“Più che sull’Ente Porto, sarebbe corretto puntare il dito sull’incapacità e sulla volontà di una classe politica che si è negli anni alternata sia alla Regione che a livello nazionale, umiliando le prerogative e le finalità dell’ente a vantaggio di meri interessi personali”. Interviene così, in un comunicato, l’associazione La Sicilia ai Siciliani, in merito alla vicenda ormai secolare dell’Eapm, tornata in auge dopo la proposta del deputato regionale Beppe Picciolo di realizzare il punto franco a Giammoro.
“Tra le principali attività dell’ente, costituito con decreto del presidente della Regione il 10 marzo 1953, vi è quella di gestire il punto franco, a sua volta nato con la legge 191/51 – affermano i vertici dell’associazione – un progetto che negli anni ’90, fu regolarmente approvato dalle competenti autorità e dotato della necessaria copertura finanziaria. Ma questa iniziativa, però, fu bloccata, con nota del 12 gennaio 1996, dalla neo-istituita Autorità Portuale di Messina, che affermava di essere titolare, fra l`altro, di tutte le aree ricomprese nella zona falcata. L’inizio della fine”.
La Sicilia ai Siciliani ha visionato vari studi di fattibilità come quelli dell’avvocato Rizzo-Nervo o del professor Ukmar, che ne descrivono il percorso e le potenzialità come un moltiplicatore d’impresa che “creerebbe 3.000 posti di lavoro in tre anni”. “In questi studi – proseguono – si evidenzia anche la possibilità di estendere il territorio concedendo ad esempio alla zona Asi di Giammoro ed altre aree vicine (in Europa l’area di alcuni Punti Franchi è stata estesa, quindi fattibile anche a Messina) la possibilità di essere utilizzate come scarico merci, stoccaggio e lavorazione di prodotti e materie prime. Oggi queste zone utilizzate soltanto come zona d’ attracco di petroliere, con i disastrosi rischi ambientali e non solo connessi che ben conosciamo. Citando sempre questi studi, la zona falcata di Messina potrebbe ricoprire il ruolo di area uffici sia amministrativi che di rappresentanza, rilanciando anche la nostra Fiera Internazionale”.
L’associazione tiene in debito conto che il rischio che l’Autorità portuale sia accorpata a Gioia Tauro: “Fatto che se si verificasse potrebbe sancire il definitivo tramonto delle speranze di rinascita per la città dello Stretto. Oggi, avallando la scelta di rinunciare al porto franco, stiamo cancellando le fondamenta storiche ed economiche di precludendoci a priori un diritto unico all’interno del contesto europeo. Per Messina è fondamentale mantenere la propria autonomia nella gestione della portualità salvaguardando l’opportunità di usufruire del punto franco ripercorrendo quella che, nei secoli, è sempre stata la vocazione naturale della città, che la rese grande nel panorama internazionale”.