Dopo la vicenda dell’auto della Polizia provinciale multata dai vigili urbani, la replica del Csa e la nota interna del comandante Nino Carbonaro, Giuseppe Martelli, autore delle proteste che hanno condotto alla contravvenzione – regolarmente e tempestivamente pagata – interviene con una lettera aperta che Messina Ora riceve e pubblica.
La risposta più esauriente alla poco cortese replica dei signor Paladino e Fotia è stata data dalla stessa amministrazione provinciale che, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, avrebbe pagato la contravvenzione, e dal successivo intervento del comandante Nino Carbonaro.
Se l’atto elevato dai vigili fosse stato illegittimo, il pagamento della relativa sanzione imporrebbe un danno erariale. Nessun compiacimento da parte mia ma soltanto l’amarezza di dover constatare un uso distorto del potere e dei connessi prerogative e privilegi che, se non esercitati nei limiti della ragionevolezza, correttezza, opportunità, rispetto dei diritti dei cittadini, salvaguardia delle condizioni di sicurezza, travalicano i confini della legalità per arrivare all’atto arbitrario o addirittura all’abuso di potere.
L’amarezza diventa tristezza quando alcuni personaggi, pur di accaparrarsi qualche tessera, si ergono a difensori di atavici principi di immunità senza alcuna cognizione dei doveri che incombono sul pubblico ufficiale, e senza alcuna cognizione del giusto esercizio delle connesse prerogative che la legge attribuisce loro. I miei illustri contraddittori, quindi, invece di dare le giuste informazioni, hanno preferito mettere in atto un goffo tentativo di derisione del cittadino, reo di aver criticato l’operato degli agenti e di avere interferito, conseguentemente, in modo inopportuno, sgradito, fastidioso (per meschine rivalse?).
Sarei stato invece appagato e soddisfatto, insieme spero a migliaia di cittadini, se la pubblica amministrazione, in ossequio ai principi di correttezza, buona amministrazione, trasparenza e legalità, avesse dato le giuste e dovute spiegazioni sull’accaduto e ciò soprattutto nel rispetto dei cittadini che, piaccia o non piaccia ai miei interlocutori, sono e devono essere gli sceriffi della legalità. Le risposte che ci aspettavamo sono quindi le seguenti: perché mai un’autovettura in servizio viene lasciata per più di un’ora ostruendo lo scivolo dei disabili con evidenti disagi e pericoli per questi ultimi; perché mai l’autovettura viene lasciata per più di un’ora in un luogo che dista meno di 300 metri dall’edificio della Provincia dove poteva essere regolarmente posteggiata; quale sarebbe l’urgenza o l’impellente esigenza che avrebbe costretto gli agenti a lasciare l’autovettura nei luoghi e nei modi per i quali è stata multata; qual era il servizio di ordine pubblico così indifferibile che gli agenti stavano svolgendo tanto da lasciare l’autovettura incustodita per più di un’ora durante la quale non sono stati visti nemmeno nei paraggi?
Non posso evitare di chiedere al comandante, dottor Carbonaro, quale sarebbe l’interesse della cittadinanza e mio in particolare di godere nel cogliere in fallo l’amministrazione. Frase certamente offensiva nei confronti di tutta la cittadinanza che non gode, non ride di quanto successo ma che, invece, prova a riguardo dispiacere, tristezza e quel che è peggio rassegnazione.
Spero che la notizia dell’uomo che ha morso il cane, e non viceversa, serva a rafforzare il principio di legalità che non può prescindere dalla fattiva collaborazione tra pubblica amministrazione e cittadinanza, che può essere fonte di grandi, comuni iniziative.