“In questi ultimi mesi ho visto cose che non avrei mai immaginato di poter vedere: sparizioni di armi, di denaro, scarsissima considerazione dei mezzi in dotazione, soste di auto sui marciapiedi in pieno centro”: accuse pesantissime da parte del Comandante del Corpo della Polizia Provinciale, che in una nota inviata in data 4 dicembre, e che si conclude con gli auguri per le prossime festività natalizie, incalza i suoi dopo l’episodio di cronaca che li ha visti protagonisti.
Così, mentre il sindacato di categoria era intervenuto, agitando una difesa che aveva persino richiamato la “caccia alle streghe”, le parole vergate dal Comandante Antonino Carbonaro condannano molto più che una “multa”, e non lasciano dubbi su quanto sia necessario intervenire per verificare il modus agendi di questi uomini e donne in divisa a cui tra l’altro il loro superiore promette accorato, constatando di essere stato troppo comprensivo e di aver “sbagliato metodo”, di usare da ora in avanti “tolleranza zero”.
A quanto pare, infatti, l’episodio che ha esposto al “pubblico ludibrio” il Corpo di Polizia Provinciale, attualmente costituito, oltre che dal Comandante, da 12 Ispettori Superiori, 16 Ispettori Capo, 3 Ispettori e 24 unità di personale amministrativo, è il fatto meno grave riscontrato dal dirigente, che afferma sconsolato di saper bene come ” dopo avere letto questo mio sfogo, un ben misero sfogo, continuerete a comportarvi come prima”.
Vale la pena riportare per intero il contenuto del documento protocollato, a sostegno di chi invece si è prodigato per dare dignità a quella uniforme e per l’opportuna verifica, anche da parte della magistratura, di fatti ben più gravi di quello ultimamente contestato, se pensiamo alla sparizione di armi.
Ecco il testo:
“Come certamente saprete il nostro corpo in data 3 dicembre 2014 è assurto agli onori della cronaca con un bel servizio corredato da riprese filmate sulla televisione cittadina Rtp e immancabili articoli sui quotidiani locale e online.
Questa volta però non si tratta di un servizio sull’attività di vigilanza venatoria o di protezione ambientale, che in un passato recente hanno dimostrato alla cittadinanza che non siamo inutili come dicono e che invece, a più di qualcosa serviamo.
A nessuno importa se tutti i giorni siamo impegnati al Palanebiolo, se concorriamo alla sicurezza del territorio, se partecipiamo alle operazioni contro gli abigeati, se operiamo come protezione civile, se concorriamo ai servizi sul territorio in aiuto ai colleghi delle polizie municipali, ecc. Sono tutte cose normali e dovute.
Ma sono tutti pronti a saltarci addosso quando accadono fatti come quello di ieri.
Non importa se si tratta di Polizia Provinciale, di quella Municipale, della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Forestale ecc, purchè si tratti di rappresentanti delle forze dell’ordine da cogliere in fallo.
Adesso è toccata a noi.
Siamo stati messi alla berlina in una città che non aspettava altro, che è felice quando può godere con queste meschine rivalse nei confronti dei rappresentanti delle forze dell’ordine a far rispettare regole che nessuno più intende rispettare.
Additati al pubblico ludibrio.
E da chi poi? Da un ex assessore provinciale al quale non è parso vero di far sanzionare una autovettura del nostro Corpo dai colleghi della Polizia Municipale.
Ma aveva ragione! Siamo stati noi a fornirgli su un bel piatto tutti i motivi per farlo.
A noi toccherebbe far rispettare le regole che imponiamo agli altri, non subirle. Se al contrario, non le rispettiamo, non siamo più credibili, non abbiamo capito nulla.
Noi dovremmo essere come la moglie di Cesare che non solo doveva essere onesta, ma anche sembrarlo.
Ma ci rendiamo conto che la gente ci guarda, anche quando non sembra, osserva i nostri comportamenti e giudica, anche quando non ne avrebbe il diritto?
Ci vogliamo rendere conto che basta una minima sbavatura comportamentale per vanificare anni di impegno e di sacrifici di tutti e, peggio ancora, per compromettere il buon nome del corpo?
Ci vogliamo rendere conto una buona volta che quella che ci va di mezzo è la nostra dignità, quella di tutti noi?
Non ce l’ho con i vigili materialmente coinvolti, a torto o a ragione, in questo spiacevole incidente, prendo solo atto che oggi è toccata a noi ed in modo non dignitoso: chiamati per far rispettare le regole, siamo stati beccati ad infrangerle.
Forte è il rammarico per non essere riuscito a far comprendere che indossare una uniforme, e portarla in giro, è una grande responsabilità che non ci fa essere, ne apparire cittadini come gli altri.
Il discredito che oggi ha colpito il Corpo, ha oscurato il lavoro di tutti coloro che fanno il proprio dovere in silenzio con grande coscienza, grande senso di responsabilità e alto spirito di sacrificio.
Certe cose bisogna avercele dentro, nessuno ce le può imporre, neanche noi a noi stessi.
Avete accettato volontariamente di far parte della Polizia Provinciale, nessuno vi ha costretti, così come nessuno vi tratterrà se deciderete di cambiare lavoro come hanno fatto alcuni vostri ex colleghi.
Pensare di fare i vigili provinciali con la mentalità di normali dipendenti provinciali che lavorano in ufficio, è certamente un grosso errore.
In questi ultimi mesi ho visto cose che non avrei mai immaginato di poter vedere: sparizioni di armi, di denaro, scarsissima considerazione dei mezzi in dotazione, soste di auto sui marciapiedi in pieno centro, ecc.
Ho sperato che comportamenti comprensivi da parte mia avrebbero fatto cambiare il modo di agire di alcuni di voi. Ma è stato tutto inutile, ho sbagliato metodo.
So bene che, dopo avere letto questo mio sfogo, un ben misero sfogo, continuerete a comportarvi come prima.
Voglio sappiate però, che sono io che smetterò di comportarmi come prima: rispetterò, come sempre, i vostri diritti esigendo di contro i vostri doveri senza più alcuna tolleranza né deroga alle norme e alle regole vigenti.
Buon Natale e Buon Anno a Voi e alle Vostre famiglie.
Il comandante Dott. Antonino Carbonaro”