Cmdb dalla parte del Teatro Pinelli, nell’occupazione dell’ex scuola Ugo Foscolo.
“Il movimento Cambiamo Messina dal Basso – si legge in un comunicato – esprime il proprio sostegno all’occupazione della scuola Foscolo da parte degli attivisti e delle attiviste del Teatro Pinelli. Affermiamo con forza che le pratiche della democrazia non si esauriscono al momento del voto e che il bisogno di partecipazione dei cittadini e la liberazione degli spazi pubblici sottratti all’uso comune possa e debba seguire percorsi anche extra-legali, per sopperire alle mancanze di una visione politica talvolta deficitaria e/o alle lentezze della burocrazia. Per questo sosteniamo e sosterremo le lotte in difesa dei luoghi abbandonati ed esprimiamo vicinanza e solidarietà a tutte e tutti gli occupanti”.
Difficile capire perché il sostegno del movimento sia arrivato oggi – giorno in cui potrebbe essere confermato l’ingresso poco gradito di Elio Conti Nibali nella Giunta comunale di Messina – e non lo scorso 2 gennaio, quando l’occupazione è avvenuta. Difficile non chiedersi se il sostegno sia anche alle considerazioni degli attivisti del Teatro Pinelli che, testualmente, hanno parlato di esecutivo “che non ricalca per nulla la grinta della campagna elettorale”.
Anche perché occupare uno spazio pubblico significa, nei fatti, che lo si voglia ammettere o no, andare contro l’autorità. Del Comune e dello Stato. Posizione quanto meno controversa se si pensa che palazzo Zanca è governato da un sindaco che è assolutamente espressione di Cambiamo Messina dal Basso. Cosa dovrebbero pensare, di questo, i cittadini? Gli elettori? Magari anche i contribuenti ai quali non è permesso occupare spazi pubblici se non a fronte di tasse salatissime. Come nel caso della Cosap, tanto per fare un esempio.
Altro interrogativo: come può un movimento, che ha condannato senza mezze misure la vecchia politica, legittimare “percorsi anche extra-legali”? L’illegalità o è sbagliata o non lo è. Se si vuole operare secondo le regole democratiche sancite dall’ordinamento giuridico, occorre prima di tutto osservarle pedissequamente. Altrimenti si abbandonano i rispettivi posti all’interno delle istituzioni. Non ci può essere una selezione delle norme da rispettare, in base esclusivamente al proprio punto di vista.
Se così fosse, chi ha detto che ha torto l’automobilista che parcheggia in tripla fila perché non trova posto e non può non ricorrere all’automobile alla luce della penuria di mezzi pubblici? Perché mai dovrebbe avere torto chi getta i sacchetti dell’immondizia per strada, trovando i cassonetti tracimanti? O è da perseguire chi svaligia una banca perché non sa come sfamare i propri figli? Chi ha il diritto di scegliere quali atti “extra-legali” siano consentiti – perché chiamarli col proprio nome, illegali, è troppo volgare – e quali no? E’, questo, un esercizio troppo pericoloso, che solo chi si ritiene al di sopra della legge può pretendere di praticare. Ed è partendo da questa autoreferenzialità che i sistemi democratici sono spesso degenerati in regimi autoritari.
Chi opera nelle istituzioni deve agire secondo la legge, più e meglio di chiunque altro. Altrimenti disconosce il proprio ruolo e i propri rappresentanti all’interno degli organismi di governo. E proprio da qui nasce l’enigma più grande: perché mai occupare, o perorare l’occupazione di una scuola o di altri edifici, quando si avrebbero gli strumenti per cambiare davvero le cose, dal basso o dall’alto, attraverso i propri rappresentanti presenti a palazzo? Che sia una mancanza di fiducia nei loro confronti? O solo la tipica strategia populista dei partiti e movimenti di lotta e di governo, che storicamente hanno generato esclusivamente la paralisi del sistema e di qualunque tipo di riforma?
Se son rose… sgombereranno. (@FabioBonasera)