Le accuse della Prefettura, ma ancor più della Protezione civile, lasciano perplessi. Volendo, anche disarmati. Quanto meno per l’antipatia che il sindaco scalzo professa, a ogni occasione, verso la violenza. Antipatia assolutamente condivisa già in passato proprio da Messina Ora. Quello che in questa sede non si capisce, tuttavia, è la totale mancanza di coerenza. Proprio come denunciato dalle autorità di cui sopra sul tema dei temi: l’accoglienza.
E’ vero, la vicenda delle dimissioni dell’esperto di palazzo Zanca, Clelia Marano, aveva a suo tempo spalancato la rotta a una prevedibile deriva. Ma che, dalla sala operativa della Protezione civile regionale, facciano sapere di avere tentato inutilmente di rintracciare i vertici istituzionali del Comune di Messina, in vista dell’imponente sbarco di Santo Stefano, fa cadere per terra braccia, mandibola e genitali.
Ma siamo sicuri che questo Renato Accorinti sia lo stesso che solo qualche mese fa professava l’importanza dell’ospitalità nei confronti dei fratelli africani? Ripeto, aver fatto cadere dalla torre Marano ha costituito un sintomo preoccupante. Soprattutto per l’aver lasciato in cima Nino Mantineo. Talmente impalpabile e ricalcitrante verso il confronto democratico che nemmeno lo scorso 23 dicembre, durante i saluti della Giunta comunale ai giornalisti, si è presentato. “Per motivi familiari”, hanno spiegato i colleghi dell’esecutivo. Fatto sta che, una volta per una ragione, una volta per un’altra, l’uomo dei servizi sociali non c’è mai. Al pari dei frutti del suo lavoro.
Al porto di Messina, l’altro ieri, non è stato l’unico a mancare. A detta, non di chi scrive, ma delle autorità che rappresentano lo Stato e la Regione sul territorio. Come spiegare tutto questo? Accorinti, solo qualche weekend fa, è stato perfino accolto come ospite d’onore al Summit dei premi Nobel per la pace. Un invito rivolto alla sua persona in maniera talmente esclusiva da indurlo a non rappresentare la città con la fascia tricolore. Ma allora come è possibile? Che anche per lui i migranti siano solo un mezzo? Evidentemente, non siamo ai livelli di Mafia Capitale, sebbene a invitarlo a Roma per l’occasione, dal 12 al 14 dicembre scorsi, sia stato Ignazio Marino, l’attuale primo cittadino dell’Amministrazione pubblica più compromessa della storia d’Italia. Però, è legittimo, per l’uomo della strada, nutrire il dubbio che il suo attaccamento ai migranti possa essere pura propaganda.
Certo è che, senza accoglienza, senza il soccorso delle navi della Marina Militare, bimbi come Testimony Salvatore non vedrebbero mai la luce. Come non la vede, e questo è un paradosso, E.V., il messinese di 56 anni costretto a vivere in una cabina elettrica. Sono 56 anche i giorni trascorsi inutilmente da quando Messina Ora ha segnalato la cosa. I servizi sociali e il suo uomo di punta sono ancora assenti ingiustificati. Ma questa volta lo diciamo noi, senza aspettare il pronunciamento di Prefettura o Protezione civile. Perché le cose vadano così non è facile sintetizzarlo. Forse è colpa della sub cultura di una città che a 106 anni dal sisma che l’ha distrutta si sente ancora terremotata dentro. E invece che auspicare il cambiamento invoca strade che le ricordino una volta di più di quale pasta scaduta siano fatti i suoi abitanti.
Forse perché, ha ragione il sindaco scalzo, il vero rischio è quello del default spirituale. Sempre che non si sia già avverato.
Qualunque sia la ragione, Testimony non deve morire. Qualunque sia la ragione, E.V. deve avere una casa. Magari anche un telefono. E, perché accada, sarebbero più auspicabili una Marano assessore e un Mantineo esperto di nascondino.
Quanto al sindaco, la sua colpa più grande, nei confronti di chi lo ha votato, è che continuando così condannerà Messina a un ulteriore oscurantismo. Non per le conseguenze dirette delle sue azioni ma per quelle indirette della rivalutazione del peggio della politica che ha amministrato la città nel passato. Dopo risultati simili, chi troverà più il coraggio di votare un altro sindaco scalzo?
Se son rose… accoglieranno. (@FabioBonasera)