Bandieroni, cartelli e striscioni. Sono tutti in prima fila, c’è anche il “carrozzone” che guida il corteo diretto da Piazza Unione Europea alla Stazione Marittima, sembra davvero non mancare nulla per dare vita ad una manifestazione di dissenso e protesta che si rispetti. “Siamo mille! Macchè duemila, forse anche di più e siamo incazzati perchè il Ferribotte non si tocca!”, ma la realtà è ben diversa. Decine di sigle sindacali e comitati, svariati esponenti della politica locale fra cui il Sindaco Renato Accorinti e l’assessore regionale Mariella Lo Bello insieme a numerosi consiglieri comunali, sparuti gruppi di rappresentanza di No Muos e Gioia Tauro, tanta stampa e addetti ai lavori, ma nonostante un’ora di ritardo sulla tabella di marcia alla partenza, mancano proprio loro: i messinesi e più in generale il popolo. Curioso poi il vedo-non vedo degli esponenti del PD che ci sono ufficiosamente ma non ufficialmente, perchè potrebbe apparire legittimamente controverso protestare contro un governo al quale però non fai venir meno il tuo appoggio.
Da Facebook alla strada, si sa, è tutta un’altra storia. Dalla mobilitazione virtuale che scarica le coscienze a colpi di click a quella in strada che appesantisce le gambe e viola la sacra legge dell’aperitivo c’è di mezzo il mare, magari quello dello Stretto, quello che con l’unico Ferribotte messo a disposizione da giugno 2015 si potrà attraversare esclusivamente di notte. “Siamo qui per difendere il diritto costituzionale alla continuità territoriale!” gridano i promotori dell’iniziativa, che quando gli si fa notare come il piano di dismissione dei treni a lunga percorrenza venga messo in atto ormai da parecchio tempo e non sia certo una decisione dell’ultima ora rispodono che “non è mai tardi per difendere i diritti dei siciliani, in fondo bisogna pur partire da qualche parte”.
Intanto il serpentone si dilunga, qualcuno dal bordo della strada osserva con poca convinzione, qualcun’altro commenta gli abiti del sindaco, c’è chi addirittura si chiede per quale motivo, anche questa volta, si stia scioperando. Ma la confusione regna sovrana sopratutto all’interno dell’eterogenea composizione del corteo: da un “noi siamo antifascisti” ad un “crocetta pezzo di m…”, salvo poi assistere al grande ritorno, niente poco di meno che, dei Forconi, una volta giunti alla stazione centrale. E quando c’è da ascoltare i dubbi incalzano, perchè a prendere parola sono due o più persone contemporaneamente col megafono in mano. Si aggira uno strano personaggio che insegue i giornalisti presenti per invitarli a dare spazio a quel movimento che sembrava essere caduto nel dimenticatoio e che adesso inneggia al sicilianismo, urlando che non bisogna pagare l’Imu allo Stato; nel mentre, ecco aggiungersi al grande ballo, esponenti separatisti di “Sicilia Indipendente”, alla faccia della rivendicazione del diritto alla continuità territoriale.
Doveva essere un primo grande segnale di risveglio e di ferma opposizione ad una politica dei trasporti che sta sempre più isolando la nostra terra, mascherandola di belle speranze; è stata forse solo una lunga passerella rivolta a ignoti, un grosso calderone di sfoghi e malesseri. Il tutto senza che i diretti interessati, i pendolari, abbiano preso parte al corteo.”Poteva andare anche peggio”, o magari doveva andare anche meglio.