Ecco cosa non va nei contratti di servizio: non c’è “contratto” vero e proprio nell’accezione di “accordo di due o più parti per costituire, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale”, ma forse, per Accorinti e co. (più co. che Accorinti) l’art.1321 del codice civile è opinabile e non la regola alla quale attenersi.
Proprio ieri vi avevamo aggiornati circa il Piano di Riequilibrio pluriennale, la cui discussione in aula era stata rinviata ad ulteriore seduta del civico consesso, per vederci più chiaro sul tema dei contratti di servizio. Oggi, in commissione (straordinaria) bilancio, convocata a questo scopo chiarificatore, dal cilindro di uno dei consiglieri presenti, esce un coniglietto tutt’altro che piccino: non c’è nessun contratto Amam (nell’accezione propria-vedi sopra-del termine contratto).
Effetto sorpresa garantito che, come anche stavolta, non manca: il capogruppo di Felice per Messina, Giuseppe Santalco, ha sollevato la questione che ha animato il confronto in 1^ commissione, avendo notato che la delibera di giunta relativa non faceva menzione che di uno “schema” e non invece di un atto votato dal consiglio d’amministrazione della partecipata.La ragione è chiara: il cda dell’Amam non ha (ancora?) approvato questa che non è altro che una bozza, una proposta elaborata da Palazzo Zanca. Quindi non un regolare contratto “firmato” dalle due parti interessate.
Una “formalità” questa alla quale si potrebbe porre “facile” rimedio, convocando un cda urgente per sanare il tutto e rimettere sui binari giusti l’iter che, anche stavolta, appare tutt’altro che lineare.
Ancora domani la commissione presieduta da Nicola Cucinotta tornerà a riunirsi in forma straordinaria, verosimilmente per procedere nella direzione della chiarezza, una chiarezza che, ancora adesso, non appare neppure all’orizzonte.@eleonoraurzi