Evasione discale per 8,2 milioni di euro, mancato versamento dei contributi previdenziali. Per questa ragione, questa mattina, militari dei Nuclei di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo e di Messina hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Andrea Currò, amministratore della Currò Trasporti Srl, società messinese di trasporto di merci su strada, e del proprio consulente fiscale, il ragioniere Michele Nigrelli, per essere stati ideatori di un articolato sistema di frode fiscale, che ha visto, tra l’altro, la partecipazione attiva di altre sei persone. Vengono contestati, a vario titolo, numerosi reati, quali l’associazione a delinquere, l’utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele, omessi versamenti Iva, occultamento e distruzione di scritture contabili ed illecita somministrazione ed utilizzo di manodopera.
I provvedimenti restrittivi, richiesti dal pool della Procura della Repubblica di Messina – coordinato dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita – sono stati emessi dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale peloritano, il quale ha ritenuto particolarmente gravi le condotte poste in essere dagli organizzatori dell’associazione a delinquere. L’inchiesta, denominata Dark Truck 2, prende le mosse dagli sviluppi di una precedente attività investigativa svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo che, già nel marzo 2012, su disposizione di quella Procura della Repubblica, aveva portato al sequestro di beni fino ad un valore complessivo di 62 milioni di euro, nonché il sequestro di 5 cooperative di trasporto di merci su strada, per aver emesso fatture per operazioni inesistenti nei confronti di numerosi soggetti economici, per un ammontare superiore a 120 milioni di euro.
Nel corso delle indagini, gli investigatori hanno concentrato l’attenzione sulle società Europa Trasporti Srl (già Currò Srl) e Currò Trasporti Srl, riconducibili al gruppo imprenditoriale della famiglia Currò di Messina, quali utilizzatrici di fatture per operazioni inesistenti, emesse dalle cooperative palermitane Ma.Da Group, Gi.Da Group e Millenium Trasporti, le quali, in qualità di società “cartiere”, si erano interposte fittiziamente nell’assunzione del personale, attraverso la stipula di simulati contratti di appalto di servizi, consentendo, in tal modo, di far conseguire indebiti vantaggi fiscali alle due società messinesi.
Gli approfondimenti hanno consentito non solo di verificare l’illecita utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, ma anche di accertare l’elevata complessità della frode, approntata all’evidente scopo di rendere più difficoltosa la sua individuazione da parte degli inquirenti. Un sistema che ha previsto, non solo l’utilizzazione delle fatture emesse dalle cooperative palermitane, ma anche l’interposizione fittizia di una società, priva di qualsiasi struttura patrimoniale, organizzativa ed imprenditoriale, l’Europa Trasporti Srl, tra la Currò Trasporti Srl, beneficiaria finale, e le cooperative palermitane. L’Europa Trasporti riceveva le fatture per appalto di servizi dalle cooperative palermitane e, a sua volta, rifatturava le medesime prestazioni alla Currò Trasporti.
A seguito del sequestro delle cooperative “cartiere” palermitane, Andrea Currò, con la collaborazione del consulente fiscale, sembra abbia ceduto le quote societarie della cooperativa Europa Trasporti a una società di diritto inglese (Fishy Biziness Ltd con sede legale a Londra), al fine di ostacolare l’individuazione dell’effettivo proprietario nel caso di future indagini.
Inoltre, il Currò e il Nigrelli, grazie alla collaborazione degli indagati, avrebbero costituito due ulteriori società, la Inlog Srl e la One Global Service Srl, con sede rispettivamente in Catania e Mistretta, ma di fatto operanti nella Currò Trasporti, le quali fornivano formalmente anch’esse manodopera alla Currò Trasporti, mentre i mezzi utilizzati per la movimentazione delle merci erano di proprietà di quest’ultima, concessi alle società in comodato d’uso gratuito. Le due società, dopo l’avvio delle attività ispettive, sono state messe in liquidazione.
Le indagini hanno consentito di quantificare imposte evase per oltre 8,2 milioni di euro e il mancato versamento di contributi previdenziali da parte delle società, le quali, pertanto, non solo non hanno versato un euro alle casse dell’erario, ma hanno anche consentito di utilizzare manodopera ad un costo notevolmente inferiore rispetto a quello “legale”, con conseguente “distorsione” degli equilibri del mercato e del corretto funzionamento delle regole sulla concorrenza. Sono in corso di esecuzione i provvedimenti di sequestro, nella forma “per equivalente”, sulle disponibilità finanziarie e sui beni immobili degli indagati, fino alla concorrenza del debito tributario.