L’accusa, da parte della Procura, per una coppia di nonni, è di violenza sessuale e riduzione in schiavitù nei confronti dei loro due nipotini, orfani di madre e con un padre tossicodipendente. Del primo reato è accusato anche un 30enne. Tuttavia, non sono state sufficienti tre ore di camera di consiglio per decidere delle loro sorti. Il processo dovrà tornare alla fase istruttoria, per consentire l’acquisizione di nuova documentazione e nuove prove, a fronte della richiesta, da parte del pubblico ministero, Liliana Todaro, di 16 anni di reclusione ai danni degli anziani e dell’assoluzione per non aver commesso il fatto a beneficio del 30enne. I tre sono stati arrestati nel maggio dello scorso anno. A far scattare le indagini, la segnalazione degli assistenti sociali.
Secondo l’accusa, tutto pare abbia inizio dopo la morte della mamma, nel 2001, quando i due bambini, una femminuccia e un maschietto, hanno appena un anno e mezzo e sei mesi. Il padre è un tossicodipendente, incapace di prendersi cura di loro. Finiscono così sotto la custodia dei nonni e da questi, secondo la Procura della Repubblica di Messina, verrebbero violentati e percossi. Nessuna cura, inoltre, dei bisogni primari dei due piccoli.
Ad allertare gli assistenti sociali, nel 2009, è la scuola frequentata, si fa per dire, dai due fratellini, quando hanno 7 e 8 anni. Continue le assenze, preoccupanti i disagi comportamentali, scarsa l’igiene, evidenti i segni di malnutrizione. Queste le spie – secondo gli inquirenti – che spingono il Tribunale, ricevuta la relazione degli assistenti sociali, a revocare la tutela ai nonni e ad affidarli a una comunità. Ma sembra che anche qui i bambini proseguano a manifestare disagi e atteggiamenti strani, considerata la loro età.
Sentiti da diversi esperti, i due bambini ammettono di aver subito ripetute violenze sessuali dagli stessi nonni, oggi 66enne lui e 51enne lei. Le conseguenti perizie mediche confermerebbero tutto.
I due anziani parenti, residenti in un rione malfamato del centro città, potrebbero, tuttavia, non essere stati gli unici ad abusare di loro. E’ qui che entra in gioco un 30enne, amico di famiglia. I fratellini, infatti, raccontano di riprese e fotografie scattate durante gli abusi e del fatto che i nonni, dietro pagamento, li avrebbero ceduti ad altre persone. E mentre la giustizia prova a fare il suo corso ci si domanda quanto malato possa essere l’animo umano per poter fare simili cose a creature indifese che meriterebbero solo amore.