La Roma inizia l’anno col sorriso. Merito di una befana atipica, tipicamente mascoline le fattezze dell’arbitro Guida, e dell’indomita Inter, brava nell’imbrigliare la capolista in un derby d’Italia che avrebbe anche potuto colorarsi interamente di nerazzurro.
Nel lunch match i giallorossi hanno sbancato il Friuli per effetto di un gol fantasma di Davide Astori. Il direttore di gara si è assunto la responsabilità di smentire l’addizionale di porta Maresca, secondo il quale la sfera non aveva oltrepassato interamente la linea. Neanche le moviole hanno fatto piena chiarezza, ma l’Udinese può anche recriminare per il rigore solare non concesso a Kone, falciato da Emanuelson a 5 minuti dalla fine. Un quadretto niente male che forse, finalmente, sazierà Rudi Garcia: il ritornello sugli episodi di Juve-Roma ha già pagato abbastanza, in tanti han fatto notare al mister transalpino che il saldo, adesso, è decisamente in attivo.
Solamente un punto ora divide le prime due della classe, aritmetica conseguenza del pareggio maturato allo Stadium. La Vecchia Signora è ricaduta nell’errore costatogli la Supercoppa, magari la prossima volta Allegri consiglierà ai suoi di iniziare a gestire dal doppio vantaggio in poi. Non serve un decano della panchina per capire che sull’1-0 una partita non è chiusa, specie ai massimi livelli.
Roberto Mancini, dal suo canto, si è confermato spauracchio in casa Juve. Tredici mesi fa, ai tempi del Galatasaray, l’aveva sbattuta fuori dalla Champions grazie a quel Wesley Sneijder che oggi costituisce il sogno malcelato del tecnico bianconero; ieri le ha tarpato le ali in campionato, con Icardi croce e delizia e un Podolski in più nel motore. In attesa del regalo più consistente che Thohir e Ausilio sperano di recapitargli quanto prima, il sogno Shaqiri presto potrebbe diventare realtà.
Al terzo posto troviamo a pari punti Lazio e Napoli, entrambe hanno saltato in scioltezza gli ostacoli proposti dal calendario. I biancocelesti, nell’unico anticipo della diciassettesima giornata, hanno inflitto un pesantissimo 3-0 alla Samp. Quello che si presentava come uno spareggio Champions si è trasformato ben presto in un incontro a senso unico, caratterizzato dalla prestazione monumentale di Felipe Anderson. Il brasiliano, nel volgere di pochi mesi, ha smesso i panni dell’oggetto misterioso per vestire quelli del valore aggiunto, adesso riesce ad esibire tutto il suo repertorio di prim’ordine, da potenziale craque assoluto. I blucerchiati, orfani del neo partenopeo Gabbiadini, hanno salutato il 2015 come peggio non potevano. La speranza di Mihajlovic è che si sia trattato di un semplice incidente di percorso, comunque costato l’aggancio da parte dei cugini del Genoa, abili a rimontare l’Atalanta dallo 0-2 a Marassi.
Il Napoli invece ha espugnato il Dino Manuzzi di Cesena con un eloquente 4-1, sulle ali dell’implacabile Gonzalo Higuain. Il miglior viatico in vista della supersfida di domenica, quando al San Paolo sarà di scena la Juve capolista, bramosa di rivincita dopo il freschissimo dispiacere cagionatogli dalla banda Benitez in Qatar.
Il Sassuolo, sorprendente fino a un certo punto, ha riportato sulla terra il Milan, che dopo aver fatto il pieno di entusiasmo durante le vacanze, tra il poker rifilato in amichevole al Real Madrid campione di tutto e l’arrivo di Alessio Cerci, è stato costretto ad alzare bandiera bianca a domicilio da Nicola Sansone e Simone Zaza, le cui prodezze hanno consentito ai neroverdi di ribaltare la contesa, mettendo nel nulla l’iniziale svantaggio griffato Poli. Quanto all’ex Toro e Atletico, scippato all’Inter grazie a una magia di Galliani, è apparso ancora in chiaro ritardo di condizione, naturale conseguenza della naftalina respirata a Madrid.
I rossoneri da qualche ora condividono la settima posizione con il Palermo di Paulo Dybala, giunto a 9 reti in classifica marcatori con la doppietta al Cagliari, sempre più uomo simbolo di un progetto – quello siciliano – affidato alle sapienti mani di Beppe Iachini, lo stesso allenatore messo in discussione da Zamparini a settembre e che adesso vede la zona Europa League, per di più con il medesimo gruppo che qualche mese fa aveva ammazzato il campionato di serie B. Numeri, numeroni da evidenziare e omaggiare. Da incubo l’esordio di Gianfranco Zola alla guida dei sardi: neanche il suo predecessore, l’esonerato Zeman, aveva mai preso cinque pappine.
Un’incornata di Andrea Costa ha permesso al Parma di riassaporare la gioia della vittoria ad oltre due mesi di distanza. I gialloblu hanno agguantato il Cesena a quota nove punti, ma per colmare il gap di sette lunghezze che attualmente separa gli uomini di Donadoni dal quartultimo posto servirà un mercato coi fiocchi. La Fiorentina torna invece dal Tardini con le ossa rotte, due dei tre centrali difensivi (Gonzalo e Savic) squalificati, poiché espulsi, e un Mario Gomez quasi da psicanalizzare. Il panzer non ingrana, i recenti infortuni si fanno ancora sentire dal punto di vista psicologico, il rigore del pareggio sprecato malamente rappresenta lo specchio fedele di un disagio perdurante.
Pari, patta, zero gol e tanti sbadigli in Empoli-Verona e Chievo-Torino, due sfide salvezza conclusesi nel modo più prevedibile.