È un fiume in piena, dalle acque limpide e chiare, dal corso facile da attraversare, il nuovo romanzo di Eliana Camaioni, L’amoretiepido (ed. Pungitopo), presentato ieri per la prima volta nella splendida cornice della Chiesa Santa Maria Alemanna, coordinato dal giornalista Armando Montalto. Una presentazione originale, grazie alla compagnia Vaudeville, che ha messo in scena brani del testo, teatralizzandoli e mostrando i caratteri di ogni personaggio del romanzo, come i Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello.
Sono le storie di Rosa, Lapo, Carlo, Luisa, Mario e Loredana, sei quarantenni precari, perdenti, vittime e carnefici, delusi ed illusi, che cercano la “vita vera”, l’esistenza guidata solo dal buon senso. Un incipit poco incisivo e “tiepido”, quasi in sordina, accompagna il racconto di Rosa, insegnante precaria, costretta a viaggiare da Messina a Mistretta, a rinunciare al sogno di fare ricerca, con una vita sentimentale instabile ed ambigua. Proprio per l’attacco blando, un lettore noioso abbandonerebbe quasi subito L’amoretiepido, mentre quello attento e “divoratore” troverebbe una narrazione che, da pagina 60 circa, non può fare a meno di portare al termine. Il romanzo è il risultato di una penna di una lettrice “forte” di classici, come lei stessa, infatti ammette: “I miei autori di riferimento, oltre ai grandi classici delle letteratura greca e latina, sono Italo Calvino, Luigi Pirandello, fino all’attuale Andre De Carlo, grande fonte di ispirazione”.
I rapporti di coppia mossi dalla continua e costante paura della normalità, travolti dal «ginepraio di emozioni» (p. 122) mostrano tonalità di spirito e di carattere che assumono andamenti dicotomici: da una parte il paesaggio incantevole della provincia messinese, immobile, spettatore attonito dei drammi e delle passioni umane, dall’altra la città, Messina traditrice, indifferente e bugiarda, attrice dispettosa e meschina. Da una parte l’età adulta vissuta tra «ricattucci e meschinità» (p.136), tra sensualità e spudoratezza, tra amori clandestini come distillati di limone, dall’altra il “decadente splendore” delle scuole, l’insoddisfazione per un lavoro precario, un “mestiere infame”, senza scelta, scandito da graduatorie che «costringono fior fiori di docenti a raccogliere ogni anno i punti come in un concorso a premi» (p. 73); poi i ragazzi, la loro ingenuità e spensieratezza, il loro essere partecipi del rituale, della magia dell’insegnare, i ragazzi «pesci piccoli al cospetto del pesce grande» (p.70), che si affezionano troppo ad una supplente, che fanno troppe domande, che immaginano Dante scrivere un messaggio in bottiglia a Beatrice. Ecco, però, cos’è la scuola, secondo Camaioni: «oggi non è che un edificio decadente al cui interno si ammassano quattro istituti superiori in uno, con classi-pollaio di trentacinque alunni, con risorse insufficienti persino all’acquisto di quattro tasselli decorosi con cui inchiodare una lapide al muro» (p. 68). Da una parte, infine, il Teatro dell’Opera sull’orlo della rovina, con evidente riferimento alle vicende che negli ultimi anni hanno interessato il Teatro Vittorio Emanuele, dall’altra il Circolo delle Carte, il luogo degli intrighi e del pettegolezzo.
L’involuzione spirituale e culturale che emerge dalle storie dei sei personaggi è l’altra faccia della medaglia dell’involuzione politica della nostra società, la critica sferrata su uno scenario di rovine, che Camaioni ha avuto il pregio di fotografare con estrema lucidità: “il mio romanzo non è un’autobiografia – dichiara ai microfoni di MessinaOra.it – ma una fotografia, un racconto giornalistico. L’unica parte che mi ha personalmente coinvolta nella mia vita è stata solo quella relativa alla scuola, ma per tutto il resto io non sono stata altro che un collettore di storie di altri. Rosa è un prototipo: lei, in realtà, è precaria con se stessa, instabile fino alla fine, arrovellata in un nodo che non sembra sciogliersi”.
Alla domanda se le donne de L’amoretiepido siano vittime o carnefici, Camaioni risponde: “Bellissima domanda. Sono apparentemente carnefici, ma poi tutte si rivelano inesorabilmente vittime. L’unico amore tiepido in senso genuino è rivestito dalla figura di Mario: ecco, lui rappresenta l’amore accogliente, la casa, il riposo”. Nelle lucide descrizioni di luoghi, infatti, sono le case gli unici spazi di tepore, calore, ritorno alla condizione zero, originale e originaria, in cui si annullano tutti i problemi esterni. “L’unica soluzione – continua l’autrice – alla pochezza umana è solo l’amore di buon senso”, quell’amore genuino ed introvabile, lento ed impossibile. In un passaggio de L’amoretiepido la distruzione, infatti, sembra essere la condizione di una possibile rinascita: «distruggere diventava l’unico modo per rinascere, incendiare tutto era l’unica possibilità di essere risarcita di quanto in quel progetto mistrettese aveva investito» (p. 140), la riduzione alle ceneri, al disastro, allo sfacelo, per partire alla ricerca di una vita vera, alla ricerca di un nuovo gioco con se stessi.
Come ha sottolineato Nancy Antonazzo, presidente dell’associazione “Terremoti di Carta” di Messina, in un suo intervento, “l’originalità del testo di Camaioni è data dalla veridicità del racconto sugli insegnanti precari. Da docente posso dire di essere stata felice di leggere come un’insegnate abbia anche una vita personale, senza perdere le problematiche istituzionali. Da questo romanzo emerge la necessità per un docente di essere credibile, dal momento che i ragazzi pretendono che venga dato loro qualcosa: tanto chiederanno, tanto riceveranno”.
Per Viviana Montalto, libraia di “Doralice”, “L’amoretiepido percorre due binari: uno degli eventi e l’altro dell’esercizio di introspezione. Ho letto le storie di questi personaggi come fossero dei miei amici, confrontandomi costantemente con loro. Sono tipi universali, che non hanno pregiudizi. È facile entrare in empatia con loro”.
Si prospetta un periodo di grande fortuna per il romanzo di Camaioni che verrà presentato anche ai Nebrodi in un’occasione di incontro con le scuole. Ma non solo. L’amoretiepido presto varcherà anche lo Stretto, facendo tappa anche a Torino e a Brescia: “adesso che ho un editore, Pungitopo, rappresentato dalla figura di Lucio Falcone che ha creduto in me, – chiosa Camaioni – l’obiettivo è ampliare la distribuzione, però la cosa importante è stare alle regole del gioco. Bisogna ricordare che un libro è un pezzo dell’anima, ma è anche un oggetto e come tale va trattato”.
Dottore di Ricerca in Filologia, docente precaria di Italiano e Latino, Eliana Camaioni è stata finalista al Premio Molinocol racconto “Un uomo”, menzione di merito al primo Premio Letterario Terremoti di Carta con il racconto “Stretto di Messina” (2012) e vincitrice dello stesso premio con il racconto “Senza paracadute” (2013). Ha pubblicato due romanzi: “Di verità non dette” (2007) e “Il legame dell’acqua” (2009).“L’amoretiepido” è finalista del Premio Letterario Perseide.
(Clarissa Comunale)