La Juventus supera di misura il Sassuolo nel monday night del ventiseiesimo turno e, quasi per inerzia, si cuce un altro lembo di scudetto, il quarto consecutivo, sulla maglia della stagione 2015-16. Ai bianconeri, che per un’ora abbondante hanno trottato – livelli dopolavoro ferroviario – annoiando spettatori dello Stadium e appassionati sul divano, è bastata una sassata di Paul Pogba per dipanare una matassa ingarbugliatissima e volare a più 11 (12 considerati gli scontri diretti) sulla Roma. Veloce inciso: Conte “rosica” abbastanza, il lavoro quotidiano gli manca dannatamente, ma ha ragione da vendere quando dice che con lui ancora al timone la Juve avrebbe avuto non meno di 20 punti di vantaggio. Gli approcci di Allegri sono meno famelici, pessimo quello di giovedì in Coppa Italia contro Salah & co., lo spettacolo nel complesso ne risente ma il prodotto finale dovrebbe essere il medesimo, anche per i demeriti di contendenti non all’altezza.
Nel primo posticipo del lunedì, andato in scena all’Olimpico, la Lazio ha letteralmente schiantato la Fiorentina con un 4-0 che rispecchia fedelmente quanto espresso dalle due formazioni sul manto erboso. Da evidenziare la volée da manuale di Lucas Biglia in occasione dell’1-0 che ha spianato la strada alla banda Pioli, poi abile nella ripresa a penetrare come lama nel burro nelle maglie della difesa viola. Grazie all’exploit odierno i biancocelesti agguantano il Napoli al terzo posto a quota 46, candidandosi prepotentemente al ruolo di outsider in vista del volatone Champions, con gli odiatissimi cugini ormai distanti appena quattro lunghezze.
A tal proposito, l’aggettivo “inquietante” utilizzato da Rudi Garcia si attaglia perfettamente all’attuale momento della Roma. Con una vittoria e otto pareggi nelle ultime nove partite, teoricamente, non si potrebbe ambire a qualcosa che vada oltre una stentata salvezza, figuriamoci al tricolore. Questo infatti lo score di periodo dei capitolini, che al Bentegodi con il Chievo non sono stati in grado di andare oltre lo 0-0, sebbene il tecnico transalpino abbia alternato nell’arco dei 90 minuti tutte le principali frecce a sua disposizione per il reparto avanzato. Al sussulto d’orgoglio di lunedì scorso contro la Juve non ha fatto seguito una prestazione confortante. La buona sorte, indossati per l’occasione i colori nerazzurri, ha dato però una mano ai giallorossi che possono continuare a vantare un buon margine sulla terza posizione per effetto dell’harakiri del San Paolo, dove il Napoli è riuscito a farsi sfuggire un successo che, dopo la splendida esecuzione di Higuain valsa il temporaneo 2-0, sembrava già in cassaforte. Proprio nel momento più difficile, infatti, l’Inter ha mostrato i muscoli, recuperando il doppio svantaggio con autorevolezza in un ambiente storicamente difficile per qualsiasi avversario. I ragazzi di Benitez hanno sprecato un’altra chance per avvicinarsi alla piazza d’onore, mentre il lavoro di Mancini sta finalmente iniziando a produrre frutti succulenti sotto l’aspetto della personalità.
La stessa che continua a latitare sull’altra sponda dei Navigli: il pareggino contro il Verona di sabato sera ha rappresentato l’ultimo pezzo del museo degli orrori allestito da Inzaghi nel 2015. Pippo sperava che almeno il rosario, saldamente stretto tra le mani, lo aiutasse a fare bottino pieno. Niente da fare, Lassù avevano altro a cui pensare: l’ennesima piccola è riuscita a fare di San Siro un terreno di conquista. A questo punto della stagione, molto probabilmente, cambiare allenatore avrebbe poco senso: da qui a maggio tutto l’ambiente Milan farà bene a concentrarsi sul fronte societario (ben avviata la trattativa per l’ingresso del Mr.Bee thailandese) piuttosto che sul rettangolo di gioco. Nell’attesa, spasmodica, di quel futuro migliore che solo una robusta iniezione di cash potrebbe assicurare.
Risalendo la classifica, la Sampdoria ha ricominciato a viaggiare spedita, contro il Cagliari i blucerchiati hanno centrato la seconda vittoria di fila e il fatto che Samuel Eto’o si sia sbloccato integra un motivo più per guardare con ottimismo al rush finale. È vero che le altre squadre in lizza sulla carta sono più attrezzate, ma la zona Champions dista appena 4 lunghezze, sognare non costa nulla. Il ko di Marassi è costato la panchina a Gianfranco Zola, che in due mesi e mezzo ha confermato il vecchio brocardo del Nemo propheta in patria. I sardi hanno deciso di richiamare Zeman, per un goffo dietrofront che nelle intenzioni del management capeggiato da Giulini dovrebbe consentire di ottenere la permanenza, del resto l’organico era stato costruito secondo i desiderata di Zdenek…e anche gli acquisti di gennaio si confacevano maggiormente (e inopinatamente) alle idee del boemo.
Venendo adesso all’altra genovese, il Grifone ha conquistato un buon pareggio al Castellani di Empoli. Ancora sugli scudi M’Baye Niang, l’attaccante transalpino – proprietà Milan – che ha giustamente attribuito a Gasperini i meriti della sua metamorfosi da brutto anatroccolo a progetto di cigno.
Si è interrotta a Udine la lunghissima serie utile del Torino, arresosi per 3-2 al termine della sfida più entusiasmante della domenica pomeriggio, che ha visto Di Natale e Quagliarella raggiungere la doppia cifra in classifica marcatori. Archiviate le tre sconfitte consecutive che avevano generato voci incontrollate, e poi smentite ufficialmente, in merito alla posizione di Stramaccioni, i friulani possono guardare avanti nella convinzione di aver scoperto una nuova pepita: Molla Wague, ventiquattrenne difensore franco-maliano a segno per la prima volta in Italia con una precisa incornata su palla inattiva.
Si sono infine concluse a reti inviolate Cesena-Palemo e Parma-Atalanta, altri quattro dei dieci team che hanno sfoderato l’X factor nella giornata del ritorno in campo, dopo due settimane ai box, della compagine ducale, autrice di una dignitosa prova contro la Dea affidata da pochi giorni alle sapienti mani di Edy Reja, subentrato all’esonerato Colantuono. Come auspicato, le istituzioni hanno iniziato a muovere passi concreti per garantire quantomeno la regolarità del campionato in corso, presto però occorrerà ridisegnare tanti profili di un sistema calcio sin troppo lacunoso data la rilevanza degli interessi in gioco. Il caso Parma dovrà assolutamente fungere da spartiacque.