufficiale? E’ vero, ci sono degli scivoloni grammaticali e su quelli il popolo del web gioca e scherza condividendo l’audio riportato dal principale quotidiano locale ma, tolto ciò, cosa si nota di sconveniente nella chiamata della Barrile? Il fatto stesso che abbia alzato il cellulare e chiesto ragguagli?
Sempre alla Gazzetta, il comandante del corpo di Polizia Municipale sostiene di essere “basito” dal fatto che “la massima rappresentante di una istituzione quale è il consiglio comunale, abbia criticato la sua polizia municipale”. Perché mai? In fondo si tratta della massima esponente del consiglio dei 40 che, piaccia o meno, rappresenta (bene o male) svariate migliaia di cittadini e non esula ma anzi è intrinseca nel suo ruolo l’attività ispettiva e di controllo. Lo sa bene l’agente che risponde al centralino e che, a qualifica manifestata dalla chiamante, risponde adeguatamente con un fiero “comandi!” (facoltà che in realtà, formalmente, spetterebbe semmai al sindaco ma non è trascurabile il fatto che ci si trovi al cospetto una tra le massime autorità istituzionali cittadine).
L’unica matassa da sbrogliare adesso è capire una buona volta se l’auto della Barrile fosse o meno in sosta nello stallo disabili o se invece non si trattasse del mezzo “a spina di pesce anomala”, come raccontava la denunciante al telefono, “e pass scaduto”. Per il resto è indubbio vi sia un potente primadonnismo in questa vicenda, ma siamo sicuri sia da imputare alla presidente del consiglio? Basterebbero le famose foto a cui allude la Presidente nella chiamata a fare chiarezza ma, francamente, spereremmo le tenesse per sé o le usasse in contesti più idonei perché vedere pagine di giornali impegnate a discutere di questa diatriba è quantomeno triste, specie assodate le priorità di questa città, prime tra tutte proprio quelle legate al fatto che Messina, signori miei, è tutto fuorché una realtà a misura di disabile e nel 2015 è realmente inammissibile che la 13^ città d’Italia abbia vie e corsi degni del più sgarrupato percorso di “giochi senza frontiere”. Barriere architettoniche? Auto parcheggiate su scivoli per portatori di handicap? Marciapiedi intasati da vetture sovrapposte in un nevrotico tetris? Tracciati per non vedenti interrotti da pali della luce? Uffici pubblici irraggiungibili da chi non può deambulare adeguatamente? Ecco, occupatevi di questo e risparmiatevi accuse e ammende.