Il piano di riequilibrio: un nuovo debito per pagare il vecchio debito. Accorintiani ed ex a confronto

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La procedura di riequilibrio, alternativa al dissesto”: in questa frase, contenuta nella dichiarazione del vicesindaco Guido Signorino, si trova la perfetta sintesi della “bagarre” finanziaria che sta scuotendo Palazzo Zanca e l’opinione pubblica. I consiglieri comunali, come schegge impazzite, cercano di trovare conforto in una posizione o in un’altra: “lo voto? Non lo voto?”. Oggetto è il famigerato piano pluriennale.

La certezza che, qualunque sarà l’esito del voto, si farà “male”, è chiara a tutti e quaranta… forse! Tra questi c’è di certo chi decide sulla base di riflessioni etiche o previa consulenza tecnica di esperti (ci sono, infatti, consiglieri che dopo le commissioni si confrontano -a proprie spese- con liberi professionisti, addetti ai lavori, per leggere con più chiarezza le carte), c’è chi si fa dettare la linea da Roma o Palermo, c’è anche chi fonderà la propria scelta sui cosiddetti “inciuci” e qualcuno addirittura sul “partito preso”.

Gino Sturniolo
Gino Sturniolo

C’è chi comunque decide di affidare al mezzo più social possibile le proprie riflessioni prevoto. E’ il caso di Gino Sturniolo, il fuoriuscito da Cambiamo Messina dal Basso che, in coerenza con le posizioni sempre sostenute, tuona sul suo profilo Facebook che un debito contratto per sanare un altro debito non è altro che un debito in più e non, invece, un’ancora di salvezza.

Secondo il Sindaco e il vicesindaco il pagamento del debito, utilizzando il Fondo di Rotazione, introdurrebbe nell’economia messinese liquidità per 60-100 milioni che, attraverso ovvi effetti moltiplicatori (?), diventerebbero 300, generando un’impennata del pil cittadino del 2,5%” – scrive il consigliere ex accorintiano. “Purtroppo, però, il Fondo di Rotazione, è un prestito e saranno i cittadini messinesi a doverlo restituire in rate semestrali. Ma se c’è un creditore ci sarà anche un debitore. E siamo davvero certi che il debitore sia il cittadino messinese? È il cittadino messinese che ha preso le decisioni politiche e amministrative che hanno generato il debito? E poi, è giusto che questa generazione e la successiva paghino il debito frutto di generazioni politiche, amministrative, imprenditoriali del passato? Insomma, se c’è un diritto del creditore ad essere risarcito, ce n’è anche uno del cittadino incolpevole ad essere insolvente? È possibile, cioè, mettere, come primo atto, sotto accusa politica quel debito e chi l’ha generato? E se sì, siamo davvero certi che cercare di fare l’impossibile (fino a mettere in piedi un Piano di Riequilibrio poco credibile come quello in discussione in questi giorni) per pagarlo “per intero” sia la cosa più giusta? È giusto correre il rischio di contrarre un altro debito (il Fondo di Rotazione) per pagare il debito passato?”.

Domande retoriche, questioni amletiche che forse avrebbero trovato risposte se, mesi fa, si fosse scelto di istituire quelle commissioni di inchiesta proposte da qualche consigliere senza macchia (e senza storia all’interno del consesso, prima di tutto), finalizzate a definire “per colpa di chi” l’Ente comunale, le partecipate e tutto il cocuzzaro da cui l’abnorme debito è stato generato, si sono ritrovate a creare suddetto buco nelle tasche dei messinesi. Eh sì, perché proprio i messinesi sono chiamati a saldare quel debito. Come? Contraendone uno nuovo. E questo modus operandi, secondo Sturniolo non è propriamente risolutivo.

Ma, soprattutto, è davvero corretto dire che il pagamento del debito genererebbe il rilancio economico della città?”, domanda ancora. “Come può accadere questo se dei 65 milioni di debiti certi ed esigibili 55 vanno a circa 80 grandi creditori, pochi di questi operatori economici messinesi?”. In realtà la risposta, Sturniolo, se la dà -in parte- qualche riga dopo, spiegando quali sono i debiti certi ed esigibili immediatamente. “ 27 milioni circa hanno a che fare con il contenzioso legale (parcelle, spese giudiziali, risarcimento sinistri …) e di questi in tre casi dei singoli hanno crediti per oltre 500.000 euro. 920.000 euro sono i soldi che andranno ad ingeneri”, già questo è un aspetto da non sottovalutare. “Ci sono, poi, 17 milioni per Atome3, 2 e mezzo per Messinambiente, 696 per Tirrenoambiente […]”. In una città la cui economia si fonda principalmente su terziario e libera professione, invece, rimettere in circolo milioni di euro per pagare parcelle è già un ottimo input ma, certo, non risolve la situazione generale, come invece sembrerebbe trasparire dalle dichiarazioni dei vertici di Palazzo Zanca.

Non lo nega Sturniolo che aggiunge: “La discussione pubblica sul Piano di Riequilibrio è segnata dalla rivendicazione del giusto diritto dei creditori del Comune di Messina di essere pagati per il lavoro svolto o i servizi prestati”; esattamente: un giusto, sacrosanto diritto.

 

Guido Signorino
Guido Signorino

Guido Signorino, ha precisato che: “La scadenza per l’approvazione del piano di riequilibrio accresce l’interesse verso i suoi contenuti e incrementa la sua discussione anche verso l’opinione pubblica. È un bene, perché così i cittadini vengono messi a conoscenza delle strategie attraverso cui diventa possibile evitare il dissesto della città, coi danni agli interessi sia pubblici che privati che ne deriverebbero”, ma siamo certi che i cittadini non siano solo sempre più confusi da questi continui rimbalzi tra commissione e ministero, tra pareri e commenti al vetriolo, tra numeri e voci incomprensibili? E soprattutto chi dovrebbe chiarire ai cittadini (debitori a loro discapito) una faccenda che evidentemente non è chiara neppure a chi amministra? I numeri sembrano diventati un’opinione e ciascuno dice la sua come se i capitoli da inserire fossero facoltativi, così come i termini sulla cui perentorietà si è aperto un dibattito che è durato giorni.

1) Il piano di riequilibrio non si basa sull’incremento della pressione fiscale. Nel piano le maggiori entrate tributarie pesano appena per il 16,5% del totale ed hanno un carattere di equità, fondandosi sul contrasto all’evasione fiscale e sulle rendite immobiliari: ad essere attenzionati non sono i”soliti noti”, ma i furbi e le rendite (peraltro, in applicazione di leggi dello Stato che entrano in vigore indipendentemente dal piano di riequilibrio)”, esplicita una “nota/lezione” congiunta di sindaco e assessore al bilancio; “2) il piano non mantiene una dinamica sostenuta per le spese correnti. Quasi i 2/3 del piano (290 milioni su 456) sono costituiti da economie e riduzione di spesa corrente: dal risparmio sul costo del personale (mantenendo stabilizzazione dei contrattisti e turn-over al 50%), al risparmio energetico, dalla riduzione dei trasferimenti al servizio pubblico dei trasporti, alla riduzione dei fitti passivi, ai minori costi per servizi; 3) il piano non prevede nessun taglio alle spese di investimento (in realtà abbiamo trovato spese inesistenti per investimenti); al contrario, grazie agli interventi normativi voluti dalla Giunta Accorinti la procedura del riequilibrio consente adesso di ottenere mutui anche per i Comuni in predissesto proprio per i progetti di risparmio strutturale previsti nei piani di riequilibrio. In altre parole, sarà possibile investire anche in condizioni di difficoltà finanziaria proprio grazie al piano su quei progetti di investimento (ad esempio risparmio energetico, risparmio sui fitti passivi) in esso espressamente previsti; 4) nella sua articolazione, il piano di riequilibrio prevede una ristrutturazione dei servizi pubblici locali orientata alla realizzazione di importanti economie di gestione e di scala, con l’accorpamento e la gestione interna di servizi attualmente spezzettati, con risparmi sugli oneri organizzativi (riduzione dei componenti di Cda e degli organi di governo), collegati alla proposta di “multiservizi”. Inoltre, con l’ormai famoso -???- ”articolo 43”, il piano di riequilibrio consente di introdurre nel sistema economico locale (tramite il saldo dei debiti entro pochi mesi dall’approvazione) una notevole capacità di spesa, almeno 75 milioni in poco tempo, costituendo una delle misure espansive di maggiore portata che si possano realizzare a beneficio dell’economia messinese. Insomma, col piano di riequilibrio, grazie alla nuova normativa, oltre alle economie sulle uscite pubbliche, si realizzano due importanti obiettivi, nuova capacità di spesa e investimenti in settori strategici di gestione”.

Il “chiarimento” del docente di economia prestato alla politica, più che materiale da comunicato chiarificatore, sembrerebbe un riassunto di un capitolo di studio accademico che potremmo ribattezzare “il grande bluff” e non perché non sia veritiero quanto asserito (per quanto opinabile, come evidentemente tutto quello che afferisce le questioni e i guai del Comune) ma perché, comunque andranno le cose -e qui dice una grande ovvietà/verità Gino Sturniolo-, a farne le spese saranno sempre e comunque i cittadini. Cittadini che lamentano assenze di servizi, carenze strutturali, subiscono violenze quotidiane date dalla depauperazione di quanto di più scontato dovrebbe esistere -ossia i diritti costituzionali-, pagano tasse salate senza vederne benefici, assistono inermi a sprechi assurdi e oltre al danno si ritrovano con la beffa di doversi far carico di ulteriori esborsi per pagare debiti contratti da chi ha fatto bene solo al proprio interesse personale o di ristretta cerchia. Una mala gestio del passato, per carità, ma che non solo si riflette sul presente bensì si corrobora di nuovi prolassi temporali, condannando al pagamento di un debito anche chi verrà dopo e di questa situazione non ha proprio alcuna responsabilità.

Intanto per stasera previsto l’avvio di una nuova sessione consiliare e domani, come preannunciato ieri, una nuova seduta straordinaria del consiglio comunale. @eleonoraurzi

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