Stipendi d’oro al Cas: dal prossimo mese buste paga più leggere. Uno scandalo durato 15 anni

di Michele Schinella –  Alcune migliaia di euro meno in busta paga e l’obbligo di restituire quanto percepito in più negli ultimi 15 anni. Ci sono voluti quasi 5 anni ma alla fine il passaggio necessario per applicare il contratto dei regionali al personale del Consorzio per le autostrade siciliane, ente pubblico non economico, è stato fatto. Le tabelle di equiparazione sono state approvate dalla Giunta regionale. Dal prossimo mese lo stipendio dei casellanti e gli amministrativi dell’ente che gestisce i 300 chilometri di autostrada siciliana saranno equiparate a quelli dei dipendenti della Regione Sicilia.

«Il malloppo» 

Duemila e 300 euro netti al mese di stipendio invece di mille e 600. Il Consorzio autostrade siciliane, inseguito sino alle casse dei caselli da centinaia di creditori e al centro di un’inchiesta della Dia di Messina su appalti truccati e consulenze milionarie, già sfociata negli arresti di due dirigenti e di alcuni imprenditori, non riesce a garantire la sicurezza sui 300 chilometri di autostrade dell’isola. Tuttavia, con i 400 lavoratori (erano 520 sino al 2010) l’ente della regione Sicilia non si è mai risparmiato in generosità, applicando da tre lustri ai propri dipendenti il contratto del settore privato che vale 8 mila euro l’anno in più.

casellante

«Trattamento illegale»

Ora, però, 4 anni dopo che il Consiglio di giustizia amministrativa lo bollasse come illegale, lo speciale trattamento è giunto al capolinea. E per i 300 casellanti e i 100 amministrativi (una volta e mezza di quelli previsti dagli standard nazionali) non si tratta soltanto di avere in futuro uno stipendio più leggero. Dovranno, infatti, restituire quanto hanno percepito in più sin dal 2000: un salasso per ciascuno di loro. Non che la loro retribuzione si fermasse al lavoro ordinario. Nell’ente che ha sede a Messina sino al 2012 lo straordinario ha raggiunto livelli da record nonostante l’organico fosse rimpinguato con 350 trimestrali. Mille e seicento ore in un anno, 150 ore al mese, 5 al giorno, festivi compresi.

Record di straordinari
Il primatista dello straordinario è stato Placido Regina, addetto alla sorveglianza promosso autista, ma altri 200 colleghi, in prevalenza iscritti alla Cgil e ai Democratici di sinistra partito che al Consorzio aveva una sezione politica con tanto di tessera e un dirigente politico responsabile dei turni di servizio, per anni hanno raddoppiato e triplicato lo stipendio totalizzando in tutto 60mila ore di lavoro oltre quello ordinario ogni 365 giorni. Il Consorzio l’ha retribuito e si è pure beccato una multa di 8 milioni di euro dall’Ispettorato del lavoro: “L’eccesso di straordinario ha messo a repentaglio la salute”. Che il traguardo sia a portata di mano è, però, tutt’altro scontato. Non appena il presidente Rosario Faraci, uomo fidato del Governatore Crocetta, con il fiato sul collo della Corte dei conti ha deciso di procedere, il mondo politico si è rimesso in azione per rimandare il fatidico giorno. Ma sinora il lavorìo non ha avuto risultati.

Ricorso al Tar
Un gruppo di 75 lavoratori, invece, si è rivolto ai giudici del Tar per chiedere che venga riconosciuto che il Cas è un “ente pubblico economico”, equiparato quindi alle imprese private. Eppure, dopo aver ricevuto a settembre del 2010 il parere del Cga, l’allora assessore alle Infrastrutture Pier Carmelo Russo scrisse una nota secca ai vertici del Cas: “Si applichi il contratto dei regionali, si recuperi quanto è stato indebitamente corrisposto negli ultimi 10 anni”. In 4 anni non si è fatto né l’uno né l’altro. Nella busta paga è soltanto comparsa una postilla tesa a impedire la prescrizione. Ci provò l’Ars qualche mese dopo a togliere tutti dall’imbarazzo approvando una leggina sanatoria. Il Commissario dello Stato, di recente eliminato da una sentenza della Corte costituzionale, mandò all’aria il piano: “E’ un modo per far conseguire l’irresponsabilità contabile agli amministratori e ai politici”, tuonò Carmelo Aronica.

Segreteria del sindaco
E già, perché se non si riuscisse a recuperare i soldi da chi li ha intascati, la responsabilità ricadrebbe sui vari membri della Giunta regionale che ogni due anni stabilivano che ai casellanti di Sicilia si applicasse la parte economica del Ccnl del settore privato. Ai dirigenti, invece, lo stipendio dei manager privati non basta e così si aggiunge la parte variabile degli emolumenti dei funzionari pubblici. Non a caso, quindi, lavorare al Cas è il sogno nel cassetto di molti.

Nel 2008, 19 funzionari di vari enti pubblici vi giunsero in sordina per mobilità volontaria. Il loro titolo più importante era il pedigree genetico o politico: come quello del fratello del segretario regionale della Cisl, Maurizio Bernava; dell’ex vertice della Funzione pubblica dello stesso sindacato; della segretaria dell’ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca e di uno dei burocrati a questi più vicino, Lelio Frisone. Quando la notizia trapelò, in una settimana arrivarono al Cas 100 domande e scoppiò il putiferio. Un ispettore regionale stabilì che la mobilità era senza evidenza pubblica e violava il blocco delle assunzioni; giudice del Lavoro e Tar si rimpallarono la competenza; l’inchiesta della Procura è finita nel nulla. Risultato? I 19 sono ancora al loro posto; tranne, da martedì 18 novembre 2014, Frisone, e dal 14 febbraio 2015 Agostino Bernava, agli arresti domiciliari con l’accusa di aver intascato mazzette.

Chi non è riuscito ad arrivarci per mobilità, al Cas ha tentato di arrivarci per comando: tra questi Stefano Magnisi, proveniente nel 2010 dal Comune di Messina e posto alla guida dei Servizi finanziari e di Ragioneria. Fu richiamato alla base nel 2013 dal commissario straordinario di Palazzo Zanca, Luigi Croce, che si accorse che la luna di miele al Cas era durata più dei tre anni, termine massimo previsto dalla legge, ma grazie al nulla osta di un dirigente del comune che neutralizzò Croce, al Cas c’è rimasto un anno in più.

sciopero cas cub 6
lavoratori cub in sciopero

Effetto retroattivo
I sindacati di passare al Contratto di lavoro regionale non ne hanno mai voluto sapere: “I dipendenti del Cas – sottolinea Filippo Sutera della Cub, autore della denuncia sullo straordinario – fanno le stesse cose di quelli delle imprese private concessionarie di autostrade”. Facendo leva su questa tesi i 350 trimestrali si sono rivolti al giudice del Lavoro per chiedere l’assunzione con effetto retroattivo e 300mila euro in media di retribuzioni arretrate. Il Cas si è difeso sostenendo che la normativa lo qualifica “ente pubblico non economico” e non è un datore di lavoro privato: i giudici gli hanno dato retta. Se fosse passata o dovesse passasse, invece, l’opposta opinione, il Cas si ritroverebbe d’un colpo con il doppio del personale e con 100 milioni di euro da pagare. “Il problema non è il personale ma la disorganizzazione e il denaro sprecato in appalti lievitati a e per contenziosi inventati a tavolino” attacca il sindacalista della Cub. Secondo il consuntivo 2012 l’ente, che incassa 80 milioni di euro di pedaggi l’anno (25 vanno in stipendi), ha 250 milioni di euro di debiti certi e un contenzioso con lavoratori e fornitori di eguale importo. Tuttavia, regala ogni anno 8 milioni di euro alle multinazionali dei carburanti che per le 11 stazioni di servizio pagano canoni degli anni novanta, quando furono fatte le ultime gare.

Fondi europei
E continua a perdere milioni di euro di fondi europei perché ha affidato negli anni settanta senza gara tutta l’attività di progettazione e direzione lavori alla Technital Spa: nel 2010 un giurista ha stabilito che la convenzione è illegale e va sciolta, ma nessuno c’è ancora riuscito. Per le condizione di insicurezza di gallerie e carreggiate il 5 luglio del 2010 il ministro delle Infrastrutture ha ordinato la decadenza dalla concessione, riacciuffata poi al Tar. Da allora, però, nulla è cambiato: “Il pedaggio è quello nazionale, le strade da terzo mondo e il rischio di rimetterci la vita altissimo”, denuncia il Codacons. E così, non a caso, a ogni incidente mortale i dirigenti del Cas finiscono sul registro degli indagati per concorso in omicidio colposo. Viste le relazioni sul tavolo del ministro Maurizio Lupi, la seconda revoca della concessione è qualcosa di più di un’ipotesi. La sorte del personale? Se l’ente è “non economico” verrebbe assorbito nei ranghi della regione Sicilia; se è “economico” come sostengono i sindacati il posto di lavoro non sarebbe più garantito.

 

Inchiesta in parte già pubblicata su corriere.it

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