Con il blitz dell’Inter nel monday night del “Sant’Elia”, ci si avvicina al completamento della tormentatissima ventiquattresima giornata. Un turno inaugurato da Juventus-Atalanta, anticipata al venerdì in vista dell’andata degli ottavi di Champions contro il Borussia Dortmund in programma stasera, e che verrà chiuso nel tardo pomeriggio di oggi dal derby della Lanterna tra Sampdoria e Genoa, non disputato sabato sera stante l’impraticabilità del terreno di gioco di Marassi. Anche Parma-Udinese, originariamente in calendario per domenica pomeriggio, è stata rinviata, a data da destinarsi però perché qui non ci sono certezze, dal momento che il futuro prossimo del sodalizio emiliano è tuttora avvolto dal mistero.
Di certo il modus operandi del nuovo patron Giampietro Manenti sin qui ha ricordato quello di Asso, il celebre biscazziere interpretato da Adriano Celentano nell’omonima pellicola. Con la differenza che, nel film, il bluff del rilancio da “tre miliardi e otto”, previa telefonata al banchiere Morgan (“Asso, lei non ha una lira!”), trae in inganno Il Marsigliese – dall’orecchio galeotto – e va a buon fine, per la gioia del molleggiato pokerista. Nell’ambito del caos Parma, invece, le decine di milioni di euro dalla Slovenia dovevano arrivare per davvero, millantarne la copertura non ha avuto granché senso.
Evidentemente nel 2015 c’è ancora chi è disposto a tutto pur di finire sui giornali. Eppure a Manenti, smentito nelle ultime ore persino dalla Prefettura ducale, già non erano riuscite le scalate a Pro Vercelli e Brescia: qualche spia in più avrebbe potuto, dovuto accendersi. La società crociata, salvata dalla politica ai tempi dello scellerato crack Tanzi, stavolta pare realmente destinata a fallire e, come sempre accade in questi casi, ad andarci di mezzo sarà soprattutto la passione dei tifosi. A questo punto le istituzioni dovranno trovare un escamotage per far concludere la stagione alla squadra di Donadoni e non falsare, così, il campionato. Nella speranza che il già avviato balletto Figc-Lega dia i suoi frutti.
Tornando al calcio giocato, dicevamo dell’Inter che a Cagliari ha colto la terza vittoria consecutiva, trascinato dalle prodezze del ripescato (per quanto?) Kovacic e di Mauro Icardi. Per un club del calibro di quello nerazzurro dovrebbe essere routine, eppure un simile filotto mancava dai tempi di Stramaccioni, che nel 2012-13 di successi di fila in serie A ne inanellò addirittura sette. Un dato che la dice lunga sulle annate travagliate vissute dalla Beneamata, anche se il Mancio sta finalmente ingranando a dispetto di amnesie difensive ancora preoccupanti.
Il Napoli, nel primo match del lunedì, ha battuto il Sassuolo con il più classico dei risultati. Un 2-0 che consente agli azzurri di accorciare ulteriormente sulla Roma (ora distante solo tre lunghezze), impantanatasi anche al “Bentegodi” al cospetto del Verona. I giallorossi nelle ultime 7 partite hanno totalizzato appena 9 punti: mantenendo una media del genere anche la qualificazione alla prossima Champions sarebbe a rischio, quello del 2 marzo con la Juve somiglia sempre meno ad uno scontro diretto. I bianconeri, infatti, grazie al sofferto 2-1 contro i bergamaschi sono volati a più 9, ad oggi l’inerzia è tutta dalla loro parte.
Procedendo innanzi, va menzionato il sorpasso operato dalla Lazio, insediatasi al quarto posto in luogo della Fiorentina. I capitolini hanno meritatamente superato in rimonta il Palermo allo stadio “Olimpico”, la perla di Antonio Candreva è già entrata di diritto nella top five dei gol più belli del torneo. Mentre la corsa della Viola è stata arrestata dal sempre più sorprendente Torino. Altri, dopo essere andati sotto all’85’, avrebbero sbandato, mentre gli uomini di Ventura hanno impiegato appena due minuti per riequilibrare la contesa e proseguire la serie utile: sintomo di grande personalità.
Per quanto riguarda la lotta per non retrocedere, il Cesena è caduto a San Siro per mano dell’altalenante Milan, riavvicinatosi alla zona Europa League sulle ali di Jack Bonaventura, mentre l’Empoli ha impartito una lezione magistrale al Chievo, esibendo in vetrina un ragazzone di quasi 36 anni che alla porta avversaria ha sempre dato del tu, Big Mac Massimo Maccarone. In pochi a settembre avrebbero scommesso sulla salvezza dei toscani, presentatisi ai nastri di partenza con un organico sostanzialmente immutato rispetto a quello che la scorsa stagione aveva trionfato in B. Ma il campo sta confermando che con un buon maestro in panchina, nella fattispecie Maurizio Sarri, è possibile fare calcio ad alti livelli con risorse economiche davvero modeste. L’aspetto più bello di questo sport, recentemente vilipeso dall’impettito capo dei capi di stanza a Villa San Sebastiano, sulle rive del Tevere.