Palazzo Zanca non ha approvato il piano anti corruzione. Sono Giuseppe Santalco e Palo David, rispettivamente capigruppo di Felice per Messina e Pd, a denunciare la cosa a Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Garante Anticorruzione, attraverso una nota avete a oggetto “Mancata approvazione da parte del Comune di Messina del piano triennale di prevenzione della corruzione (Ptpc) e mancata predisposizione entro il 31-12-2014 della scheda standard per la redazione della relazione prevista dall’articolo 1 comma 14 della legge 190/2012 e del piano nazionale anticorruzione”.
Santalco e David si appellano agli articoli 4 e 5 del regolamento Anac, in materia di sanzioni per l’omessa adozione dei piani triennali di prevenzione, di quelli di trasparenza e dei codici di comportamento, e chiedono al Garante l’avvio di una “attività istruttoria volta a individuare i motivi per cui il Comune di Messina non ha approvato i piani, con accesso da parte degli organi di polizia amministrativa o con funzioni ispettive”. I consiglieri ricordano che l’atto “è di esclusiva competenza della Giunta mentre responsabile unico del procedimento è il segretario/direttore generale, anche in veste di responsabile anticorruzione e trasparenza: “Il mancato rispetto del termine la dice lunga sulla continua mancanza di tempestività di questa Amministrazione che si distingue per la ritardata applicazione di leggi e regolamenti, anche in una materia così delicata”.
Gli esponenti dell’opposizione denunciano come si tratti di “un clamoroso rallentamento nell’applicazione di norme su cui dovrebbe essere alta la sensibilità generale”. “Evidentemente – proseguono – le parole dell’Amministrazione Accorinti restano tali. Quelle del Consiglio comunale, quando non ascoltato, si tramutano in pietre. In diverse occasioni, sia in aula che in conferenza stampa, abbiamo sollevato la questione”.
Santalco e David si dicono delusi soprattutto da Antonio Le Donne (in foto, al centro) che, “nonostante la sua esperienza, ancora non ha dimostrato di essere in grado di governare la macchina amministrativa, tecnica e dirigenziale del Comune. La riorganizzazione – rimarcano – ha dato sin qui risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Non è riuscito neanche a far nominare l’Oiv, con gravi conseguenze relative alla mancata valutazione dei dirigenti e all’impossibilità di controllare l’applicazione delle norme relative a trasparenza e anticorruzione”.
Particolarmente critica, la posizione rispetto al doppio ruolo “perché Le Donne per un verso dovrebbe essere il garante dell’attività del Consiglio comunale, per un altro, essendo troppo compromesso politicamente, è costretto alle volte a guardare sia al Consiglio che alla Giunta. Peraltro, non assicura un’impronta decisa nel rapporto con l’impianto burocratico dell’ente, come dimostrano le continue mancanze dei dirigenti che troppo spesso non danno le dovute risposte, come segnalato di recente dai revisori dei conti”.