L’Orlandina cede in casa 67-81 con Avellino e volge subito il suo sguardo alla prossima gara, fra 7 giorni, ancora in casa, con Caserta.
Al termine di una settimana difficile, in cui con Flynn ancora ai box, Freeman e Hunt non hanno preso parte agli allenamenti e Bianconi si è fermato venerdì per un problema al polso, l’Orlandina ha trovato un’avversaria straripante per energia e morale dopo l’exploit casalingo con Milano e ha perso nonostante per ben due volte la gara sembrava riaperta. È comunque un giorno da ricordare per Capo d’Orlando, Marco Strati ragazzo orlandino classe 1995, ha esordito in Serie A.
Upea Capo d’Orlando – Sidigas Avellino , parziali67-81 (16-22)(35-44)(51-65)
Upea: Archie 10, Freeman 19, Hunt 14, Burgess 12, Basile, Soragna 6, Nicevic 6, Pecile, Strati, Motta ne, Karavdic ne. All. Griccioli.
Sidigas Avellino: Anosike 18, Gaines 5, Cadougan, Gioia ne, Hanga 14, Banks 13, Harper 20, Cavaliero 9, Cortese ne, Trasolini 2, Lechthaler, Severini. All. Vitucci
Dichiarazioni.
Coach Vitucci: «Il mio commento è senza dubbio positivo, vincere in trasferta non è mai facile. È stata ottima la nostra attitudine mentale sin dal primo minuto, abbiamo subito un pò il ritorno emozionale di Capo d’Orlando, ma siamo stati nuovamente bravi a ricontrollare la gara. Bravi a gestire anche l’euforia dopo la vittoria con Milano, ma per me era più importante vincere qui che con Milano».
Coach Griccioli: «Abbiamo pagato le difficoltà trovate negli allenamenti in questa settimana e per potercela giocare con una squadra come Avellino dobbiamo essere obbligatoriamente al 100%. Oggi abbiamo fatto molto bene alcune cose e malissimo altre. Non siamo stati cattivi, nel primo tempo avremmo dovuto essere più aggressivi. Una volta tornati in gara, loro hanno sfoderato delle azioni super in attacco e difesa e ci siamo un po’ disuniti. Questa dobbiamo archiviarla come una partita in cui comunque ci abbiamo provato. Il rammarico è che avremmo dovuto avere maggior cattiveria perché per contrastare questo tipo di fisicità dobbiamo alzare l’asticella della cattiveria agonistica».