“Ancora una volta vince la cattiva ‘messinesità’. Ovvero, il disinteresse delle istituzioni, l’assenza della politica (tranne quando il malato è già in punto di morte e allora si presenta… chissà ci scappa un voto), l’inconcludenza di riunioni su riunioni per auto ammirarsi e infine l’incapacità di fare squadra e riconoscere un leader”. Massimo Finocchiaro, rappresentante cittadino del Il Megafono, dipinge così la vicenda legata alla fine ingloriosa della Camera di commercio di Messina.
“Abbiamo assistito per oltre due anni – prosegue l’uomo di fiducia di Rosario Crocetta, in città – a un braccio di ferro, di cattivo gusto, tra associazioni di categoria che si contendevano ‘una poltrona’ e un assessorato regionale, quello alle Attività produttive, che di istituzionale e per l’interesse generale della città, ahimè, Metropolitana di Messina ha fatto poco (non ultimo l’inosservanza di una sentenza del Tar di Catania che impone l’insediamento del consiglio direttivo con le personalità indicate dalle associazioni stesse), mentre per gli interessi generali dei ‘salotti istituzionali’, forse, ha fatto anche troppo”.
Commissariare l’ente camerale per i primi sei mesi, secondo Finocchiaro (nella foto, primo da destra), numero due di Confindustria a Messina, può anche essere accettabile: “Ma reiterare un commissariamento con un ex funzionario regionale (persona amabile e stimatissima) in quiescenza, per tre volte di seguito, di sei mesi in sei mesi, senza arrivare mai ad un punto, se non quello che lo stesso dottor De Francesco (Franco, ndr) definisce un atto di indirizzo propedeutico all’accorpamento della Cciaa di Messina con quella di Catania… ecco in tutto questo c’è veramente poco di istituzionale”.
“A poco – conclude – sono valsi gli interventi e le sollecitazioni della deputazione messinese riunita al Comune qualche giorno fa, a poco è valso il monito di monsignor Calogero La Piana che ha rivolto alle istituzioni, a poco è servito quell’assurdo silenzio, le strategie e le astuzie di quei ‘rappresentanti’ delle categorie che concorrevano a un ‘posto’ in un consiglio direttivo che non si insedierà mai più, in una Camera di commercio che non ci sarà più. Bravi!”.