“Il comunicato di Ferrovie è una toppa peggiore del buco che aggiunge rabbia alla delusione, non siamo disposti a subire l’ennesimo scippo che calpesta la dignità del meridione e comprime i livelli occupazionali, rivendichiamo investimenti per un concreto potenziamento del servizio universale: treni nuovi, navi capaci di traghettare l’alta velocità, investimenti per ottimizzare e velocizzare le operazioni di imbarco e sbarco. Quando i servizi essenziali non funzionano bene si migliorano, non si cancellano”. Replica così, alle Ferrovie dello Stato, la segreteria nazionale dell’Or.Sa, tramite Antonino D’Orazio e Mariano Massaro, e quella messinese, per voce di Michele Barresi.
Secondo il sindacato, “Fs, addolcendo la pillola, confermano quanto comunicato alle rappresentanze sindacali nell’incontro nazionale del 2 febbraio”. La volontà di non abbandonare, bensì potenziare l’offerta nello Stretto di Messina “stride con i contenuti dell’informativa resa ai sindacati, nessun potenziamento è possibile in assenza di investimenti e lo stesso rappresentante di ferrovie il 2 febbraio ha riferito che il taglio al servizio essenziale, raccomandato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, si rende necessario per via della mancanza di fondi da destinare al servizio di traghettamento passeggeri veloce; dunque i fondi mancanti verrebbero prelevati dai finanziamenti conferiti per il servizio di traghettamento con il treno”.
Anche in merito ai livelli occupazionali, al di là dei 62 dipendenti ricollocati in Rfi, “non si fa cenno ai circa 70 marittimi precari che non imbarcheranno più nella flotta pubblica, agli esuberi non ricollocabili dell’indotto e agli esuberi ferroviari nelle attività correlate al servizio universale: manovra, manutenzione e personale mobile”.
Infine, i mezzi veloci che, a detta di Fs, garantirebbero maggiore frequenza e standard qualitativi più elevati, soddisfacendo appieno la mobilità nell’ambito dello Stretto di Messina: “Il servizio di traghettamento veloce esisteva già – obietta l’Or.Sa – non si tratta di nuovi investimenti né di potenziamento del servizio, tutt’altro. Con i proclami si cerca di occultare il taglio alle sovvenzioni per la lunga percorrenza che resta l’unico servizio possibile a garanzia del diritto costituzionale alla continuità territoriale. Dal 13 giugno 2015 – conclude il sindacato – il trasporto ferroviario da e per la Sicilia subirà una riduzione senza precedenti e si cercherà di tappare i buchi facendo traghettare i viaggiatori, a piedi, con i mezzi veloci già presenti nello Stretto dal 2008 grazie alle lotte dei marittimi precari e alle sovvenzioni Statali che l’attuale ministero dei Trasporti, nei fatti, non ha confermato e intende recuperarle comprimendo all’inverosimile il diritto alla continuità territoriale con i treni a lunga percorrenza”.