Economicità e razionalizzazione. Con queste motivazioni il presidio veterinario di viale Giostra ha deciso di sospendere, a partire da lunedì 10 novembre, il servizio di sterilizzazione gratuita dei randagi.
Dopo aver rinnovato solo nei giorni scorsi il contratto di comodato d’uso a titolo gratuito dei locali di fondo Basile per altri dieci anni, il presidio veterinario di anagrafe canina e lotta al randagismo ha scelto di chiudere definitivamente le porte, per trasferirsi all’interno dell’ospedale didattico veterinario della cittadella dell’Annunziata.
Un cambiamento destinato a rimescolare le carte e a complicare ulteriormente la già lenta, farraginosa e spesso immobile macchina sanitario – amministrativa che, secondo quanto previsto dalla legge 15/2000 e dal decreto assessoriale 2825 del 2007, assegna ad Asp e Comuni il compito di arginare e prevenire il fenomeno randagismo.
In una nota del 30 ottobre scorso, Giuseppe Donia, responsabile del presidio di prevenzione e lotta al randagismo, motiva le ragioni del trasferimento nei locali dell’ex facoltà di Medicina veterinaria come passaggio attraverso il quale garantire “prestazioni sanitarie adeguate e capaci di consolidare il ruolo regionale dell’azienda per ciò che attiene gestione dei costi, capacità e innovazione in tema di lotta al randagismo”.
Una scelta che, stando alle motivazioni addotte dall’Azienda sanitaria provinciale, avrebbe il solo scopo di migliorare un servizio che sino ad oggi si è contraddistinto per precarietà e incompletezza.
La nota dolente però arriva a stretto giro e ha quale destinataria l’amministrazione comunale: “Considerato che la sterilizzazione di cani e gatti randagi effettuata dal personale del Servizio sanitario nazionale – si legge nel documento – non consente di ricorrervi in forma esclusiva, per elevati costi, ridotto numero di medici veterinari pubblici e difficoltà di coordinamento (individuazione soggetti, cattura e degenza post-operatoria), è auspicabile il ricorso da parte delle amministrazioni comunali a convenzioni con medici veterinari liberi professionisti. Pertanto – conclude la nota – si invita codesta amministrazione a provvedere direttamente o in convenzione alla prenotazione dell’intervento chirurgico, al trasporto dell’animale e alla degenza post-operatoria”.
Le difficoltà di coordinamento denunciate dall’Asp però appaiono paradossali se si pensa che in questi anni individuazione, cattura e degenza degli esemplari sul territorio sono state possibili solo grazie al contributo unico ed esclusivo di associazioni animaliste e semplici cittadini.
L’indisponibilità da parte dell’Azienda sanitaria provinciale lascia così scoperta la gestione di numerose emergenze perché, in attesa che si proceda alla stipula di convenzioni con i liberi professionisti, il Comune di Messina, che ha sempre lamentato assenza di fondi, molto probabilmente scaricherà su cittadini e associazioni, già al collasso, i costi relativi agli interventi sterilizzazione dei randagi con l’immediata conseguenza di vederne moltiplicare il numero in città.
Il provvedimento che di fatto blocca le sterilizzazioni però ha radici più lontane ed è diretta conseguenza di una direttiva emanata lo scorso 29 settembre dal direttore generale dell’Asp, Gaetano Sirna. La delibera, indirizzata congiuntamente ai distretti di Messina, Taormina, Milazzo, Barcellona, Sant’Agata di Militello, Capo d’Orlando, Lipari, Patti, Mistretta e Nizza, si incentra sulla necessità di far viaggiare su una corsia preferenziale contenimento della spesa e sanità animale, con particolare riferimento al capitolo “Brucellosi e randagismo”.
Obiettivi aziendali che, in merito a interventi di eradicazione di brucellosi, tubercolosi e leucosi, “registrano nella provincia di Messina- si legge nel testo della direttiva – significativi ritardi sia in termini di controlli che di regresso dei focolai”.
Premesse che hanno spinto Sirna a trasferire somme vincolate alla sterilizzazione, assegnate all’Asp di Messina per un importo complessivo pari a 680mila 171 euro, alla sanità animale allo scopo di raggiungere “gli obiettivi previsti dal piano sanitario regionale”, senza concertare, con nessuno degli enti destinatari, i contenuti del provvedimento. (@Emma_De_Maria)