“Non era mia intenzione, non ho, e non avrei mai potuto formulare accuse a donne e uomini della Polizia Provinciale che con me collaborano ogni giorno a prezzo di grandi sacrifici e che svolgono i loro servizi giornalieri, di istituto e non, con grande coscienza, abnegazione e senso del dovere”. Così, il comandante della Polizia provinciale, Nino Carbonaro, rivolgendosi al commissario straordinario, Filippo Romano, in merito alla pubblicazione, da parte di Messina Ora, del documento interno rivolto agli agenti dopo la multa a una delle auto di servizio elevata nei giorni scorsi dai vigili urbani.
Anche questa seconda comunicazione è stata “intercettata” da Messina Ora, sebbene sia stata redatta per uso interno alla Provincia regionale di Messina. Oltre che a Romano, è rivolta ai “signori Istruttori di Polizia Provinciale”.
A seguire, la missiva nella sua integrale estensione.
Egr. Dott. Romano,
come avrà certamente avuto modo di apprendere, alcune mie personali considerazioni, espresse per iscritto e trasmesse per posta elettronica agli indirizzi dei soli Vigili Provinciali, sono state riprese e pubblicate da una testata giornalistica on line di Messina.
Dichiaro, a tal proposito, di prendere fermamente le distanze dal pezzo giornalistico in questione, poiché non era mia intenzione, non ho, e non avrei mai potuto formulare accuse a donne e uomini della Polizia Provinciale che con me collaborano ogni giorno a prezzo di grandi sacrifici e che svolgono i loro servizi giornalieri, di istituto e non, con grande coscienza, abnegazione e senso del dovere.
Da Comandante del Corpo, e credo che tutti me ne possano dare atto, sono sempre stato impegnato nel cercare di risolvere i non pochi e non facili problemi che si trascinavano da tempo: dal riconoscimento della sua autonomia, all’attribuzione dei segni distintivi, dall’acquisto di tutte le attrezzature necessarie all’espletamento dei servizi in totale sicurezza, al riconoscimento della previdenza integrativa; dalla ristrutturazione dei locali all’acquisto dei supporti informatici per ciascun appartenente al Corpo e degli altrettanto necessari acquisti di programmi e collegamenti con banche dati, dall’acquisizione delle patenti di servizio alla organizzazione di momenti di formazione per il personale per citare gli interventi più importanti.
Tutto ciò per poter fare in modo che la Polizia Provinciale avesse pieno diritto di cittadinanza tra le altre forze dell’ordine concorrendo con esse, a pari livello, alla tutela della legalità in sia in città che in provincia.
Lei stesso, Sig. Commissario, ha, sin dal primo momento, sempre dimostrato il Suo forte interessamento per il Corpo, non facendogli mai venir meno il Suo sostegno morale e materiale ed esprimendo spesso, sia direttamente che mio tramite, i sensi del Suo compiacimento e della Sua più ampia soddisfazione per i livelli di efficienza e per la abnegazione mostrati in ogni occasione dai suoi componenti.
È credibile che oggi, improvvisamente, per un momento di sfogo manifestato di getto unicamente ai Vigili Provinciali (e da qualcuno, non certamente in buona fede, improvvidamente reso pubblico), il sottoscritto possa rinnegare tutto quello che ha contribuito fino ad oggi a realizzare? Dovrei essere improvvisamente impazzito. Ma non mi sembra di esserlo ancora.
È stato facile, Sig. Commissario, inviare una comunicazione interna alla stampa, ed è stato ancora più facile, per chi non ha inteso, o voluto intendere, il contenuto della nota.
Mi rendo conto, Sig. Commissario, che ogni scritto può essere letto in vari modi e prestarsi a varie interpretazioni ma, mi creda, la comunicazione di che trattasi no! “In claris non fit interpretatio” direbbero quelli bravi e quella nota non va interpretata. Va semplicemente letta e presa per quello che è.
Il commento in neretto riportato in apertura dell’articolo e che parla di “accuse shock” che il Comandante avrebbe rivolto ai suoi uomini, sia ben chiaro, è solo frutto di una personalissima e gratuita interpretazione, da parte del suo estensore, di espressioni di un momentaneo stato d’animo sofferente che, purtroppo, è stato oggetto di strumentalizzazione e di una interpretazione che non rispecchiava nel modo più assoluto il mio pensiero e che vorrebbe quasi far intendere che il sottoscritto ha improvvisamente scoperto di essere il Comandante di un Corpo di Polizia “malato”.
Nulla di più lontano dal vero.
Lungi da me anche solamente l’idea di poter avere a che fare giornalmente con donne e uomini dei quali non mi fidi ciecamente. E ne ho dato loro atto ogni volta che ce ne è stata l’occasione.
Le “accuse shock” di cui si parla, invece, volevano, e vogliono, essere un fermo invito ad essere irreprensibili nello svolgimento del servizio, proprio per evitare episodi di strumentalizzazione da parte di chi non gradisce l’encomiabile attivismo del corpo, secondo a nessuno nell’adempimento del suo dovere a tutela della legalità.
Certo di aver chiarito il senso del mio pensiero, mi ritenga, Sig. Commissario, a Sua completa disposizione per ogni decisione che vorrà assumere al riguardo rinnovandole, nel contempo i sensi della stima del Corpo di Polizia Provinciale che rappresento e mia personale
Distinti saluti.
Il Comandante
Dott. Antonino Carbonaro