Il tanto atteso e agognato parere dei revisori dei conti sul piano di riequilibrio del Comune di Messina continua a farsi attendere. La situazione, come riporterebbero le cronache giornalistiche della Prima Repubblica è fluida e questa mattina ha fatto registrare la contrarietà dei vice presidenti del Consiglio alla richiesta di una seduta urgente da parte di Renato Accorinti. L’aspetto più “bizzaro”, lo definisce così Daniela Faranda, della situazione sembra però essere costituito da una lettera inviata proprio al collegio dei revisori da Guido Signorino, firmata pure dal capo di Gabinetto, Silvana Mondello, due giorni fa, il 28 gennaio. Lettera in cui l’assessore al Bilancio di palazzo Zanca suggerisce priorità e strategie a chi dovrebbe controllarne l’operato. “Mi sembra un modo di agire quanto meno inconsueto – rileva la capogruppo del Nuovo centrodestra – il controllato che si ingerisce nell’attività del controllore”.
La missiva, secondo la consigliera, fa ancora più specie “se si pensa che gli stessi revisori dei conti, nelle scorse settimane, a proposito dell’approvazione del bilancio preventivo 2014, hanno incontrato diverse difficoltà nell’ottenimento di documenti che gli uffici avrebbero dovuto fornire senza essere sollecitati”.
Signorino scrive ai revisori in merito a una loro richiesta. ai dirigenti, circa i debiti fuori bilancio, oggetto del quarto quesito del ministero dell’Interno: “Vorrei dare priorità al parere relativo agli atti per il Consiglio”, precisa l’assessore, dicendosi convinto che l’aula non debba esprimersi sulla relazione del collegio e che sia importante “non ritardare la convocazione del Consiglio stesso”, per non pregiudicare “la possibilità di rispettare i termini, pur non perentori”.
“La stessa richiesta di valutazione analitica sulle singole voci che compongono la massa passiva – dice il vicesindaco nel secondo punto del documento – va interpretata alla luce del contenuto dell’atto che si sta producendo”. Il piano, prosegue, “non è chiamato a riconoscere il debito ma a censirlo”. “Per velocizzare l’incardinamento della discussione in Consiglio”, quindi, suggerisce di “procedere alla redazione del parere subordinandone il contenuto all’esame che lo stesso Consiglio potrà effettuare della valutazione analitica della passa massiva in sede di discussione del provvedimento”. In pratica, un cane che si morde la coda. E, seguendo questa linea, il parere del collegio potrebbe non arrivare mai.