La chiusura dei presidi veterinari nei 108 Comuni della provincia di Messina, annunciata lo scorso novembre dall’azienda sanitaria locale, senza alcuna concertazione con gli enti destinatari del provvedimento, continua a tenere alta l’attenzione del mondo animalista, al di là dei confini dello Stretto. A prendere recentemente posizione contro il provvedimento che porta in calce la firma del direttore generale dell’Asp 5, Gaetano Sirna, e a replicare alle dichiarazioni rilasciate a Messina Ora, è il Partito animalista europeo (Pae) attraverso il segretario nazionale Enrico Rizzi: “La città e la provincia di Messina sono letteralmente invase da cani e gatti randagi – si legge nel profilo Facebook ufficiale di Rizzi – eppure il capo della locale Asp ha pensato bene di sospendere le sterilizzazione gratuita dei randagi e di trasferire le somme vincolate per legge proprio alla sterilizzazione (circa 680mila euro), alla sanità animale e in particolare nella lotta alla brucellosi”.
“Questo dirigente – si denuncia nella nota – dimentica che si tratta di soldi pubblici e non può farne ciò che vuole, sopratutto se esistono particolari e precise responsabilità per la sua azienda proprio in tema di prevenzione del randagismo. Circostanze che mi hanno spinto ad investire il nostro ufficio legale al fine accertare eventuali responsabilità dell’Asp, sia in sede civile che penale, perché tutto ciò – conclude Rizzi – è vergognoso e inaccetabile”.
Ma non è solo il Pae a schierarsi contro la scelta maturata tra le stanze di palazzo Geraci; a prendere posizione e reagire a quelli che definisce “i diktat del potente di turno” è anche Caterina Arcovito, presidente dell’associazione Amici del Cane.
“Sostenere un atto illecito, giustificandolo con motivazioni pretestuose, senza prevedere le disastrose conseguenze a breve termine sul randagismo e attribuendounicamente ai Comuni, seppur inadempienti, compiti e responsabilità è inaccettabile – denuncia – tanto quanto il fatto che quasi tutte le istituzioni chiamate a svolgere i compiti assegnati dalle leggi volgono lo sguardo altrove”.
“Si danno diktat, si etichetta come ‘soluzioni preconfezionate’ quanto la legge regionale 15/2000 prevede anche per l’azienda sanitaria provinciale – spiega l’Arcovito – e questo perché ‘sotto il profilo squisitamente aziendale’, si ravvisa l’inefficienza non nella scarsissima prestazione del servizio ma nell’esiguo numero degli animali sterilizzati, che implicitamente, per Sirna, avrebbero dovuto fare la fila davanti a presidi chiusi sei giorni su sette, nonostante fior di funzionari: inefficienze queste – denuncia – mai prese in considerazione”.
Sono tanti gli interrogati sollevati dalla presidente di Amici del Cane di relazione al modus operandi dell’Asp: “Il cittadino deve sbrogliarsela da solo perché l’azienda i soldi dei contribuenti ha deciso di usarli secondo i propri obiettivi per incassarne altri?”. A condannare i presidi veterinari all’inesorabile chiusura, l’inconsistenza dei numeri maturati in alcuni di questi: in un anno 50 cani sterilizzati e zero gatti. Un trend negativo che per l’Arcovito ha ben altre cause: “Invito l’Asp a dare conti e resoconti di questo sfacelo. I quattro presidi chiusi servivano interi comprensori e, con personale efficiente, potrebbero ancora oggi dare una risposta decisiva alla riduzione del randagismo con sterilizzazioni e identificazioni a tappeto dei cani e gatti dell’intera provincia”.
Da qui l’incalzante invito al direttore generale affinché ripristini immediatamente i presidi illegalmente soppressi e i servizi dovuti ai cittadini.
Altrettanto forte è la presa di posizione della responsabile di Amici del Cane in merito alla questione accreditamento europeo dell’ex facoltà di Medicina veterinaria: “Delle esigenze dell’università di Messina non credo si debba fare carico il cittadino o l’azienda sanitaria provinciale – osserva l’Arcovito – e, se proprio quest’ultima tiene così tanto a salvare qualcuno, libera di farlo, ma senza commettere atti contro legge. Dubito che i commissari di Bruxelles potranno ravvisare in questo accordo le condizioni formative adeguate solo perché gli studenti ‘osservano’ sterilizzazioni e identificazioni: l’azienda – chiosa – non fa altro per cani e gatti randagi, niente visite, niente diagnosi, né analisi o vaccini”. (@Emma_De_Maria)