Disarticolata, dai carabinieri della Stazione di Filicudi, agli ordini del maresciallo aiutante Christian La Placa, una banda di giovani isolani operante su Alicudi, che negli scorsi anni aveva creato un allarmante clima di intimidazione sulla piccola isola delle Eolie. L’attività di indagine si è conclusa con l’esecuzione da parte dei carabinieri di 3 ordinanze di custodia cautelare emesse dal tribunale del riesame di Messina a seguito di un provvedimento della Corte di cassazione, e il relativo arresto di Alessandro Virgona, 23enne, residente ad Alicudi, condotto in carcere a Messina Gazzi; Matteo Taranto, 27enne, residente ad Alicudi, sottoposto al divieto di dimora in tutte le isole Eolie; Maurizio Virgona, 23enne, residente ad Alicudi, anch’egli sottoposto al divieto di dimora in tutto l’arcipelago. A guidarli, il 41enne Salvatore Taranto, noto come Spirito, già arrestato dai carabinieri di Filicudi lo scorso 31 ottobre e da allora agli arresti domiciliari.
I membri di questo gruppo, in concorso tra loro, nel periodo gennaio – marzo 2013, si sarebbero resi responsabili di ripetute estorsioni ai danni di due imprenditori edili operanti su Alicudi, attraverso danneggiamenti e minacce finalizzate a ottenere delle assunzioni pilotate e in un caso a far cedere la titolarità dell’impresa ad una terza persona. In particolare, in un cantiere che si occupava del rifacimento e la cementificazione di una strada ad Alicudi e in un altro che si occupava della ristrutturazione della locale centrale Enel, sarebbero stati commessi diversi danneggiamenti con chiare finalità intimidatorie e ritorsive. Per esempio, lanciando grossi sassi sulla colata fresca di cemento della strada, che si danneggiava irreversibilmente, oppure scaraventando in un precipizio una betoniera che si trovava in un cantiere.
Questi gravi episodi, che all’epoca dei fatti hanno provocato grande allarme nella piccola comunità isolana, sono stati sempre anticipati o seguiti da precise richieste estorsive. Il gruppo pretendeva dalle ditte edili operanti su Alicudi, in alcuni casi, che chiudessero battenti cedendo i loro clienti a ditte “amiche”, in altri casi, che utilizzassero i loro mezzi per il trasporto del materiali, addirittura imponendo l’uso esclusivo dei loro muli, mezzo di trasporto, che come è noto, viene ancora largamente utilizzato sulla piccola isola. Ovviamente questi lavori, che il gruppo voleva indebitamente acquisire, sarebbero stati effettuati “totalmente in nero” e a un prezzo molto più alto. In una circostanza, i malintenzionati, con modalità simili a quelle della criminalità organizzata, avrebbero preteso che una ditta edile rinunciasse ai lavori per poi eseguirli come “ditta dipendente” del gruppo, in nero e per loro conto.
Oltre a “controllare” di fatto il business dell’edilizia sulla piccola isola, il gruppo gestiva anche una rete di coltivazione e spaccio di sostanza stupefacente. In particolare Alessandro Virgona e Salvatore Taranto gestivano sull’isola una coltivazione di piante di cannabis indica dalla quale ricavavano la marijuana che poi sarebbe stata spacciata in tutto l’arcipelago. Nel giugno 2012 i carabinieri di Filicudi, in una zona particolarmente impervia di Alicudi, raggiungibile solo dopo ore di cammino a piedi, hanno scoperto una vera e propria piantagione di cannabis indica con tanto di impianto di irrigazione. All’epoca le piante sono state sequestrate ma inizialmente a carico di ignoti. Successivi e approfonditi accertamenti hanno permesso ai carabinieri di dimostrare che la coltivazione era riconducibile ai due.
L’attività di indagine si è dimostrata particolarmente difficile. Eseguire accertamenti su un’isola che conta spesso meno di 100 abitanti si è dimostrato veramente complesso, tuttavia grazie alla grande professionalità dei carabinieri di Filicudi e alla collaborazione di alcuni cittadini onesti, spesso oppressi e perseguitati da questo gruppo criminale, si è riusciti restituire la serenità che da sempre caratterizza la piccola isola di Alicudi.