Visita della Digos a Palazzo Zanca: gli ispettori stamani si sono presentati nell’ufficio del segretario generale, Antonio Le Donne, per acquisire informazioni circa i gettoni di presenza che i quaranta consiglieri comunali hanno percepito a partire dal 2013. Al vaglio degli inquirenti i verbali e i documenti acquisiti in quantità quest’oggi.
Già dal post Agrigento’s gate del mese scorso, qualche brivido si era percepito tra i corridoi del palazzo municipale messinese e, con l’apertura del fascicolo pertinente da parte della Procura, si deve essere arrivati a veri e propri tremori tra i membri del consesso sempre -apparentemente- molto impegnati tra sedute pubbliche, commissioni e capigruppo.
Le tantissime convocazioni mensili, alle quali tecnicamente, partecipa sempre un enorme numero di eletti, in realtà però non si traducono in produzioni talmente ricche da giustificare continue riunioni con conseguenti esosi esborsi. Ricordiamoci che a pagare, ovviamente, sono sempre i contribuenti e cioè noi.
Ma andiamo per step, perché in questi giorni era già tornata agli onori della cronaca la posizione della consigliera Lucy Fenech, da sempre in prima linea per una spending review reale che tocchi in primis proprio i gettoni di presenza dei consiglieri: l’ accorintiana, infatti, appena qualche giorno fa ha ritirato fuori dal cilindro la questione. La proposta presentata dalla lady di Cambiamo Messina dal Basso lo scorso anno, dopo numerosi botta e risposta e confronti più o meno produttivi, si era risolta in un nulla di fatto, nonostante trovasse il favore di alcuni membri del consesso.
E’, ad esempio il caso di Piero Adamo (SiAmo Messina), che proprio in occasione di una seduta consiliare che aveva per oggetto l’odg della collega, aveva sostenuto si dovesse “prima di tutto abolire prima e seconda convocazione”. Ancora oggi l’avvocato meloniano resta dello stesso avviso (e non è il solo), ribadendo come, fino ad oggi, mai una volta lui abbia firmato in prima convocazione. Consuetudine, questa, che tecnicamente farebbe parte di un tacito accordo tra i 40, ma che spesso non viene rispettata da quanti al quel quid da sommare agli emolumenti a fine mese non vogliono proprio rinunciare.
Nel solo 2014 la spesa relativa per l’Ente è stata di oltre 900 mila euro, una cifra che non si discosta granché da quelle del passato ma che, si comprenderà bene, è poco in linea con il profilo di austerità che si addice ad un comune in condizione di predissesto.
A tal proposito, è importante tornare indietro di poco più di un anno, a quel 2013 a partire dal quale l’interesse degli inquirenti sembra essersi accesso: proprio allora, infatti, il gettone di presenza previsto per i membri del consiglio è stato dimezzato arrivando a 56 euro lordi; allo stesso tempo, si riducevano numero di commissioni e di consiglieri, dopo l’esito dell’ultimo censimento. Eppure, come abbiamo già detto, la spesa è rimasta orientativamente la stessa. Nessun cambio di trend nonostante le condizioni siano modificate rispetto al passato. Come mai? Fatta la legge trovato l’inganno.
L’appiglio per sistemare la situazione è metter mano al regolamento e modificarlo in quei punti che consentono di aggirare i tentativi di snellimento della spesa, come ad esempio la famosa doppia convocazione. Inutile pensare di affidarsi al buon senso, del resto, è evidente dai dati delle presenze registrate che, spesso, questo scarseggi, specie tra i consiglieri che pur risultando in seduta e poi sono in ben altre faccende affaccendati. Impossibile pensare di impiegare il parametro del tempo per stabilire a chi spetti cosa, del resto si può essere onnipresenti h24 e starsene in panciolle a leggere il giornale o fare poca presenza ma rendere molto. Insomma il criterio della produttività (tipicamente aziendale) sembrerebbe essere il migliore e risulta strano che nessuno lo abbia sin qui cavalcato come unico possibile.
Comunque sia, tanto per cominciare si potrebbe pensare di cambiare alcuni articoli del regolamento e di farne valere altri già esistenti: è questa l’idea di Daniela Faranda che, nei giorni scorsi, aveva già annunciato di voler proporre iniziative atte a rivedere il regolamento. “Non è una proposta di proposta con annessi dirò e farò ma qualcosa che ho già fatto e che, per correttezza, ho pensato di condividere con i colleghi prima di presentare. Ritengo sia più giusto agire in modo corale e trasversale: non mi hanno mai appassionata i primadonnismi”.
E chissà che con questa spada di Damocle che pende sulle teste dei quaranta, gli stessi argomenti che fino ad ora li hanno portati a remare contro le proposte di revisione delle convocazioni e delle modalità di attribuzione dei gettoni, non diventino sostegno a favore di un’urgente approvazione di numerosi cambiamenti. D’altra parte si vocifera già che siano in molti a star preparando proposte in nome della riduzione dei costi: strano che molti dei proponenti parrebbero essere vecchie volpi del consesso tutt’altro che nuove all’incarico che rivestono. Dire che ci si poteva pensare prima sarebbe banale. @EleonoraUrzì