Tendopoli sotto la neve, uomini a piedi nudi e freddo polare. In queste ore frenetiche di festa e divertimento a tutti i costi, c’è chi ricorda le esigenze dei più deboli. Un momento di condivisione con i migranti del Palanebiolo è stato organizzato per il prossimo 2 gennaio, in maniera spontanea, da diverse persone appartenenti al movimento Cambiamo Messina dal Basso. Servono soprattutto scarpe da uomo, calze, maglioni.
Pubblichiamo a questo proposito la riflessione – appello di Sefora Adamovic
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Ragazzi, io l’euforia per la neve la capisco benissimo, ma vorrei sfruttare questa vostra gioia infantile per rivolgerla verso due categorie che per questo freddo soffrono e soffriranno particolarmente: i senzatetto e i migranti.
In questo momento avrei migliaia di riflessioni politiche da fare e incazzature interiori stratificate da smaltire a riguardo, ma non potendo fare altro vi invito a donare, a partecipare all’evento del due, a passare da questi luoghi di semi-detenzione anche prima del due se potete, ad offrire, a dividere.
Lo so che tutti siete impegnati con famigliari, amici e feste, però, vi prego, pensiamo un attimo a come tamponare una ferita profonda e sanguinante che continua a slabbrarsi nell’indifferenza.
Io, nella veste del volontario, non mi ci trovo, non penso che esista una vera bontà da elargire, ma solo una solidarietà che nasce spontanea nel momento in cui siamo di fronte alla miseria più atroce e riconosciamo che il nostro stesso sostentamento, in quanto esseri umani, dipende da altri esseri umani. Non è pietismo, è essere solidali.
E’ non volere che quello accanto a te abbia fame quando tu non hai fame, è non volere che quello accanto a te abbia freddo quando tu non hai freddo.
E’ talmente banale che mi vergogno a scriverlo, una banalità atroce, ma è così. La realtà è banale, per questo è pure malvagia e impervia.
Per questo, non vi chiedo il gesto sdolcinato del sentirvi buoni protendendo la mano con la monetina da offrire, ma la bellezza di dividere quello che avete, di tagliare il mantello in due, di riconoscere che in questa città ci sono persone che se non saranno coperte e nutrite moriranno di freddo.
Vi prego di essere un calore diverso da quello di un alcool spicciolo che riscalda un senzatetto sulla panchina, un calore autentico che copra il tremore ossessivo di chi mi ha chiesto più cibo, più acqua rispetto al mezzo litro al giorno che hanno a disposizione nella tendopoli.
Vi prego, in sostanza, di restare umani. (Sefora)
Foto da FB (Marica Santoro)