Renato Accorinti ha già dato la sua adesione. Dopo aver incontrato ieri a Palazzo Zanca i rappresentanti sindacali della Fisac CGIL, Andrea Scarfì, e della FALBI-CONFSAL, Antonino Inzirillo, il primo cittadino, in piena sintonia con la grave preoccupazione espressa dalla rappresentanze sindacali, ha annunciato la partecipazione alla manifestazione di protesta che si terrà lunedì prossimo, 16 marzo dalle 10 alle 12, nell’area antistante la filiale della Banca d’Italia in piazza Cavallotti,contro la decisione della Banca d’Italia di chiudere la sede di Messina, rendendo quindi quella dello stretto l’unica città metropolitana senza filiale. Non solo la mobilitazione: il personale di Banca d’Italia infatti sciopererà per quattro ore, in segno di rivendicazione per la riapertura di un confronto per una soluzione condivisa a favore del territorio.
“Rischiamo di perdere un’altra importante e prestigiosa istituzione come la Banca d’Italia – spiega Antonio Mangraviti, segretario generale della Fiba Cisl di Messina – Il piano di riforma della rete vede da una parte il mantenimento di alcune sedi che verranno trasformate in “filiali ad ampia operatività”, mentre quella messinese verrebbe declassata nonostante sia una città con un territorio e popolazione di gran lunga maggiore di altre realtà che, in Sicilia, al contrario, verrebbero potenziate. Messina – spiega ancora Mangraviti – sarebbe l’unica città metropolitana a non avere una struttura della Banca d’Italia che, ricordiamo, da anni ha messo in atto un programma di disimpegno sul nostro territorio con scelte che hanno ridotto la quantità di lavoro in modo scientifico a beneficio di altre realtà. È indispensabile che Messina si trasformi in una ‘filiale ad ampia operatività’, con anche la gestione del contante, per dare autonomia ed efficacia operativa a tutto il territorio”.
Secondo la Fiba si tratta dell’ennesimo colpo all’immagine della città e l’abbandono del territorio da parte di una istituzione come la Banca d’Italia rischia di aumentare le possibili infiltrazioni criminali nel tessuto socio-economico, venendo a mancare un presidio di garanzia.