Modificare la Convenzione di Dublino sul diritto d’asilo, attivare meccanismi di solidarietà economica a favore degli Stati interessati dal maggiore afflusso di profughi, rafforzare la cooperazione con i paesi d’origine e di transito per un migliore controllo delle frontiere esterne e della lotta all’immigrazione clandestina.
Sono le proposte lanciate stamattina a Santiago de Compostela dal presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, nell’ambito dell’Assemblea generale della Calre, la Conferenza dei presidenti delle 74 Assemblee regionali di 8 Paesi europei (Italia, Spagna, Belgio, Austria, Germania, Finlandia, Portogallo e Regno Unito) con poteri legislativi. Nel corso del suo intervento, Ardizzone, quale coordinatore del gruppo di lavoro sull’immigrazione, ha auspicato un intervento del legislatore europeo per la modifica del principio secondo il quale la competenza per l’esame di una domanda di protezione internazionale ricada in primis sullo Stato che ha svolto il maggior ruolo in relazione all’ingresso e al soggiorno del richiedente nel territorio degli Stati membri.
“L’Italia e soprattutto la Sicilia – ha affermato – devono affrontare quotidianamente i flussi migratori e l’unico strumento è stato Mare nostrum, che, però, ha una ‘natura emergenziale’ ed è per questo strutturalmente inadeguato ad affrontare la situazione, il momento storico, caratterizzato da un aspetto geopolitico fondamentale. L’avvio dal primo novembre di Triton, sotto la regia unitaria di Frontex, con un budget opportunamente incrementato di 20 milioni per il 2015, non può che rappresentare il punto di partenza per una rivisitazione non superficiale delle politiche europee nei confronti del problema dei rifugiati”.
Per questo un altro obiettivo fondamentale è l’attuazione di un sistema europeo di asilo, visto che i flussi migratori verso l’Italia sono soprattutto finalizzati alla protezione internazionale. “L’Europa – ha continuato Ardizzone – dovrebbe non costringere i richiedenti asilo di passaggio in Italia a fermarsi qui solo perché c’è un regolamento che prevede questo. Si potrebbe applicarlo in modo più flessibile e l’Italia sta lavorando nel semestre di presidenza Ue per farlo. Anche se i paesi dell’Ue hanno fatto passi avanti nell’applicazione delle norme minime comuni per l’asilo, alcune disparità continuano a esistere. Di conseguenza, – ha concluso – sono necessari ulteriori sforzi per realizzare pienamente un regime europeo comune in materia di asilo”.