E’ stata presentata questa mattina, nel Salone delle Bandiere di palazzo Zanca, la proposta di Regolamento comunale antimafia della città di Messina, promosso dall’associazione Libera, dal comitato AddioPizzo e dal movimento Cambiamo Messina dal Basso. Presenti, oltre al sindaco Renato Accorinti e al presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile, Piero Gurrieri, vicepresidente nazionale di Avviso Pubblico, Federico Alagna, ricercatore dell’Osservatorio sulla ‘ndrangheta, Umberto Di Maggio, coordinatore di Libera-Sicilia e don Terenzio Pastore, presidente del comitato AddioPizzo di Messina. Si tratta di una proposta che, come detto in apertura da Umberto Di Maggio, andrà discussa ed elaborata, aperta a tutte le organizzazioni e ai “consiglieri comunali che dovranno avere il dovere ed il diritto di partecipare attivamente purché il regolamento diventi realtà”.
Per Piero Guerrieri di Avviso Pubblico la forza del regolamento (clicca qui per leggere l’intero documento) “è quella di non fermarsi di stabilire delle norme, ma va oltre la legge, sforzandosi di recuperare quelle prerogative che toccano gli enti locali”. Lo stesso Guerrieri presenta una delle novità previste dal regolamento: “una volta approvato, non basterà l’art.38 del codice dei contratti pubblici, poiché le imprese avranno l’obbligo di denunciare eventuali casi di estorsione, pena l’esclusione dalla gara d’appalto. Si tratta di un modo per contrastare la criminalità organizzata”. A conclusione del suo intervento, Guerrieri ha espresso il desiderio di presentare in futuro a Messina la Carta di Pisa di Avviso Pubblico, un codice etico-comportamentale destinato agli amministratori pubblici, contenente specifiche regole di condotta finalizzate a rafforzare la trasparenza e la legalità all’interno delle istituzioni pubbliche, in particolare contro la corruzione e l’infiltrazione mafiosa.
Federico Alagna è poi entrato nel dettaglio del regolamento, composto da 21 articoli, spiegandone i tratti principali. Ad esempio, una volta approvato, il Comune sarebbe tenuto a costituirsi parte civile in tutti i processi legati ai crimini di mafia. Si chiederà inoltre che il 21 marzo, che dal 1996 rappresenta la Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie, diventi anche una manifestazione cittadine. Vengono toccati anche temi delicati come quelli legati al gioco d’azzardo, alla corruzione e al racket. E’ obiettivo delle associazioni che hanno presentato la proposta, quello di istituire un osservatorio comunale antimafia, presente in città come Bologna e Milano, che sarebbe composto dal sindaco e dal presidente del Consiglio comunale con i rispettivi delegati, dal Prefetto, da 2 consiglieri comunali e da 3 rappresentati delle associazioni anti-racket. Alagna ha concluso sottolineando come sia necessario combattere la “criminalità all’interno delle istituzioni pubbliche, che, essendo un problema politico, deve essere affrontato dalla politica”.
Don Terenzio di Addio Pizzo ha poi spiegato come la sua speranza sia che questa proposta non rimanga nei cassetti di palazzo Zanca, senza avere uno sviluppo concreto: “Il regolamento deve essere analizzato e poi firmato. Dotiamoci di questo strumento a vantaggio di chi vuole stare nella legalità”. Al termine della presentazione della proposta hanno preso la parola il sindaco Accorinti ed il presidente Barrile. Accorinti ha ricordato come questa proposta contribuisca ad un cambiamento culturale totale, che passa a sua volta attraverso il cambiamento di tutti: “E’ fondamentale, per questo, investire sulle scuole, sull’educazione, poiché gli studenti di oggi rappresentano il futuro della città”. Il primo cittadino ha poi paragonato la situazione dell’antimafia a quella dell’ambientalismo nel passato: “50 anni fa l’ambientalismo era qualcosa di astratto – spiega Accorinti – mentre oggi esistono tante associazioni con milioni di iscritti in tutto il mondo. Deve accadere così anche in merito alla lotta contro la mafia. L’indignazione diventa, piano piano, un’esperienza sempre più collettiva. Chi ha governato Messina in passato non si è mai interessato particolarmente a queste tematiche, visto che dopo 36 anni, lo scorso maggio sono stato il primo Sindaco di questa città a prendere parte alla commemorazione di Peppino Impastato a Cinisi, così come sono stato il primo a visitare l’aula bunker del maxi-processo alla mafia in ricordo di Giovanni Falcone e ad essere stato in via d’Amelio per Paolo Borsellino. Adesso spero che il Consiglio comunale si impegni anche per assegnare la cittadinanza onoraria al Pm Nino Di Matteo, minacciato dalla mafia con il tritolo e dimenticato dalle istituzioni”. Nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone di Palermo, ogni giovedì, si svolge il processo relativo alla trattativa Stato-Mafia e Umberto Di Maggio ha spiegato al sindaco Accorinti come sarebbe importante far partecipare fra il pubblico le scuole messinesi, insieme ai membri della Giunta e del Consiglio comunale.
A concludere la mattinata ci pensa Emilia Barrile, la quale ha sottolineato la necessità di un incontro che metta a confronto tutti i regolamenti antimafia proposti da associazioni e politica, in modo da produrre un unico documento, evitando di approvarne uno per poi integrarlo più volte successivamente: “Di regolamenti ne sono stati presentati altri, oltre a quello presentato oggi. Purtroppo la burocrazia ci blocca spesso. Il problema non è causato da noi, ma dai dirigenti che chiudono le delibere nei cassetti per tanto tempo”. @SimoneIntelisano