L’inchiesta sugli oneri riflessi che ha sconquassato la serenità del civico consesso messinese qualche anno addietro sembra aver trovato una quadra. Avviso di conclusione delle indagini preliminari recapitato agli ex consiglieri Elio Sauta (Pd), Gaetano Caliò (Pd), Carmelo Conti (Pdl) e Paolo Saglimbeni (Pd); per tutti gli altri nomi circolati per iscrizione nel registro degli indagati, la Procura starebbe provvedendo alla richiesta d’archiviazione. Questi sono accusati di truffa e falso insieme a presunti datori di lavoro delle cooperative sociali delle quali sarebbero risultati dipendenti.
Ma dove sta la truffa? Per oneri riflessi si intendono quei rimborsi che l’ente Comune versa nelle casse del datore di lavoro che, di punto in bianco, con l’elezione del proprio dipendente al consiglio comunale, si ritrova a perdere produttività e forza lavoro causa numerose assenze determinate dall’esigenza di questi di presenziare a sedute di consiglio e di commissione. Ma nè i consiglieri né l’azienda,durante questi periodi d’assenza, verrebbero penalizzati finanziariamente, lo stipendio dei dipendenti/politici verrebbe in buona sostanza coperto con soldi pubblici e non dalle aziende (o cooperative) in cui risultano impiegati. Gli importi che sono sotto l’occhio degli inquirenti oscillano tra i 2.000 e i 4.000 euro lordi mensili (cifre che, ad esempio, passavano dall’ente di formazione Aram, per corrispondere le spettanze di Caliò e Sauta), insomma un esborso non da poco che, chiaramente, ricade sulle già appesantite spalle dei contribuenti. @eleonoraurzi